Del: 11 Novembre 2021 Di: Daniele Di Bella Commenti: 2
Immagine farfalla

Sono molte le realtà associative che ruotano intorno all’Università Statale di Milano, e tantissimi sono gli studenti che partecipano attivamente a interessantissimi progetti, legati al mondo universitario e non solo. Noi di Vulcano Statale abbiamo deciso di indagare questo “fenomeno”, e per farlo abbiamo coinvolto alcuni studenti che ci hanno raccontato la loro esperienza.


Da qualche tempo, sulle panchine del parco della Guastalla si radunano alcuni studenti per discutere di antispecismo.
Antispecisti UniMi, questo è il nome dell’associazione studentesca che lentamente sta nascendo in università grazie all’iniziativa di Nicolò Tiraboschi e Camilla Manara

Di seguito l’intervista ad alcuni suoi membri, editata per garantire maggiore chiarezza.  

Cos’è per te l’antispecismo? 

Camilla Manara: Tecnicamente l’antispecismo è una corrente filosofica e culturale che consiste nel giudicare tutte le specie nello stesso modo, con eguale considerazione dei loro principi e diritti. Semplificando, l’antispecismo si può riassumere in: «Se un essere prova dolore, ha il diritto di non provarne». 
Nel mio caso, questa convinzione si declina in uno stile di vita vegano, più consapevole di quello onnivoro maggiormente diffuso. 

Nicolò Tiraboschi: Io credo che essere antispecisti significhi trattare tutte le specie allo stesso modo, senza credere che l’Homo Sapiens sia particolare, che abbia diritto a più diritti — tra cui quello di non soffrire — e che possa assoggettare gli altri esseri viventi. Antispecismo vuol dire considerare il dolore umano al pari di quello degli altri animali e, come ha detto Camilla, questo principio viene applicato in uno stile di vita che è vegetariano o vegano. Dico sempre:

al supermercato c’è il prosciutto, così come altre cose buone, ma altrove c’è un’indescrivibile sofferenza.

Francesca Di Chiara: È importante sottolineare che uno dei concetti chiave della corrente è la consapevolezza di avere il privilegio di poter scegliere come vivere, che si concretizza nel rispetto delle altre forme di vita.

Sara Marcarini: Parlare di antispecismo significa parlare di sofferenza, come quella che gli animali provano costantemente negli allevamenti intensivi, dove viene negata loro la possibilità di condurre un’esistenza dignitosa.

Perché hai deciso di unirti a questa associazione? 

Nicolò Tiraboschi: Ho deciso di fondare l’associazione, insieme a Camilla, per fornire uno spazio a tutte le persone interessate all’antispecismo. Molti non sanno nulla a riguardo, dunque il mio principale obiettivo è aprire gli occhi alla gente: da quando sono antispecista non riesco più a vedere la carne e gli animali con gli stessi occhi di prima.

Camilla Manara: È molto interessante trovare persone che la pensano come te, io sono vegetariana da molto tempo ed è difficile trovare qualcuno che condivida questo stile di vita. Ora mi sento meno fuori dal mondo. Uno degli obiettivi principali del gruppo è mostrare che una dieta percepita come complessa, non comporta in realtà un cambiamento così difficoltoso nelle abitudini alimentari di un individuo.

Fabio Convertini: Sono diventato membro a seguito del corso di Etica Applicata; mentre prima mangiavo tutto, durante le lezioni mi sono reso conto di come la posizione dei vegani e dei vegetariani fosse perfettamente ragionevole, molto più dei miei tentativi di tenere insieme il consumo di carne con alcune personali posizioni filosofiche: diventare vegetariano mi è sembrata una scelta dettata dalla logica.

Gli onnivori fanno una scelta di abitudine, e se si illustrassero loro alcuni passaggi logici della filosofia di vita vegana e vegetariana immagino che in molti cambierebbero immediatamente idea.

Ester Grassano: Io mi sono unita a questo gruppo sia perché è molto difficile trovare persone che condividano il mio stile di vita, sia perché da soli è molto difficile difenderlo e diffonderlo: da soli si è sempre in minoranza, mentre in gruppo si è più forti. Inoltre, credo che la convinzione dell’uomo di poter disporre completamente delle vite degli altri animali vada abbattuta. Non c’è nessun motivo per credere che gli esseri umani siano superiori alle altre specie. 

Quale desideri che sia la linea di azione dell’associazione? 

Camilla Manara: Stiamo cercando di farci riconoscere come associazione studentesca, ma a causa di alcuni tempi tecnici dobbiamo aspettare aprile: appena riusciremo ad ottenere questo status potremo organizzare delle conferenze alle quali invitare professori interni o esterni alla Statale. 

Fabio Convertini: Ciò su cui si deve puntare è la sensibilizzazione, ovvero far conoscere il tema a studenti di tutte le facoltà, con particolare attenzione a quelle scientifiche, perché credo che questo tipo di discorso sia importante per chi sceglie di intraprendere una carriera di quel tipo di settore.

Sarebbe inoltre auspicabile ottenere dei piccoli risultati all’interno dell’università, come ad esempio una più vasta gamma di scelte vegetariane nei locali della mensa.

Sara Marcarini: Un altro obiettivo del nostro gruppo è essere un’insieme inclusivo, aperto anche a chi non condivide in toto uno stile di vita vegetariano o vegano. Chiunque sia sensibile all’argomento antispecista è ben accetto.

Quale desideri che sia l’ampiezza d’azione dell’associazione? Se ritieni che l’associazione debba rivolgere la propria attenzione anche a persone esterne al mondo accademico, come credi che possano essere raggiunte? 

Fabio Convertini: Credo che il pubblico a cui l’associazione desidera rivolgersi, per ora, sia interno al mondo accademico. Ci piacerebbe raggiungere anche persone esterne tramite degli incontri, ma questo tra qualche tempo.

Camilla Manara: Anche io per ora mi rivolgerei specificatamente agli studenti della Statale, perché con l’ambiente esterno all’università è più difficile approcciarsi. In futuro, potremmo anche utilizzare i social per costruire un ponte con il mondo fuori dall’Accademia.

Ha collaborato Alberto Peruzzi.

Daniele Di Bella
Sono Daniele, da grande voglio fare il biofisico, esplorare l'Artide e lavorare in Antartide. Al momento studio Quantitative Biology, leggo, mi interesso di ambiente e scrivo per Vulcano.

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