Del: 18 Gennaio 2022 Di: Chiara Di Brigida Commenti: 0
Bonus psicologo, perchè sarebbe necessario?

Il 30 dicembre 2021 è stata approvata alla Camera la Legge di Bilancio contenente la manovra economica varata dal Governo in carica. Uno dei punti che in questi giorni ha maggiormente acceso il dibattito pubblico riguarda la mancata inclusione in tale legge del cosiddetto “Bonus psicologo“.  La reazione è stata estesa e trasversale, proprio come la maggioranza politica che sosteneva la proposta, soprattutto alla luce degli effetti dannosi che la pandemia ha avuto sulla salute mentale.  Analizziamo dunque di cosa si trattava e quali sono le prospettive future.

Il 2 Dicembre le senatrici del Pd Caterina Biti, Paola Boldrini e Vanna Iori e il senatore del medesimo partito Eugenio Comincini, hanno presentato l’emendamento 102-bis, al fine di modificare il disegno di legge di bilancio presentato dal governo. Tale emendamento, che ha poi ricevuto il sostegno di tutte le forze politiche, prevedeva la creazione di un “Fondo salute mentale” da 50 milioni di euro, divisi in due forme di sostegno economico: 15 milioni sarebbero stati destinati a un “bonus avviamento” e 35 milioni avrebbero invece finanziato un “bonus sostegno”. 

Il bonus avviamento consisteva in un contributo forfettario di 150 euro per i cittadini maggiorenni a cui non è stato diagnosticato un disturbo mentale e che non hanno avuto accesso ad altre agevolazioni in materia di salute mentale, erogato senza tener conto del reddito. Il bonus sostegno prevedeva invece dei sussidi commisurati all’Isee del richiedente: in particolare un contributo di 1.600 euro con Isee fino a 15.000 euro, 800 euro con Isee compreso tra i 15.000 e i 50.000 euro, 400 euro per le persone con redditi compresi trai 50.000 e i 90.000 euro.

La bocciatura della proposta, che non è dunque presente nella versione definitiva della manovra economica, ha scatenato numerose polemiche sia tra gli esponenti politici sia nella popolazione.

Sintomo di ciò sono le quasi 270mila firme che ha ricevuto in breve tempo la petizione lanciata sul sito Change.org, con la quale si chiede al Governo di prendere seriamente in considerazione i bonus proposti e di inserirli nel primo provvedimento utile.

Del resto, non è un mistero che la pandemia abbia influito pesantemente sulla salute mentale: l’Ordine Nazionale degli Psicologi lo scorso ottobre ha condotto una ricerca in collaborazione con l’istituto Piepoli, svolta su un campione di circa 5600 professionisti, dalla quale è emerso che il 21% dei pazienti ha interrotto il trattamento per problemi economici e che il 27,5% delle persone che avevano intenzione di avviare un percorso non l’ha fatto, sempre per ragioni economiche.

Sempre secondo tali dati, anche l’utenza dei servizi psicologici è cambiata, con un incremento per le categorie dei giovani, delle donne e delle persone appartenenti al ceto medio. Infine, tra le richieste ricevute sono aumentate, a causa della pandemia, quelle che segnalano i problemi d’ansia (+83%), i disturbi dell’umore o depressione (+72%), quelli dell’adolescenza (+62%), i problemi di coppia e con i figli (entrambi +49%). Sono aumentati anche i disturbi legati a una patologia fisica (+19%) e i disturbi dell’infanzia (+27%). È proprio dalla constatazione della criticità di questa situazione che prende le mosse la proposta di sussidi per usufruire dei servizi di sostegno psicologico.

Non mancano però voci che evidenziano come l’istituzione di un bonus, per quanto costituisca indubbiamente un primo passo, sia poco risolutiva del problema e auspicano un intervento più strutturale. 

Basti pensare che a livello economico la copertura del bonus potrebbe rivelarsi non sufficiente: secondo quanto stabilito dall’Ordine Nazionale degli Psicologi, un’ora di consulenza individuale può costare da un minimo di 35 euro fino a un massimo di 115 euro, con un prezzo medio che oscilla tra i 50 e i 90 euro l’ora.

Sarebbe dunque necessario potenziare il servizio pubblico, che oggi fatica a fare fronte a tutte le numerose richieste, sia per un problema quantitativo, legato al numero di psicologi che lavorano nelle strutture pubbliche, sia per un problema legato alla scarsità della rete psicologica “di primo livello”, ovvero quella che si occupa di prevenzione, promozione e ascolto.  

È sul solco di queste considerazioni che si innesta la proposta della senatrice Paola Boldrini, che evidenzia l’urgenza di ripartire con l’esame del disegno di legge a sua prima firma sullo psicologo di cure primarie, ossia “un professionista che collabori con il medico di base e con il pediatra di libera scelta, per garantire, già nella medicina di prossimità, il sostegno psicologico del disagio e la diagnosi precoce, anche in termini di prevenzione del malessere più grave”.

“La legge di bilancio”, afferma Boldrini, “ha stanziato 38 milioni per la salute mentale, ma dobbiamo continuare a lavorare per ottenere il bonus psicologo e perché i servizi di medicina territoriale offrano anche le cure psicologiche, ora più che mai (…). Ci sono i tempi per approvare il disegno di legge sia al Senato che alla Camera e superare un gap anche culturale in materia”.

Non resta che attendere i futuri sviluppi.

Chiara Di Brigida
Studentessa di Giurisprudenza con la parlantina sciolta e la polemica facile. Attualmente sposata con la caffeina, adora i fiori, i libri di filosofia e gli U2. Periodicamente (di solito in sessione) sogna di mollare tutto e aprire un chiringuito a Cuba. In realtà vorrebbe fare la giornalista, quindi tiene duro e ritorna sui libri.

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