Del: 20 Ottobre 2021 Di: Martina Di Paolantonio Commenti: 0
Pillole di Economia. Il Premio Nobel per l'Economia.

Le tematiche di carattere economico rientrano senza dubbio nel ventaglio di argomenti spesso difficili da comprendere a fondo per chi non ne ha mai approfondito lo studio. Abbiamo deciso di dare vita a questa rubrica nella quale cercheremo di sviscerare, con il linguaggio più semplice e accessibile possibile, vari temi economici legati all’attualità. A questo link trovate le scorse puntate.


Nelle scorse settimane ha avuto luogo l’assegnazione dei Premi Nobel, quest’anno particolarmente presente nei media italiani grazie alla vittoria del Premio Nobel per la Fisica di Giorgio Parisi.

La storia del Premio riporta “solo” cinque discipline volute da Alfred Nobel: fisica, chimica, medicina, letteratura e pace. Nel 1968 si è aggiunta una sesta categoria, grazie all’intervento della Sveriges riksbank, ossia la Banca Centrale Svedese, che ha istituito un Premio in memoria di Alfred Nobel da allora comunemente definito “Premio Nobel per l’Economia”. Il fatto che non sia parte dei premi originariamente previsti da Nobel ha fatto storcere il naso a molti, causando non poche polemiche sia per i suoi vincitori, che per la sua dubbia eticità.

Sia il nipote di Nobel, Peter Nobel, sia l’economista britannica Hazel Henderson si sono espressi duramente sul premio: «[mio zio, ndr] disprezzava le persone più preoccupate dei profitti che del benessere della società. Non c’è nulla, nella sua vita o nel suo testamento, che dimostri che avrebbe voluto un premio del genere. L’assegnazione di questi premi è solamente una mossa di pubbliche relazioni degli economisti per migliorare la loro reputazione» ha dichiarato Peter Nobel; e Henderson ha definito il premio come un fonte di imbarazzo che riduce il prestigio degli altri premi, in quanto «le teorie economiche sono ipotesi in gran parte non verificabili e non paragonabili con quelle delle scienze dure come fisica o chimica».

Nonostante le polemiche, anche quest’anno il Nobel per l’Economia è stato assegnato. A ottenere il riconoscimento sono stati i tre economisti David Card, Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens.

Nati rispettivamente nel 1956 in Canada, nel 1960 in Ohio e nel 1963 nei Paesi Bassi, attualmente tutti e tre lavorano in America come insegnanti, in particolare all’Università della California, Berkeley, al Massachusetts Institute of Technology e alla Stanford University.

Come spiegato da Eva Mörk, membro della commissione, il Premio è stato loro assegnato per il loro contributo nel campo del mercato del lavoro e dello studio della correlazione causa-effetto.

Nell’assegnare il Premio l’11 ottobre 2021, la Royal Swedisch Academy ha spiegato che i tre studiosi «ci hanno fornito nuove informazioni sul mercato del lavoro e hanno mostrato quali conclusioni su causa ed effetto si possono trarre dagli esperimenti naturali. Il loro approccio si è diffuso in altri campi e ha rivoluzionato la ricerca empirica».

Entrando più nello specifico, Card ha ottenuto il premio per la sua dimostrazione empirica della correlazione di alcuni fenomeni (immigrazione, istruzione e salario minimo) che non influiscono in maniera rilevante sull’occupazione.

Card (e il suo defunto collega Krueger) confrontarono l’occupazione tra New Jersey e Pennsylvania, dopo che il primo dei due, a differenza del secondo, aveva aumentato lo stipendio minimo. Comparando i dati provenienti dai due Stati, emerse che questo aumento del salario non aveva influito sul numero di occupati. Questo è solo uno di una serie di esperimenti e controlli svolti da Card, il quale alla fine è riuscito a riscontrare questa mancanza di correlazione tra i fenomeni.

La motivazione che ha portato alla vittoria del Premio Angrist e Imbens è di natura più metodologica. In particolare, hanno approfondito l’effetto causale medio (o Complier average causal effect), una metodologia econometrica per studiare e valutare i dati risultanti da un esperimento empirico.

I due hanno quindi ampliato gli studi sul rapporto causa-effetto tra fenomeni che spesso venivano identificati come correlati su base quantitativa, ma dipendenti ciascuno da talmente tante variabili da rendere impossibile identificarne una in particolare come causale. Uno degli esempi forniti è quello del fenomeno per cui un livello di studi più alto conduce a uno stipendio più alto. Analizzando gruppi di studenti negli Stati Uniti appartenenti allo stesso anno, è stato possibile verificare che quelli nati all’inizio dell’anno (e che quindi possono abbandonare prima gli studi), lasciano prima il percorso scolastico e guadagnano mediamente meno di quelli nati nella seconda parte e che, invece, hanno proseguito con lo studio.

Il Presidente del Comitato per il Premio per le Scienze Economiche Peter Fredriksson ha commentato così la vittoria di quest’anno: «Gli studi di Card sulle domande centrali che si pone la società e i contributi metodologici di Angrist e Imbens dimostrano che gli esperimenti naturali sono una ricca risorsa di conoscenza […] i loro studi hanno migliorato in modo sostanziale la nostra capacità di rispondere a domande cruciali riguardanti la causa delle cose».

In copertina (da sinistra): David Card, Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens.

Martina Di Paolantonio
Dal 1999 faccio concorrenza all'agenzia di promozione turistica abruzzese, nel tempo libero mi lamento per qualsiasi cosa.

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