Una sfilata di bandiere e cori più o meno intonati ha segnato l’inizio della sesta edizione del World InterUniversities Championship, tenutasi a Roma tra il 10 e il 14 novembre.
Ben 41 le delegazioni coinvolte, arrivate da 13 Paesi. Lungo le vie del Fabulous Village e nei corridoi dell’Hotel American Palace, le due strutture che hanno ospitato tutti i partecipanti, si sono mescolati accenti e lingue diverse, in una solidale volontà di far rinascere lo sport dalle ceneri della pandemia.
Tra le delegazioni presenti si contava anche il CUS Statale (Centro Universitario Sportivo), con i suoi 110 ragazzi da tutte le facoltà impegnati in quasi tutti i tornei organizzati. Purtroppo il benevolo 2021, così proficuo dal punto di vista sportivo per il nostro Paese, ha deciso di sospendere i suoi favori per le squadre della Statale a Roma. I ragazzi del Cus hanno faticato ad imporre il loro gioco sulle delegazioni straniere, arrivando al massimo a guadagnare le prime partite della fase ad eliminazione diretta che seguiva quella a gironi.
Poco male però: l’obiettivo delle squadre stataline era in primo luogo quello di divertirsi e far divertire, portando a Roma lo spirito di squadra che da sempre contraddistingue i team bianco-verdi. Il motto “L’importante è divertirsi” in questo caso non era solo la tipica frase fatta che tutti gli sportivi si sentono ripetere almeno una volta nella propria carriera, ma un mantra fondamentale da portare in campo per vivere con ironia e allegria lo scontro con l’indubbia superiorità fisica di alcune squadre straniere.
Ottima la prova della Comenius University di Bratislava, che si è imposta nei tornei di calcio a cinque femminile, di basket maschile e femminile, nel tennis e nel contest di cheerleading. Bene anche le squadre francesi: l’HEC Paris ha ottenuto il gradino più alto del podio nel torneo di rugby femminile, mentre per il maschile ha vinto l’Université de la Réunion. Anche la pallamano femminile ha visto il trionfo delle nostre cugine d’oltralpe grazie all’eccellente gioco di squadra dell’università Aix-Marseille. Tra i paesi più vittoriosi dell’evento non può mancare la Russia, che si è imposta nella pallavolo maschile e femminile con l’Università di RUDN, mentre la Saratov State University ha sollevato l’ambita coppa del calcio a 11. La carrellata di successi si conclude con la menzione della schiacciante superiorità della belga AU Gent nel nuoto, della bella vittoria dell’Israeli Institute of Technology nella pallamano maschile e dell’ottima prova dei ragazzi dell’Industriales Madrid nel calcio a cinque.
Nonostante tra i vincitori non figurino squadre targate Statale i ragazzi sono rientrati a Milano carichi di emozione, pronti ad impiegare l’adrenalina e la voglia di mettersi in gioco raccolte durante le giornate romane nel torneo universitario milanese appena cominciato.
«Le partite sono state molto impegnative, ce la siamo giocata fino all’ultimo arrivando a qualificarci nella fase ad eliminazione diretta. Il livello delle avversarie era molto alto, sono soddisfatta del nostro impegno e del nostro risultato» racconta poco prima della partenza dal Fabulous Village Elena Fazzi, portiere della squadra di calcio a 5 femminile della Statale.
La stessa euforia e orgoglio nell’essere finalmente testimoni di un ritorno dello sport studentesco in carne ed ossa si percepisce anche nelle parole dei ragazzi stranieri che hanno preso parte alle gare. «I’m really excited to be here having the chance to play the sport I love with people from everywhere» commenta il giocatore della squadra di basket di Lille Pierre Masqueilier, mentre Charlotte Pallier dalla squadra di pallavolo dell’Università ESADE di Barcellona descrive l’evento con le parole “multicultural”, “diversity”, “team”.
Il torneo di Roma ha dunque risvegliato in tutti, indipendentemente dalla nazionalità e dalla disciplina, la voglia di entrare in campo e stringere nuove amicizie con culture diverse dalla propria nell’ambito sereno e allegro dello sport universitario.
Non sono mancate però alcune critiche all’organizzazione dell’evento, sollevate tanto dai team stranieri quanto dalle università italiane. A causa delle norme di prevenzione contro il contagio da Covid-19 ai ragazzi veniva richiesto di uscire dai palazzetti appena terminata la loro partita, rendendo impossibile il tifo per le altre squadre. In un torneo che molto scommette sulla collaborazione e la mutualità tra Paesi diversi l’assenza della tifoseria è stata obiettivamente una grossa mancanza. Impossibile però non giustificare la decisione degli organizzatori del torneo che, numeri del contagio alla mano, hanno considerato di primaria importanza salvaguardare la salute dei partecipanti, a costo di sacrificare una parte del divertimento.
Ma se i motivi della limitazione degli accessi ai campi di gioco risultano chiari e facilmente comprensibili, un po’ meno limpide appaiano le ragioni per cui non siano stati organizzati dei trasporti adeguati per riportare i ragazzi ai loro alloggi nel corso di tutta la giornata. Il servizio delle navette che collegava i complessi sportivi ai campus, seppur presente, era limitato ad orari molto precisi (fino alle 10:00 e dopo le 18:00), rendendo dunque difficile ai ragazzi il ritorno ai propri bungalow durante i lunghi tempi morti tra una partita e l’altra. A questo si aggiunga che il tempo della Capitale non è stato sempre generoso, costringendo i giocatori a trovare riparo nei pressi dei palazzetti anche per diverse ore.
La situazione ha certamente generato un po’ di confusione e nervosismo tra i partecipanti. Alcuni hanno anche obiettato che, in assenza dei mezzi e delle strutture necessarie ad un’organizzazione più efficiente, l’evento si sarebbe dovuto posticipare ad un periodo meno vessato dai contagi Covid.
Una risposta secca e chiarificatrice a queste voci arriva dal responsabile delle squadre della Statale, Gabriele Alberici, che difende l’organizzazione del torneo e ricorda l’importanza di una tale manifestazione in un periodo così complesso. «Alcune cose potevano essere fatte meglio, ma non è sempre così?» si chiede Alberici. «Quando ti trovi a gestire un numero così grande di persone, molte delle quali non conoscono la tua lingua e non sono abituate alle norme Covid vigenti nel tuo Paese, è difficile non incontrare qualche difficoltà. Nel complesso io sono molto contento e soddisfatto che questo torneo si sia tenuto e che abbia permesso ai ragazzi di divertirsi giocando lo sport che amano. In più va sottolineato che le norme dell’evento erano state inoltrate e accettate da tutte le delegazioni presenti: se poi i ragazzi si aspettavano di trovare qualcos’altro non è colpa dell’organizzazione del torneo».
Il responsabile delle squadre della Statale ricorda inoltre che questa è la prima manifestazione sportiva a livello studentesco che si impegna a far incontrare in sicurezza università da tutto il mondo: «Molte delle squadre presenti hanno percorso anche 3.000 km per venire qui a Roma. Questo significa che la voglia di giocare era molta e le possibilità nei loro Paesi non sufficienti per supportarla!».
Roma ha dunque rappresentato il punto di ripartenza per lo sport universitario internazionale, garantendo sana competizione, divertimento e sicurezza. L’esperienza è stata un’occasione preziosa anche per approfondire le conoscenze tra i vari membri dei team Statale, in larga parte rinnovati dopo lo stop della pandemia. Ora l’attenzione è tutta per il campionato studentesco milanese, in cui le squadre bianco-verdi metteranno in pratica il loro affiatamento e la loro voglia di vincere.