
«Il Referendum Cannabis rischia il sabotaggio per responsabilità del Governo» ha annunciato in questi giorni Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e componente del comitato promotore del referendum Cannabis Legale.
L’ 11 Settembre è stata infatti avviata la raccolta firme per indire un referendum che, in caso di esito positivo, permetterà di depenalizzare la condotta di coltivazione e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla Cannabis (con l’eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito), nonché di eliminare la sanzione amministrativa della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori (attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa).
Il termine ultimo per presentare le firme in Cassazione è fissato al 30 Settembre, ma il breve tempo a disposizione non ha rappresentato un ostacolo: la soglia minima delle 500.000 firme è stata infatti raggiunta in una settimana, grazie anche alla recente introduzione della firma digitale.
Ciò che oggi pone seriamente a rischio il futuro del referendum è l’inadempienza di molti comuni italiani: per convalidare le firme raccolte digitalmente è infatti necessario che le amministrazioni comunali inviino al comitato promotore i certificati elettorali dei firmatari, al fine di confermare che costoro sono iscritti nelle liste elettorali e possono quindi partecipare al referendum.
Secondo quanto riferisce Il Post, tali certificati sono stati richiesti il 21 settembre, data nella quale i promotori del referendum hanno inviato ai comuni 37.300 PEC (email di posta elettronica certificata) ciascuna delle quali contenente diversi nominativi dei firmatari.
La risposta sarebbe dovuta pervenire entro massimo 48 ore, ma al 24 settembre il Comitato promotore del referendum denuncia che i comuni hanno inviato solo un quarto dei certificati loro richiesti e che, procedendo a tale ritmo, non sarà possibile presentare le firme in Cassazione entro il termine stabilito. «Il governo Draghi ha nelle proprie mani la responsabilità delle uniche decisioni in grado di evitare questo scempio: eliminare la discriminazione contro il referendum cannabis concedendo la proroga di un mese in ragione della pandemia, oppure concedere ai Comuni di produrre i certificati elettorali anche dopo il termine della consegna delle firme, in modo che il Comitato promotore possa depositarli successivamente al 30 settembre», afferma Marco Cappato.
Il Comitato ha quindi diffidato ben 1400 amministrazioni comunali e ha presentato un appello pubblico al presidente della Repubblica Mattarella.
Inoltre, dalla mezzanotte di domenica 26 settembre, Marco Perduca, Marco Cappato, Franco Corleone di Società della Ragione, Riccardo Magi di +Europa, Leonardo Fiorentini di Forum Droghe e Giulia Crivellini di Radicali Italiani hanno iniziato uno sciopero della fame per accompagnare tutte le azioni giudiziarie in atto. Nel mentre, l’Associazione Luca Coscioni ha pubblicato una lista dei comuni inadempienti, che è stata temporaneamente oscurata, dopo che molte amministrazioni comunali hanno iniziato ad attivarsi, per dare loro il tempo di dar seguito alle richieste inviate. In questa corsa contro il tempo, sono state organizzate manifestazioni in tutta Italia, davanti alle sedi comunali, che rispondono allo slogan “Giù le mani dal referendum”.
Inoltre, in vista del Consiglio dei ministri di questa mattina, che deciderà sulla possibile proroga del termine di consegna delle firme, ieri notte si è tenuto un presidio davanti al Parlamento, in piazza Montecitorio a Roma. Non resta altro che attendere, in giornata, la decisione del Consiglio, che potrà salvare oppure affossare definitivamente quel grande esercizio di democrazia diretta che è il referendum. In tutto ciò, resta il rammarico per una burocrazia lenta e pesante, idonea a vanificare anche degli input di modernizzazione come l’introduzione della firma digitale, e per un governo che arriva all’ultimo momento, nell’ultimo giorno utile prima del deposito delle firme, ad assumere decisioni fondamentali che riguardano un tema sul quale si sono espressi centinaia di migliaia di cittadini.