Del: 12 Dicembre 2021 Di: Jessica Rodenghi Commenti: 0
Badiucao, come la Cina tenta di censurare una mostra

Dal 13 novembre 2021 al 13 febbraio 2022 la Fondazione Brescia Musei ospita una mostra di rilevanza internazionale. La Cina (non) è vicina è la prima rappresentazione in solitaria delle opere di Badiucao, un artista considerato dissidente, in quanto mette in scena in modo chiaro i soprusi e i tentativi da parte di regimi (come quello cinese) di censurare materiale che dimostra la violazione continua dei diritti umani. Dalle azioni di protesta per la completa negazione del genocidio di Piazza Tiananmen da parte del governo cinese alla creazione della Lennon Wall Flag, che racchiude uno degli ultimi simboli di democrazia ad Hong Kong, Badiucao si fa sentire e risulta scomodo al governo asiatico

Opera di Badiucao

In esposizione ci sono più di 70 opere dell’artista, dedicate ad esempio al Tank Man, ossia l’uomo che durante il genocidio di Piazza Tiananmen del 1989, si mise davanti ad un carro armato con le buste della spesa in segno di protesta. Questo evento è anche quello che ha segnato l’inizio della carriera di Badiucao come artista ed attivista politico, in quanto si impegnerà a dimostrare come la versione portata avanti dal Partito Comunista Cinese sorvolasse completamente sulla strage fatta con i cannoni e i carri armati sulla popolazione inerte che chiedeva maggiori libertà.

Altre sezioni si dedicano invece alla strage che avviene nella regione dello Xinjiang della minoranza Uigura, la parte di popolazione musulmana che risulta inadatta al grande progetto della Cina unita e per questo dal 2014 è detenuta illegalmente dal governo cinese in «campi di rieducazione», che altro non sono che campi di lavoro, in cui la tortura è all’ordine del giorno.

Questo non è tutto: l’operazione ha la volontà di reprimere completamente la minoranza etnica e lo fa con la scusa di prevenire il terrorismo nella zona. 

Nella mostra si tratta anche del Myanmar, una zona del sud-est asiatico in cui dallo scorso febbraio ha preso il potere una giunta militare con un colpo di Stato, ponendo fine a qualsiasi forma di democrazia. L’intenzione di Badiucao è quella di mettere in luce come non solo la Cina sia in grado di schiacciare le persone per il proprio dissenso, ma come tutto il mondo sia pieno di esempi di questo tipo. E quando dice «mettere in luce» intende farlo con i led, tipici delle società occidentali in cui le vetrine dei negozi sono sempre accese con tantissimi colori. 

Opera di Badiucao

Un altro insieme di documenti che l’artista ci fornisce in modo esemplare è costituito dal suo blog, che racchiude una delle pochissime testimonianze che abbiamo di come è iniziata la pandemia a Wuhan. Il resto delle informazioni che sono giunte in Occidente sono state filtrate dal governo cinese, che ha avuto tutto l’interesse ad oscurare e manipolare le informazioni scomode.

Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei afferma che

«La mostra che presentiamo è davvero un grande viaggio all’interno dell’universo creativo di Badiucao, un artista che è destinato a trasformare, aggiornandolo ai temi più cruciali dei nostri tempo, il modo con cui l’arte contemporanea da espressività pop diviene battaglia civile. L’iconografia espressionista di questo artista, che si richiama alla tradizione figurativa della propaganda e la usa trasformando in “boccacce” le più tronfie esibizioni del potere, è il segno tangibile di un movimento carsico dell’arte contemporanea». 

Queste dichiarazioni vengono fatte dopo tentativi da parte del governo cinese di chiudere la mostra di Brescia e non permettere di aprirla al pubblico. Già nel 2018 Badiucao aveva programmato una mostra a Hong Kong, ma alla fine aveva dovuto cancellare tutto per timore di ripercussioni su se stesso e sulla propria famiglia. Per questo motivo ha poi deciso di tenersi lontano dai territori con una forte influenza cinese e si è trasferito in Australia

Tutto questo ci fa rendere conto dell’importanza di questa mostra per un Paese come il nostro: è un chiaro esempio di come la democrazia sia un’arma molto sgradita ad alcuni. 

L’attività artistica diventa un gesto politico. In questo caso i riferimenti a leader politici conosciuti in tutto il mondo non si nascondono, infatti abbiamo riferimenti a Xi Jinping, ma anche a Putin. Proprio per questo motivo le azioni di Badiucao sono diventate sempre più pericolose, mettendo a rischio la sua carriera, ma anche la sua stessa vita e quella dei suoi familiari.

L’artista Badiucao

Nonostante le richieste di chiusura da parte dell’ambasciata cinese a Brescia Musei, la mostra è stata posizionata ed è tuttora visitabile. L’artista afferma, durante la conferenza stampa di apertura della mostra, di aver ricevuto minacce di morte giornaliere e di essere stato seguito in Australia da agenti cinesi. Oltre a questo la sua rete internet è stata hackerata e da quel momento per lui è diventato più sicuro utilizzare un servizio di VPN, che permette di navigare oscurando la provenienza del proprio indirizzo IP (che determina la posizione geolocalizzata del dispositivo).

L’Australia era stata scelta come suo luogo d’esilio, in quanto Paese democratico, eppure non è bastato a fermare l’azione di controllo del governo cinese. 

Ad oggi è diventato per noi normale che governi esteri inseguano i propri dissidenti all’interno di altri Stati, eppure le operazioni che la Cina compie sono chiaramente anti-democratiche e vengono portate avanti in Paesi democratici, come nel caso di Badiucao in Australia.

La sfera d’influenza di questo colosso mondiale si sta sempre più diffondendo anche nelle nostre zone, portandosi dietro alcuni capi saldi dell’informazione, come la censura dei contenuti scomodi al Partito. Per questo motivo Badiucao intitola la mostra «La Cina (non) è vicina» perché da ogni vicolo non sorvegliato la Cina sta agendo per modificare la percezione che si ha dall’esterno di questo Paese e a sua detta «bisogna agire subito, perché presto potrebbe essere troppo tardi».

Jessica Rodenghi
Jessica, attiva nel mondo e nelle società, per fare buona informazione dedicata a tutti e tutte.

Commenta