Del: 5 Novembre 2021 Di: Contributi Commenti: 2

“Contributi” è la sezione di Vulcano dove vengono pubblicati gli articoli, le riflessioni e gli spunti che ci giungono da studenti e studentesse che non fanno parte della redazione. Con un fine: allargare il dibattito.


Un posto dove studiare in Festa del perdono la mattina del 4 novembre è difficilissimo da trovare, e infatti prima dell’orario di pranzo buona parte dei tavoli della mensa è occupata da libri e laptop, viene da chiedersi com’è possibile.

La Biblioteca centrale è chiusa da mesi per lavori di ristrutturazione, non è un segreto che una parte considerevole dell’ex Ospedale Maggiore, oggi sede principale dell’Unimi, sia totalmente inadeguata agli standard di sicurezza attuali. C’è da sperare di non trovarsi a svolgere un parziale in un sottotetto mentre scoppia un incendio, anche se l’esame va bene, il rischio sarebbe quello di non uscirne vivi.

Sottocrociera, diritto pubblico, privato, common law e diritto del lavoro chiuse invece per motivi di sicurezza. SAFM è chiusa per “attività di cablaggio”, girano voci per le quali l’Università provvederà presto a installare dei tornelli, anche se al momento non c’è nessuna conferma ufficiale. Le difficoltà nel trovare un posto dove studiare durante la mattinata sono dovute anche all’impossibilità di accedere al chiostro Legnaia, sede della Biblioteca di storia.

Questo perché con un intervento di Celere e DIGOS la direzione ha fatto sgomberare lo spazio occupato dal collettivo CRIC (Collettivo Rottura in Corso).

Non conoscere il nome collettivo non è strano, se non altro perché negli ultimi anni il ricambio delle sigle è stato così rapido da rendere difficile anche a chi segue le vicende della politica universitaria rimanere aggiornato. Cambiamento peraltro non sempre legato a una qualche differenza sostanziale in termini di proposta politica, infatti i nuclei principali delle rivendicazioni di questi soggetti sono pressoché sempre i medesimi: richieste di maggiori spazi per gli studenti e opposizione a logiche aziendalistiche nella gestione dell’università.

È anche vero che la lingua batte dove il dente duole, chiunque non condividesse le modalità di azione di questi collettivi difficilmente potrebbe sostenere che gli stessi risultati sono raggiungibili altrimenti per via istituzionale. Parlando di risultati naturalmente ci riferiamo alla fruizione di spazi da parte di realtà associative che operano all’interno dell’università, non la sveglia blu e cremisi al suono inconfondibile di radiolina della DIOOS che prima dell’alba ha scosso i sogni dei militanti che presidiavano l’aula occupata.

Sì perché, nonostante le promesse del rettore, occorse dopo uno dei tanti sgomberi che oramai si succedono con sempre rapida frequenza, a oggi è ancora impossibile, a meno che non si sia una lista di rappresentanza con esponenti occupanti luoghi negli organi maggiori (senato accademico e consiglio di amministrazione), avere accesso a uno spazio universitario per un gruppo studentesco oppure un’associazione.

A pensar male sembrerebbe che all’università non interessi minimamente garantire le condizioni affinché questa possa essere qualcosa di diverso dall’esamificio che viene accusata d’essere anche dalle stesse realtà che poi occupano gli spazi.

Strano perché il Magnifico Rettore, abilissimo retore, aveva affermato che «[…] per me sarebbe comunque positivo lasciare uno spazio aggregativo libero e non burocratizzato, io non avrei problemi a garantire anche ai collettivi, a LUMe e a tutti coloro che pur non si fanno riconoscere dall’università uno spazio in cui riunirsi e organizzare attività».

Quest’altro sgombero consolida dunque la frattura avvenuta tra Franzini e i collettivi. Curioso se non alto perché durante il periodo antecedente la sua elezione, il rettore non aveva disdegnato di ammiccare a queste stesse realtà, quando ancora in ballo c’era la possibilità di fermare lo spostamento dell’area scientifica nel polo di Expo. In quel caso i collettivi avevano abboccato alla grande, dando credito alle promesse di quello che sarebbe diventato il nuovo rettore per un pugno di voti. La luna di miele è durata pochissimo, il tempo di rendersi conto che gli impegni del filosofo hanno la stessa consistenza dell’omonimo gas nobile.

A prescindere dalle opinioni sull’iniziativa del collettivo CRIC, bisogna dare conto di un fatto oggettivo: ottenere un posto per svolgere delle attività extracurriculari in università è al momento impossibile, com’è impossibile poter studiare dopo la chiusura oltre le 7 di sera (dalla chiusura della Biblioteca centrale in poi), grave mancanza che peraltro colpisce specialmente chi durante il giorno lavora. Aspetto a cui il collettivo che aveva occupato le aule del Cortine Legnaia aveva posto momentaneamente rimedio. Vedremo nei prossimi giorni se l’Ateneo saprà far meglio.

Contributo di Andrea Bacchin.

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