A inizio dicembre, si è svolta nella sede dei Radicali di Milano l’assemblea annuale dell’associazione, in cui è avvenuto un evento quantomeno singolare nello scenario della politica italiana. Sono infatti stati eletti segretario e tesoriere due ragazzi giovanissimi, rispettivamente Luca Biscuola (19 anni) e Nicola Morawetz (22 anni). In un paese in cui i più giovani faticano a trovare spazio, questo evento rappresenta sicuramente una controtendenza rispetto a ciò che siamo abituati a vedere, sia all’interno della politica che fuori da essa. Del resto, non deve sorprenderci che a compiere un passo simile siano stati i Radicali, la cui storia ci ha abituati a soluzioni tanto innovative e sorprendenti quanto rischiose. Per queste ragioni abbiamo deciso di raggiungere il segretario neoeletto Luca Biscuola, per discutere con lui della sua elezione, di ciò che essa ci può dire e di ciò che essa può significare.
Di seguito l’intervista, editata per garantire brevità e chiarezza.
La tua elezione alla segreteria dei Radicali di Milano, data la tua giovane età, è un unicum nello scenario politico italiano. Come te la spieghi?
Penso che dipenda dal mio percorso personale nell’anno precedente a questa elezione. Si tratta di un percorso iniziato con le manifestazioni per la didattica in presenza, organizzate con altri studenti del mio liceo sotto il Palazzo della regione Lombardia; in questi mesi il dialogo con le istituzioni è stato fondamentale, ed i primi a sostenerci sono stati il consigliere comunale di +Europa Michele Usuelli e la radicale Barbara Bonvicini. Questo mi ha portato a conoscere l’associazione Enzo Tortora dei Radicali di Milano, per poi iniziare ad attivarmi con loro su altre questioni, come le raccolte firme per i referendum assieme all’Associazione Luca Coscioni.
Durante questi mesi mi sono impegnato attivamente per organizzare le raccolte firme, e penso che questo abbia portato successivamente alla mia candidatura ed alla mia elezione alla segreteria dell’associazione.
I più cinici potrebbero ritenerti inadatto a ricoprire la tua carica, data la mancanza di esperienza. Cosa risponderesti?
Personalmente risponderei dicendo che è vero che non ho esperienza, però la farò in questo anno di segreteria; del resto, non si va da nessuna parte partendo da questo presupposto. L’esperienza è importante, ma per farsela è necessario cominciare da qualche parte, anche con l’impegno e la dedizione che non mi sono mancati fino a questo punto e che dimostrerò di avere anche in futuro.
Si parla spesso della nostra generazione come incompresa e disinteressata dall’attualità. Cosa pensi che possiamo dire alla politica istituzionale?
Più che altro si tende a dire che noi ci auto-escludiamo dal dibattito politico, ma non è così. Per fare un esempio, per quanto riguarda i referendum sulla cannabis e sull’eutanasia la fascia che ha firmato di più è stata quella che va dai 18 ai 35 anni, parliamo di più del 50% delle firme totali.
Il vero punto è toccare quei temi che interessano anche ai giovani, parlando anche di quei temi che riteniamo importanti per la società senza soffermarsi sempre sulle stesse cose. Ad esempio, durante la raccolta firme per la legalizzazione della cannabis siamo riusciti a coinvolgere ai banchetti anche persone della quinta liceo, persone che non avevano mai sentito parlare dell’associazione ed esterne alla politica. Se si toccano le giuste tematiche, il coinvolgimento dei giovani è evidente.
Nel concreto, cosa possono fare i giovani per influenzare la politica italiana?
Nel corso della mia esperienza ho capito che è fondamentale partecipare e manifestare, cercando un dialogo con la politica. Questa è stata la base dell’azione di Studenti Presenti, l’associazione con cui abbiamo manifestato per la didattica in presenza. Il nostro fine non è stato semplicemente quello di fare la dad con le coperte per terra davanti ad Attilio Fontana per rompergli le scatole, bensì quello di cercare un dialogo con lui e con tutti i consiglieri e parlamentari.
Noi giovani dobbiamo capire che per portare al centro del dibattito i temi che ci stanno a cuore bisogna procedere su due strade parallele, facendo politica dentro e fuori dal palazzo, cercando un dialogo con le persone all’interno delle istituzioni e manifestando. Questo si può fare, l’abbiamo visto con le manifestazioni per la scuola e col DDL Zan, indipendentemente da com’è andata nell’ultimo caso. Credo che questo sia l’unico modo per portare avanti determinati temi in maniera efficace.
Sotto la tua direzione, quali saranno gli obiettivi dell’associazione Enzo Tortora per il 2022?
Gli obiettivi che ci siamo posti sono prima di tutto l’organizzazione delle campagne referendarie che abbiamo sostenuto come Radicali e per i referendum sulla giustizia, per portare le persone a votare e per convincerle a votare sì.
Dopodiché ci stiamo mobilitando per un referendum abrogativo sul progetto del nuovo stadio di San Siro, perché crediamo che su un tema così importante per la città di Milano sia necessario stimolare un dibattito interno alla cittadinanza. Il nostro proposito è quello di trovare un punto d’incontro fra le esigenze delle squadre e l’interesse pubblico, senza dimenticare il danno ambientale che deriverebbe dalla demolizione dello stadio e la costruzione di un impianto nuovo. Infine abbiamo un numero da definire di delibere di iniziativa popolare, che si concentreranno sull’antiproibizionismo, sulla partecipazione popolare e sulla legge di iniziativa popolare «Molto più di Zan», e ci concentreremo dunque sui diritti che molte persone devono ancora conquistare.