Del: 30 Gennaio 2022 Di: Jessica Rodenghi Commenti: 0
Gli studenti protestano contro la morte di Lorenzo Parelli

Il 23 gennaio è stato organizzato un sit-in per ricordare la morte di Lorenzo Parelli, un ragazzo di soli 18 anni che è stato schiacciato da una trave d’acciaio durante il periodo di alternanza scuola-lavoro. Proveniva da un Centro di Formazione Professionale ed era stato assegnato all’azienda Burimec di Udine, che si occupa di fornire pezzi per l’industria siderurgica. Era il suo ultimo giorno nell’azienda, quando una trave d’acciaio lo ha ucciso sul colpo.

Per ricordare la sua morte, quindi, studenti e studentesse di Roma si sono trovati davanti al Pantheon, nonostante il corteo non fosse stato autorizzato. Il tutto era organizzato dal movimento Lupa-scuole in lotta, che aveva richiamato l’attenzione dei giovani romani. La protesta doveva essere un modo per ricordare Lorenzo, che, come spesso accade nelle aziende italiane, è stato una vittima della mancata sicurezza sul lavoro, che spesso viene fatta passare come “incidente sul lavoro”. Dopo poco, però, le voci in piazza hanno virato contro tutto il sistema dell’alternanza scuola-lavoro e i movimenti si sono fatti più accesi. Le forze dell’ordine, quindi, hanno spinto delle cariche di alleggerimento del corteo pacifico, che si dirigeva verso il palazzo del Miur, e a questo punto diversi ragazzi sono stati feriti dalle manganellate.

Dal profilo instagram del movimento organizzatore i ragazzi parlano direttamente di come Lorenzo sia stato ucciso dal sistema di alternanza scuola-lavoro.

Dal loro punto di vista questa forma di impiego degli studenti non è altro che un modo per permettere lavoro gratuito di minori, con la scusa di formarli. Il tutto andrebbe inquadrato in una visione capitalistica che nasce già nelle scuole. Spingere i ragazzi nelle aziende a 18 anni è un messaggio molto chiaro: il futuro che ti aspetta è un lavoro come questo. In questo modo i giovani si sentono catapultati in realtà per le quali sono spesso poco preparati (dai corsi di formazione per la sicurezza) e in cui si sentono dei lavoratori qualsiasi, che, però, non vengono retribuiti. Secondo Lupa-scuole in lotta l’alternanza scuola-lavoro sarebbe una forma di mercificazione del percorso scolastico e bisognerebbe protestare per questo, oltre che, ovviamente, per la tragica morte di Lorenzo.

Ad ogni modo non è la prima volta che si sentono voci di dissenso e proteste nei confronti di questa misura di tirocinio scolastico. Dalla sua introduzione nel 2015, con la legge 107 compresa nella riforma chiamata “Buona Scuola”, molti sono stati contrari all’ introduzione. Nel 2016 solo a Palermo si erano riuniti cinquemila studenti e studentesse sia provenienti da scuole superiori che da università, per richiederne l’abolizione. Si era indetto lo sciopero nazionale di categoria. Nel 2017, ancora manifestazioni, con studentesse e studenti assentatisi dalla scuola in forma di protesta. Insomma, i precedenti ci sono e sono ben chiari.

Un intervento interessante è stato fatto nel maggio del 2017 dal professor Alessandro Barbero, che sull’argomento tracciava un percorso storico partendo dal 1700, quando la scuola era un privilegio dei più abbienti e il lavoro era destinazione necessaria dei più poveri.

Oggi, a suo parere, ai ragazzi si starebbe di nuovo proponendo una soluzione utilitaristica della scuola, secondo la quale questa serve ma solo in funzione di un lavoro futuro.

Per questo motivo ci si domanda quale sia l’utilità di certe materie, che non servono direttamente nel mondo del lavoro, come il latino, ad esempio. Secondo il professore non si starebbe lasciando tempo ai giovani di sperimentare le proprie inclinazioni, anzi, li si starebbe immettendo in un mondo del lavoro cui non possono appartenere a soli 16, 17 o 18 anni.

Dall’altro lato c’è chi, invece, sostiene l’alternanza scuola-lavoro come una misura per contrastare la dispersione scolastica e dare quindi un indirizzo concreto ai ragazzi che stanno studiando per immettersi nel mondo del lavoro. Secondo Elisa Serafini, giornalista pubblicista che lavora anche per il quotidiano Il giorno, non si dovrebbe strumentalizzare la morte di un ragazzo per mettere in discussione un sistema che, tutto sommato, funziona. A suo parere “abolire l’alternanza scuola-lavoro per la morte di un giovane è come vietare l’uso delle macchine agli under 25 per evitare le morti in strada”, dunque non dovremmo farci prendere dall’emotività. Continua dicendo che “se l’alternanza scuola-lavoro non funziona, non può essere una morte a stabilirlo, ma, eventualmente, uno studio di impatto sui risultati del programma, che possa portare ad una riforma, una trasformazione, e persino un’abolizione”.

La sua posizione è interessante perché, di fatto, slega le questioni sull’alternanza scuola-lavoro e il voler ricordare Lorenzo: è una tragedia che viene strumentalizzata o è il grido di studenti che, giustamente, non vogliono lavorare gratuitamente quando i rischi sono così alti?

Jessica Rodenghi
Jessica, attiva nel mondo e nelle società, per fare buona informazione dedicata a tutti e tutte.

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