Del: 7 Dicembre 2021 Di: Simone Santini Commenti: 0
Idrogel sintetici, si aprono nuove prospettive

Nella danse macabre delle cause di morte per malattia, il coronavirus non porta corona: sono le patologie cardiovascolari che uccidono maggiormente. Prima causa di decessi in Italia, esse (tra ischemie, infarti e malattie del cuore o cerebrovascolari) provocano infatti più di 230 mila morti all’anno nel nostro Paese. Il solo infarto è responsabile di circa 440 000 morti annue nell’Unione Europea, area in cui si stima colpisca annualmente più di un milione di persone, ed il costo calcolato per l’Europa nel 2017 di tale fardello sanitario è stato di circa 45 miliardi di euro. E anche quando la lesione al cuore non è letale, la guarigione si prospetta spesso lunga e difficoltosa. Questo a causa del movimento costante che i tessuti in via di rigenerazione devono sostenere a causa del battito cardiaco, una problematica che interessa anche altri tessuti costantemente sollecitati come le corde vocali.

Questa realtà potrebbe però cambiare grazie al lavoro del team guidato da Luc Mongueau e da Jianyu Li, professori della McGill University di Montréal, Québec. L’indagine dei ricercatori si è infatti soffermata sulla preparazione di un tessuto sintetico capace di facilitare il processo di riparazione di cuore e corde vocali, garantendo alle cellule riparatrici del tessuto lesionato uno scaffold sia sufficientemente poroso (affinché le cellule abbiano abbastanza spazio per vivere e crescere) che altamente resistente alle continue sollecitazioni.

A tal fine, è stato sintetizzato un idrogel a base di chitosano, un polisaccaride biocompatibile già molto usato nella biomedicina e nelle scienze dei biomateriali.

Gli idrogel sono materiali porosi, già sfruttati in molti campi per la loro capacità di assorbire grandi quantità d’acqua ed iniettabili nei pazienti con minima invasività, ma finora le formulazioni convenzionali non avevano creato idrogel sufficientemente resistenti. I campioni prodotti dai ricercatori della McGill seguendo il protocollo da loro elaborato e pubblicato in Advanced Science a fine novembre hanno invece sostenuto con successo 120 vibrazioni al secondo per oltre 6 milioni di cicli, uno stress biomeccanico estremo comparabile a quello sostenuto dalle corde vocali.

«I risultati sono promettenticommenta a tal proposito Guangyu Bao, candidato post-doc nel Dipartimento di Ingegneria Meccanica alla McGill – e speriamo che un giorno il nuovo idrogel sia usato come impianto per restaurare la voce nelle persone con corde vocali danneggiate, come ad esempio i sopravvissuti al cancro alla laringe».

Anche Jianyu Li non nasconde la sua soddisfazione per la performance “senza precedenti” ottenuta dai gel sintetizzati, e si dice “in trepidante attesa di tradurla a livello clinico”, per applicazioni che oltre al cuore e alle corde vocali potrebbero interessare anche la creazione di polmoni artificiali per testare i farmaci contro il Covid-19, così da aggiungere un ulteriore alleato a beneficio di chi lotta contro la pandemia.

Simone Santini
Nato nel 1999 e studente di Biotecnologia, scrivo racconti per entusiasmare e articoli quando la scienza è il racconto più entusiasmante.

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