Del: 26 Ottobre 2021 Di: Rebecca Nicastri Commenti: 0
La Cleopatràs di Malosti, regina o donna?

Trasgressiva e provocatoria la regina che dal 15 al 17 ottobre ha dominato il teatro della Triennale di Milano. Valter Malosti, regista, attore e artista visivo, mette sulla scena uno degli ultimi lavori dell’autore milanese Giovanni Testori (1923-1993) e per farlo stravolge i parametri shakespeariani pur conservando un costante ma sottile dialogo con la tradizione.

La Cleopatràs di Testori, interpretata dalla straordinaria Anna Della Rosa, piange il suo Tugnàs e vede arrivare la tragica conclusione di una vita trascorsa all’insegna dell’amore, del denaro e del potere.

Energico e incalzante, il monologo appare come un libero flusso di coscienza ma nasconde in realtà un attentissimo lavoro di ricerca del suono, del ritmo e della musicalità interna, il tutto in uno stravagante dialetto lombardo che abilmente gioca con italiano antico, francese e latino. La lingua di Testori, insieme immaginifica e sciocca, alta e bassa, profonda e superficiale, viene definita dallo storico e critico d’arte Giovanni Agosti un «intruglio manierista che pur sembra arrivare al fulcro di un sapere universale» e crea di fatto un teatro popolare estremamente colto.

Anche la musica esegue un audace viaggio: dalle atmosfere d’Egitto a Puccini, dall’opera lirica all’elettronica e questa bizzarra combinazione si incastra perfettamente con le parole della donna creando un incantante gioco tra suono, parola e gestualità.

L’Egitto shakespeariano cede il posto all’ambientazione lombarda: decontestualizzazione che, se all’inizio potrà apparire destabilizzante e forse deludente, si rivelerà poi fattore essenziale per il profondo coinvolgimento di un pubblico costretto così all’immedesimazione. Questa inaspettata immedesimazione è suggerita anche dalla scenografia che cerca di farsi contemporanea sin dalla prima scena, quando il palco immerso in un buio atemporale lascia a tratti intravedere una moderna camera da letto sullo sfondo: è realtà o proiezione?

La donna entra sulla scena con la maestosità degna di una regina d’Egitto in un lungo e sontuoso abito nero e ne esce con la viltà di una ragazza in sottoveste che muore d’overdose in una stanza d’albergo.

Anna Della Rosa nelle vesti di Cleopatràs
Anna Della Rosa nelle vesti di Cleopatràs

Il pubblico rimane destabilizzato nel seguire il suo continuo alternare tra l’autorevole severità e l’atteggiamento sensuale, malizioso e persino volgare che in pochi secondi trascina l’intangibile regina nel profondo abisso di una bestiale umanità.

Agosti scorge in lei quella perfetta «fusione tra la Osiris e la Callas» e in questo svolge un ruolo fondamentale il microfono, sempre nella mano della donna e abbandonato soltanto quando ad abbandonarla sarà la vita. Ecco che il telo nero si alza e nella dorata stanza d’albergo, che è dunque reale, si esaurirà l’energico monologo di una regina messasi a nudo davanti al suo spettatore, col quale condivide in fondo le debolezze che sempre accompagnano una forte personalità, e le profonde mancanze che rendono effimera ogni tanto bramata grandiosità.

Rebecca Nicastri
Classe 2000. Studio lettere, sono innamorata del mondo e vorrei sapere tutto di lui. Per me le giornate sono sempre troppo corte.

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