
Conosciamo tutto ormai la vicenda tragica di Lorenzo Parelli, morto il 21 gennaio in un’azienda metalmeccanica in provincia di Udine, mentre svolgeva l’apprendistato previsto dal suo percorso di studi. Ad oggi è stata aperta l’indagine e sembra che il ragazzo stesse indossando i dispositivi di protezione individuale previsti, ma questo non è bastato a fermare la trave d’acciaio di 150 kg che lo ha colpito in modo fatale.
Da quel giorno le proteste non si sono fermate. I ragazzi (sia delle scuole superiori, che quelli delle università) sono partiti dai sit-in per ricordare Lorenzo, per poi giungere ai cortei contro il sistema dell’alternanza scuola-lavoro.
Una settimana dopo l’accaduto, gli scontri più violenti erano stati a Torino, dove i ragazzi avevano dichiarato una manifestazione statica, ma poi avevano iniziato a spostarsi verso il centro storico della città. A questo punto, a detta della Polizia, i ragazzi avevano già violato quanto richiesto: non avevano dichiarato che quello sarebbe stato un corteo e per questo motivo ci sono state delle cariche contro i manifestanti. A ogni modo è bene specificare che la maggior parte dei ragazzi era minorenne e che, dando un’occhiata ai video, sembrano essere poco pericolosi rispetto agli agenti. Il risultato sono state manganellate, ragazzi con il ghiaccio in testa per cercare di fermare il sangue e delle proteste che ancora non si sono fermate. Pino Ilaria, il referente Cobas che era presente alla manifestazione ha l’ha definita «una cosa vergognosa: appena i ragazzi si sono avvicinati pacificamente alla polizia per chiedere di poter passare per le strade i poliziotti sono partiti con le cariche, picchiandoli con i manganelli».
Il 4 febbraio, in risposta a tutto questo, il liceo Gioberti di Torino è stato occupato dagli studenti, per protestare contro la violenta repressione della polizia, che secondo loro sarebbe stata ingiustificata. Secondo Blanca, la studentessa che si è fatta portavoce dell’occupazione, ci sarebbero stati tra i 40 e i 50 feriti durante la manifestazione. Il Kollettivo studenti Autorganizzato Torino aggiunge che «la morte di Lorenzo non passerà sotto silenzio. Riaccendiamo il fuoco della lotta, mobilitiamoci al massimo livello possibile, rispondiamo alla violenza della polizia con la lotta».
È notizia recente l’occupazione di altri licei torinesi, le tematiche portate in auge sono molte, ma la principale rimane la morte di Lorenzo e la conseguente risposta della polizia alle manifestazioni.
Alle proteste iniziali si erano uniti anche gli studenti di Roma, che allo stesso modo avevano ottenuto risposte violente dalla polizia. L’intenzione dichiarata era quella di un sit-in, quindi sempre una protesta statica, ma i ragazzi avevano poi espresso l’intenzione di muoversi verso il Ministero dell’Istruzione. A questo punto la protesta si è quindi trasformata in un corteo e gli agenti li hanno caricati con una violenza inaudita.
Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista chiede «È questa la risposta del governo Draghi a ragazze e ragazzi indignati per la morte di un coetaneo? Auspichiamo che la protesta si allarghi perché non si può morire di scuola e lavoro: va abolita la legge che ha istituito l’alternanza scuola-lavoro e previsto che la formazione professionale si possa fare lavorando gratis nelle aziende». Aggiungendo poi la condanna per le cariche ingiustificate e chiedendo che sia garantito il diritto costituzionale a manifestare.
Ad oggi sono state svolte assemblee studentesche il 5 e 6 febbraio, in cui gli studenti hanno discusso e messo sul tavolo le richieste che vogliono fare al governo. Lupa scuole in lotta, organizzazione degli studenti di Roma, invita a una mobilitazione nazionale il 18 febbraio che critichi profondamente il sistema scolastico, pretendendo l’abolizione dei PCTO (alternanza scuola-lavoro) e ponga il tema della salute mentale come problema politico e collettivo a partire dalla reintroduzione della seconda prova alla maturità.
Anche gli studenti milanesi si sono mobilitati fin da subito. Il 28 gennaio erano scesi in piazza uniti agli esponenti del sindacato Cobas, con la volontà di porre una trave-simbolo di cartapesta davanti alla sede di Assolombarda, associazione degli industriali della zona, in ricordo di Lorenzo. Questo non era stato possibile, perché anche loro erano stati soggetti alle cariche della polizia, che dal loro lato volevano evitare l’irruzione nell’associazione.
A questo punto il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi chiede «È mai possibile che quando i giovani si mobilitano per richieste assolutamente legittime trovino come risposta solo scudi e manganelli?». E ancora: «Ma perché tutti tacciono e nessuno interviene? Dove è finita la Milano democratica che si indigna?». La sensazione che qualcosa, nella scuola, non stia funzionando c’è e si fa sempre più chiara. Sono moltissimi i ragazzi e le ragazze che hanno deciso di protestare o di occupare la propria scuola per farsi sentire: e noi, decideremo di ascoltare queste grida?