Del: 1 Dicembre 2021 Di: Viola Vismara Commenti: 0
Chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica?

Il 3 febbraio 2022 il settennato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrà fine e il dovere del Parlamento, che dovrà eleggere il nuovo inquilino del Quirinale, si fa sempre più vicino. Ma come funziona questa elezione?

L’elezione del Presidente della Repubblica avviene tramite la votazione da parte dei 1008 Grandi Elettori. Ai 630 deputati e i 320 senatori della XVIII legislatura, si aggiungono anche i 6 senatori a vita e i 58 delegati regionali.

L’assemblea per la votazione, a scrutinio segreto, si riunirà a Palazzo Montecitorio in Seduta comune e unica: le camere del Parlamento, Senato e Camera dei Deputati, si riuniscono in questa occasione e non si sciolgono fino a che non è eletto il Presidente. Un aspirante Capo di Stato italiano per poter essere eletto, nelle prime tre votazioni, deve ottenere i 2/3 dei voti dell’assemblea, quindi 673 voti. Dalla quarta, in poi, è necessaria la sola maggioranza assoluta, pari a 505.

Il centrodestra può contare su 451 Grandi Elettori, composti da 197 elettori della Lega, 58 di Fratelli d’Italia, 127 di Forza Italia, 36 di varie sigle del centrodestra e 33 delegati regionali. Il centrosinistra, invece, si ferma a 420 Grandi Elettori: 233 sono del Movimento 5 Stelle, 133 del PD, 18 di LEU, 12 di varie sigle di centrosinistra e 24 delegati regionali.

Il centrodestra è in vantaggio, ma nessuna delle due coalizioni ha i voti sufficienti per poter eleggere il proprio candidato a maggioranza assoluta.

Nel conteggio precedente non sono presenti i 43 voti dei deputati e dei senatori di Italia Viva. Questo perché le loro intenzioni sono ancora ignote e ciò permette di avere due futuri scenari opposti. Se Italia Viva si schiererà con il centrosinistra, quest’ultimo salirà in vantaggio con 463 voti. Il partito di Renzi, però, potrebbe decidere di schierarsi con il centrodestra, facendo ottenere alla coalizione ancora più voti.

A rendere l’analisi ancora più complicata sono un centinaio di elettori che non appartengono a nessuna delle due coalizioni e di cui, dunque, non si conoscono le intenzioni. A questo gruppo appartengono i sei senatori a vita, parlamentari che fanno parte delle Autonomie e parlamentari del Gruppo Misto.

Il Presidente Mattarella, eletto il 3 febbraio 2015, ha già chiarito di non avere alcuna intenzione di prolungare la sua presenza al Colle con un secondo mandato. Il Capo di Stato già a marzo 2021 disse agli alunni di una scuola primaria di Roma: «Io sono vecchio, tra otto mesi mi posso riposare». Anche se la Costituzione permette la rielezione senza un limite di mandati, è raro che un Presidente della Repubblica venga rieletto: l’unico ad aver ricoperto un secondo mandato è stato Giorgio Napolitano nel 2013.

Mario Draghi è il candidato favorito, ma la sua ascesa in carica porterebbe a dei quesiti molto importanti per il Paese. Draghi sta riuscendo a mantenere una legislatura unita, composta da partiti molto diversi fra di loro, in un periodo molto delicato per l’Italia: chi altro avrebbe l’autorevolezza per fare lo stesso?

E non bisogna dimenticare che l’Unione Europea ha messo a disposizione dell’Italia 200 miliardi di euro per uscire dalla crisi pandemica e Draghi è una figura tecnica che si è guadagnata molto rispetto tra le Istituzioni, i Governi stranieri e gli Organi internazionali, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle risorse. Se il Presidente del Consiglio abbandonasse l’esecutivo, chi potrebbe conservare la fiducia dell’Europa?

Un’ipotesi vede l’elezione di Draghi improbabile a causa del voto segreto, una regola inviolabile per l’elezione del Presidente della Repubblica. Un leader di partito può promettere a parole i voti dei propri deputati e senatori, ma questi ultimi, grazie al voto segreto, potrebbero non seguire le direttive provenienti dai vertici non votando Draghi.

E ciò avverrebbe per un motivo: ottenere la pensione parlamentare. I parlamentari, per assicurarsela, devono rimanere in carica per 4 anni, 6 mesi e un giorno, dunque fino a settembre 2022. Se Draghi venisse eletto a Presidente della Repubblica e non si riuscisse a trovare un altro Presidente del Consiglio che metta d’accordo la maggioranza, la legislatura finirebbe e si andrebbe direttamente al voto anticipato.

Nella prossima legislatura, inoltre, in Parlamento siederanno 300 parlamentari in meno, a causa dell’entrata in vigore della legge costituzionale sul taglio dei parlamentari. Molti parlamentari probabilmente sanno che il loro posto è molto più a rischio rispetto alle legislature precedenti.

Altro nome che circola è quello di Silvio Berlusconi, che concluderebbe con orgoglio la sua carriera politica ricoprendo la carica di Presidente della Repubblica. I due leader di destra, Salvini e Meloni, gli hanno dato il loro sostegno: se manterranno la parola data e se Berlusconi riuscisse a conquistare altri voti, la situazione sarebbe a suo favore. Recentemente, Berlusconi e Renzi hanno lanciato in Sicilia la loro alleanza “Forza Italia Viva”: come detto prima, non si sanno ancora le intenzioni del partito di Renzi, ma non è improbabile che dia i suoi voti a Berlusconi.

Oltre a Berlusconi e Draghi, esistono altri possibili candidati, tra cui Pier Ferdinando Casini, Romano Prodi, Daniele Franco e Dario Franceschini. Uno dei tanti nomi presi in considerazione è quello di Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari e già Presidente del Consiglio. Egli però non convince i Cinque Stelle, che considerano il politico come una delle cause della caduta del governo Conte bis.

Ultimamente sta circolando una teoria che vedrebbe Giuliano Amato, Giudice della Corte Costituzionale e Presidente del Consiglio nel 1992-93, come Capo di Stato per i prossimi due anni, per poi lasciare il potere a Draghi, in modo da mantenere unita la legislatura fino al 2023, quando poi si passerà al voto. Non ci è dato sapere, però, se Amato accetterebbe.

Si prospetta anche la possibilità che al Colle salga una donna: sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica Italiana.

Una possibile candidata è Marta Cartabia, attuale Ministro della Giustizia e Presidente emerito della Corte Costituzionale. Non essendo allineata in modo preciso né col centrodestra né col centrosinistra, potrebbe mettere d’accordo un buon numero di elettori.

Inoltre, nel mese di ottobre fu lanciata una petizione che aveva come obiettivo la candidatura di Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta alla Shoah. Segre, seppur molto onorata, non si è resa disponibile per questo incarico: «Li ringrazio per la loro stima, che li porta a pensare a me per un compito simile, ma non sono disponibile. Il ruolo di presidente della Repubblica richiede grande sapienza costituzionale e politica. E io ne sono priva, non avendo mai fatto politica attiva». E ha aggiunto: «Ho 91 anni».

Più si avvicinerà la fine del mandato di Mattarella, più ci saranno informazioni riguardanti il voto e le candidature. L’elezione del Presidente della Repubblica è sempre un momento delicato per il Paese, ma in questo periodo storico lo è più che mai. Questo perché la sua elezione influenzerà la sopravvivenza del governo stesso e della durata della legislatura. C’è in gioco la stabilità dell’Italia.

Viola Vismara
Classe 2000. Studentessa di Lettere Moderne.

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