Del: 14 Ottobre 2021 Di: Angela Perego Commenti: 0

Lo scorso 5 ottobre, il mondo universitario è stato scosso dall’ennesimo scandalo: nel corso della mattinata sono stati presi diversi provvedimenti da parte dei carabinieri del Nas, nell’ambito di un’inchiesta denominata Laurus proprio in ragione del coinvolgimento di docenti provenienti da diversi atenei, tra cui la stessa Università Statale di Milano. Tra le trentatré persone interessate (professori, ricercatori, dirigenti pubblici), il nome certamente più noto risulta essere quello di Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano e professore ordinario presso il dipartimento di Scienze biomediche del nostro Ateneo.

Ai diciassette docenti della Statale indagati, a vario titolo, di associazione a delinquere, turbativa d’asta e falso ideologico e materiale, si devono aggiungere sette professori provenienti dagli atenei di Pavia, Torino e Palermo, nonché dalle Università Tor Vegata e Sapienza di Roma e dalla Bicocca di Milano.

Al centro dell’indagine vi sono tredici concorsi per l’assegnazione del titolo di professore o ricercatore che, secondo quanto espresso nel decreto firmato dalla Procura di Milano, sarebbero stati «oggetto di condotte di addomesticamento», nello specifico «collusioni e altri metodi di turbativa che hanno inquinato sistematicamente la regolarità delle procedure di selezione in esame, sostituendo logiche clientelari al metodo meritocratico e al principio di imparzialità, che dovrebbero orientare le scelte dell’amministrazione pubblica per espresso dettato costituzionale» (art. 97, 2° comma Cost.).

Nello specifico, a Massimo Galli è stato contestato di aver contribuito a pilotare 4 dei 13 concorsi al vaglio degli inquirenti. Egli sarebbe innanzitutto imputabile del reato di falso in relazione a un episodio verificatosi nel febbraio del 2020. In questo frangente, il verbale relativo all’assegnazione dei punteggi agli aspiranti professori di seconda fascia in Malattie infettive (presso l’Università Statale di Milano, nel Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche del Sacco) sarebbe stato concordato successivamente da Galli con il candidato da lui favorito (Agostino Riva, che poi otterrà il posto), e non redatto e approvato ufficialmente durante una riunione telematica, come invece affermato. In questo modo, sarebbe stato danneggiato il candidato concorrente, Massimo Puoti.

Quest’ultimo, direttore dell’unità di Malattie infettive presso l’ospedale Niguarda di Milano, nelle ore immediatamente successive alla diffusione della notizia ha dichiarato di aver appreso la vicenda dai giornali e di non aver sporto denuncia, ribadendo la propria stima nei confronti di Galli «come professionista, medico e docente». Tanto che il professore, intervistato da Repubblica e interrogato circa la propria responsabilità nell’ambito di questa vicenda, in tutta risposta ha provocatoriamente domandato: «Si è mai sentito di un concorso truccato, o comunque con un andamento ritenuto scorretto, in cui il danneggiato non solo non ricorre, ma fa una dichiarazione di stima per il commissario?».

In questa stessa intervista, Galli afferma di non essere ancora pienamente a conoscenza dei contenuti dell’inchiesta e del materiale in possesso degli inquirenti (tra cui, a quanto pare, delle intercettazioni). Proprio per questo motivo, secondo quanto riportato dalla avvocata che lo assiste, egli ha deciso di non recarsi in procura nella giornata del 12 ottobre, dove avrebbe dovuto essere sentito dai magistrati: pur avendo interesse a chiarire, ha ritenuto maggiormente opportuno attendere la chiusura dell’indagine e la formazione di un più chiaro quadro accusatorio.

La seconda vicenda che vede Galli coinvolto è risalente all’aprile 2020 e riguarda il bando di un concorso dal quale uscì vincitore Gianguglielmo Zehender; secondo la Procura, però, questo sarebbe avvenuto a seguito della predisposizione di un “medaglione” (cioè la tipologia di impegno scientifico richiesta dal bando) che potesse favorirlo, allontanando gli altri candidati. In relazione a una vicenda del giugno 2020, invece, Massimo Galli è accusato di turbativa d’asta (art. 353 c.p.) insieme ad Alessandro Visconti, direttore generale del Sacco.

I due avrebbero in questo frangente concordato di predisporre un avviso pubblico ancora una volta modellato sulle caratteristiche di due candidate favorite, nonché cercato di assicurare la presenza, nella commissione, di colleghi compiacenti e consapevoli di doverle privilegiare. A questo si sarebbe però opposta Maria Rita Gismondo, direttrice di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenze all’ospedale Sacco di Milano. Da ultimo, Galli è accusato di falso ideologico e materiale (artt. 479 e 476 c.p.) in relazione a un concorso per professore di seconda fascia all’Università di Torino, insieme ai docenti Giovanni Di Perri, Massimo Andreoni e Claudio Maria Mastroianni.

Il nome che ricorre più frequentemente nel decreto in esame è però quello di Riccardo Ghidoni, professore ordinario presso il nostro Ateneo, nel dipartimento di Scienze della Salute.

Egli avrebbe in alcuni casi convinto dei candidati a non partecipare al concorso, indicato i nomi di alcuni colleghi affinché potessero far parte della commissione, oltre che calibrato i criteri di attribuzione dei punteggi sul profilo della persona che avrebbe dovuto vincere. A Ghidoni è stato contestato anche un episodio di corruzione. Nel decreto della Procura di Milano si legge: «nella sua qualità di Professore ordinario in servizio presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Statale di Milano, riceveva nell’arco di alcuni mesi dall’odontoiatra Mannarino Roberto l’utilità rappresentata dall’esecuzione gratuita di lavori odontoiatrici per un valore di circa 10 mila euro, per compiere atti contrari ai doveri di ufficio». In particolare, si parla di «stabile asservimento di Ghidoni agli interessi personali di Mannarino, relativi alla carriera universitaria dei figli».

Al momento, il rettore del nostro Ateneo Elio Franzini ha confermato piena collaborazione alle indagini in corso ed espresso la propria fiducia nei confronti del lavoro di tutti i ricercatori. «Posso dire a nome dell’intera comunità della Statale che stiamo seguendo con un senso di sconcerto e sgomento profondi quanto sta accadendo. Si tratta di ipotesi per ora, ma di una gravità senza precedenti per la Statale».

Angela Perego
Matricola presso la facoltà di Giurisprudenza, “da grande” non voglio fare l’avvocato. Nel tempo libero amo leggere e provare a fissare i miei pensieri sulla carta.

Commenta