Del: 25 Ottobre 2021 Di: Giulia Riva Commenti: 0
Massoneria, una realtà di ieri e di oggi

«Noi abbiamo un gruppo esoterico, ci sono massoni, ammiratori di Hitler…» confessa Roberto Jonghi Lavarini (ex candidato alla camera dei deputati con Fratelli d’Italia, nel 2018, poi condannato a due anni per apologia di fascismo) nella ormai celebre inchiesta condotta dai giornalisti di Fanpage e andata in onda su la7 gli scorsi 30 settembre e 7 ottobre. «Poi spesso, i membri sono gli stessi» soggiunge, alludendo alla frequente coincidenza tra massoni e nostalgici della svastica (e che la svastica «ce l’hanno tatuata sulla schiena»).

Già, perché in questa fantomatica lobby nera ci sarebbe, a suo dire, spazio un po’ per tutti: dai pluri-citati nostalgici a ex militari e agenti segreti, da illustri personalità e intellettuali russi a membri della “massoneria”. E rieccola: in un modo o nell’altro, la massoneria torna sempre al centro delle nostre discussioni, scomodata senza sosta da teorie del complotto e indagini sull’esoterico, ma anche da ricerche storiche che si sforzano di far luce su momenti cruciali per la Repubblica Italiana e su “misteri di Stato” mai disvelati.

Ma cosa sappiamo davvero della massoneria? Quando nasce? È ancora così presente e attiva come sembra?

Cerchiamo di fare chiarezza: secondo lo specialista di storia settecentesca Ulrich Im Hof, la massoneria come oggi la intendiamo si intrecciò indissolubilmente alla diffusione della cultura illuminista. La setta segreta, o meglio, al plurale, le sette, che in quel primo Settecento si moltiplicarono un po’ in tutta Europa, videro la luce in Inghilterra (del 1717 l’unificazione delle logge londinesi nella Grande Loggia d’Inghilterra). Si rifacevano alle corporazioni medievali dei “free-masons”, i liberi muratori, e ne riprendevano i simboli (squadra e compasso sopra tutti) nonché le esplicite finalità di mutuo soccorso.

A questo si aggiungevano i valori cardine del neo-nato illuminismo: l’uguaglianza, la tolleranza, la fratellanza sociale (con l’ammissione di appartenenti a ogni ceto) così come geografica (internazionalismo e cosmopolitismo ne caratterizzarono da subito la struttura); e ancora, una reinterpretazione del cristianesimo in chiave umanitaria e razionalista e lo spazio lasciato a ogni confessione religiosa (tra i membri anche anglicani, dissidenti, ebrei), che ben presto attirò la condanna ecclesiastica, ribadita nel 1983 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Frequente anche la soppressione delle logge ad opera degli Stati, sospettosi verso il giuramento di fedeltà e le note reti internazionali, nonostante il regolamento massonico (Costituzioni di Anderson del 1732) vietasse esplicitamente qualsivoglia cospirazione ai danni del potere costituito.

A ogni buon conto, massoneria e politica sono sempre andati a braccetto (tra i membri illustri anche Francesco Stefano di Lorena, poi imperatore, e Federico II di Prussia); e focalizzandoci sul contesto italiano, le logge, ben presenti durante la dominazione napoleonica (Gran Maestro il viceré Eugenio di Beauharnais), furono poi sciolte dal Congresso di Vienna per rinascere a Torino, in ambienti legati a Cavour, e giocare un ruolo nella fase di Unificazione (Gran Maestro fu anche Garibaldi, nel 1864). Il rapporto con il fascismo appare molto più controverso: nonostante molti fascisti fossero membri della massoneria e nonostante essa avesse individuato in Mussolini e nel suo movimento l’incarnazione degli ideali patriottici in cui credeva, nel ‘25-‘26 fu a sua volta colpita dalle leggi liberticide che ne imposero lo scioglimento.

Infine, parliamo del celebre episodio della loggia Propaganda 2 (P2, sorta a metà ‘800).

Essa ha dominato le pagine dei giornali nel 1981, quando durante le indagini intorno all’omicidio di Giorgio Ambrosoli, avvocato liquidatore della Banca Privata Finanziaria di Michele Sindona e fatto uccidere da quest’ultimo, furono rivelati i legami di Sindona con Cosa Nostra, nonché la sua appartenenza alla P2 e la vicinanza al Maestro Venerabile Licio Gelli. E proprio presso uno dei recapiti di Gelli, a Castiglion Fibonacci (Aretino), viene ritrovata una lista con 962 nomi di membri della loggia P2, in seguito a ulteriori indagini ritenuta largamente incompleta (l’ammontare dei membri effettivi sarebbe stato pari a più del doppio).

Quei nomi, si scopre, corrispondono a una vasta gamma di personalità: questori, prefetti, parlamentari, due ministri, magistrati, militari e vertici delle forze dell’ordine, banchieri, imprenditori, giornalisti. Oltre a Silvio Berlusconi, tra gli iscritti c’è anche il capo di gabinetto dell’allora Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani, costretto a rassegnare le dimissioni; i membri del comitato di esperti nominato da Cossiga (Ministro dell’Interno) durante l’arresto di Aldo Moro; i vertici investigativi di Palermo (proprio dell’anno precedente l’assassinio di Piersanti Mattararella); e ancora, qualcuno allude al coinvolgimento (mai confermato) dello stesso Giulio Andreotti.

Infine emergono ramificazioni in America Latina, rapporti tra P2 e dittatura argentina, un probabile coinvolgimento nell’attentato della stazione di Bologna; tant’è che, oltre alla commissione parlamentare voluta dalla Presidente della Camera Nilde Iotti, indaga ben presto anche un’apposita Commissione Stragi, che tuttavia non giungerà mai ad alcuna condanna.

Oggi la massoneria (e il mistero che la circonda) non smette di affascinarci e alimentare teorie del complotto e scandali politici (l’ultimo intorno alla “loggia Ungheria”); da parte loro i principali Gran Maestri italiani non tardano a dichiarare alla stampa la loro assoluta estraneità ai fatti e condannare i pregiudizi nei confronti delle logge. E se questa apertura dei massoni nei confronti dei media desta stupore, si sappia che in effetti non crea grandi difficoltà prendere contatti con loro (si vedano a proposito i siti web del “Grande Oriente d’Italia”, della “Gran Loggia d’Italia” o della minore “Loggia Heredom 1224”, ansiose di condividere la propria storia con il vasto pubblico), e guai a pensare alla massoneria come un semplice anacronismo, un gioco di ruolo sganciato dalla nostra realtà quotidiana: soltanto il mese scorso Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, comunicava all’AdnKronos che «Si entra in loggia solo con il green pass».

Giulia Riva
Laureata in Storia contemporanea, sto proseguendo i miei studi in Scienze Politiche, perché amo trovare nel passato le radici di oggi. Mi appassionano la politica e l’attualità, la buona letteratura, le menti creative e ogni storia che valga la pena di essere raccontata. Scrivere per professione è il mio sogno nel cassetto.

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