Lo scorso 19 novembre è uscito su Netflix Tick, Tick… Boom!, l’adattamento cinematografico dell’omonimo monologo rock autobiografico di Jonathan Larson. Dietro la cinepresa niente meno che Lin-Manuel Miranda, il creatore di Hamilton, che nel 1997 ha trovato in quest’opera un «messaggio in bottiglia indirizzato proprio a lui».
La storia scritta da Larson è quella dei suoi trent’anni, un periodo in cui non riusciva ad imporsi come desiderava nel mondo del teatro e cominciava a chiedersi se valesse ancora la pena di lottare per i propri sogni. Il racconto della scalata verso il successo di Larson si conclude tragicamente, con la sua prematura scomparsa proprio la sera prima della rappresentazione di Rent, il musical che lo renderà famoso ai posteri.
Tick, Tick… Boom! è ciò che arriva prima del capolavoro: «un racconto sulla crescita, sul cadere e imparare a rialzarsi».
Accanto alle peculiarità del personaggio, dal talento fuori dal comune, vi sono le paure di tutti coloro che si avvicinano al cosiddetto 30/90, il fatidico compleanno che segna l’inizio dell’età adulta. Larson è alle prese con l’ultimazione di Superbia, il musical a cui lavora da otto anni. È un progetto interessante quanto strano: un musical ambientato in un futuro distopico. Dopo tanto lavoro e diverse modifiche, gli viene concesso di presentarne un workshop (una sorta di “prima”, destinata solo a critici e produttori). Questo è il momento che aspettava da tutta la vita, eppure quando si ritrova a dover lavorare sugli ultimi dettagli il progetto sembra portargli via completamente l’energia.
Ma le specificità della vita di Jonathan si intrecciano con le tappe comuni alla maggior parte delle persone, come sottolineato dalle figure dell’amico Michael (Robin de Jesús) e della fidanzata Susan (Alexandra Shipp). Quasi tutti coetanei, i personaggi devono scegliere che adulti diventare e chi meriti di rimanere nelle loro vite. Michael ha rinunciato da tempo alla carriera da attore e ha trovato un “lavoro serio” nella pubblicità, mentre Susan è una ballerina cui viene offerta un’occupazione nel Massachusetts. L’amico spinge perché i sogni del protagonista si ridimensionino, visto che il successo non sembra essere vicino; la fidanzata gli chiede di partire insieme a lei. I Boho Days dei vent’anni sono destinati a finire presto e non si può tornare indietro, non si può più rimandare.
La realizzazione di questo film ha richiesto diversi cambiamenti rispetto all’opera teatrale. Il monologo originale vedeva solo il protagonista al piano, mentre Miranda ha realizzato diverse scene corali. Molte canzoni sono state riadattate e la rielaborazione più amata dai fans è stata Johnny can’t decide. La differenza più significativa è la scelta di aprire il film con 30/90, canzone che Larson aveva inserito più o meno a metà nell’originale, invece che con Boho Days. È una legge non scritta dei musical il fatto che la canzone che apre lo spettacolo sia quella che ne definisce lo scopo e il linguaggio. Se Boho Days è una classica “intro a cipolla”, in cui tutti i personaggi vengono presentati e lo spettatore si ritrova inserito nella storia, 30/90 è invece la canzone che più rappresenta il modo di vedere il mondo di Jonathan.
Miranda non sceglie quindi di rappresentare Tick, Tick… Boom! cambiando soltanto formato, ma vuole rappresentare la vita del suo autore, il suo modo di vedere le cose, come l’opera è stata creata e vissuta.
È facile intuire il motivo per cui Tick tick… Boom! è stato così importante per il regista. È un racconto attuale di un mondo nel quale vi sarà sempre troppa competizione per poter pensare di essere i migliori senza dubitarne. Broadway è il luogo di tutti coloro che hanno continuato a sbattere la testa al muro per far realizzare i propri desideri, mentre i loro amici cambiavano lavoro, crescevano e si conformavano alle aspettative sociali. Questo musical non racconta come fare a conquistare il successo, ma quanto sia bello e duro allo stesso tempo continuare a credere ai propri sogni.
Al fine di portare lo spettatore nel mondo di Larson e omaggiarlo al meglio, sono stati inseriti così tanti easter eggs che nemmeno l’occhio più esperto può trovarli tutti alla prima visione. Dall’apparizione del numero 525600 in riferimento a Seasons of Love, all’orario che appare nella sveglia di Jonathan (lo stesso della videocamera di Mark nel film di Rent, che riprende gli amici nella scena iniziale), vi sono innumerevoli riferimenti al capolavoro di Larson.
Sono anche numerose le apparizioni di persone che hanno fatto parte della vita dell’artista e lo hanno sostenuto. Nella scena iniziale del festino appare Robyn Goodman, una sua cara amica e moglie della scenografa del film. All’interno del diner sono seduti alcuni attori della prima rappresentazione ufficiale di Rent e nella scena finale, tra il pubblico, è seduta Julie Larson, la sorella che ha fornito diverse riprese mai rilasciate dell’appartamento e della sua vita.
Tick, Tick… Boom! non è il miglior musical di sempre, probabilmente nemmeno dell’anno, ma è un film che nasce per amore.
L’amore di un giovane artista per il suo mentore, l’amore della comunità per uno dei suoi capostipiti e quello che lo stesso Larson aveva per la vita e la musica. È questo sentimento che porta il regista a creare la scena di Sunday, che nell’opera originale era cantata solo da Jonathan, mentre nel film lo si dota di un coro formato dai più grandi volti del musical theater del presente e del passato. Da Chita Rivera (Anita di West Side Story) a Renée Elise Goldsberry e Phillipa Soo (le Schuyler sisters di Hamilton), i cameo permettono ai fans di sorprendersi e al regista di omaggiare Larson dotandolo del sostegno della comunità che non ha mai ottenuto in vita.
Ci sono tante imperfezioni che evidenziano come per Lin-Manuel Miranda questo sia il primo progetto da regista, ma altrettanti dettagli dimostrano che il suo lavoro è stato rispettoso e meticoloso. Non solo lui, ma anche tutti gli altri collaboratori si sono impegnati fin dall’inizio. Le riprese sono avvenute durante la pandemia, Andrew Garfield ha imparato a suonare e cantare in pochi mesi, l’intero editing è stato svolto in lockdown…
In definitiva, questo film è imprescindibile per chi fa parte della comunità dei musical da tempo ed è affezionato a questo mondo, ma è anche un ottimo comfort movie per chi raggiunge quel punto della vita in cui non sa se continuare a lottare per un sogno impossibile.