Del: 7 Febbraio 2022 Di: Beatrice Ghiringhelli Cavallo Commenti: 0
IRAN TRA STORIA E RICORDI. LA MOSTRA DI MASHID MOHADJERIN

Freedom is not free è una mostra fotografica visitabile fino al 28 febbraio al Pananti Atelier, un interessante spazio artistico nel pieno centro di Milano. Le fotografie sono di Mashid Mohadjerin, artista di origini iraniane il cui lavoro è stato esposto in centri d’arte di tutto il mondo.

La mostra presenta le cinque foto più significative dell’omonimo libro Freedom is not free, che raccoglie con diversi mezzi – fotografie, collage, testi – lo sguardo di Mohadjerin verso l’Iran.

L’artista intreccia la rivoluzione iraniana del 1979 e i rivolgimenti storici che ne sono conseguiti ai suoi ricordi e ai racconti delle donne della sua famiglia.

Le vite delle giovani iraniane che, come sottolineato nel libro, “nonostante le gravi sanzioni camminano per le strade con trucco impeccabile e sneakers alla moda, desiderando cambiamento e libertà date per scontate in altri luoghi”, si uniscono alla politica e alle proteste, ma anche a scorci sereni dell’infanzia di Mohadjerin.

Nel libro, consultabile all’ingresso della galleria, osserviamo immagini di vita quotidiana della famiglia dell’autrice alternarsi a paesaggi, vedute aride e deserte, ma anche le strade di Teheran, dominate dai colori accesi dei semafori e delle luci al neon. Mohadjerin mostra diverse sfaccettature del suo paese d’origine: alcune fotografie sono vibranti di luce e vita, altre, una casa in mezzo al deserto, un manichino senza braccia che indossa un abito da sposa, sembrano rimandare a una dimensione di inevitabile solitudine. Le immagini sono accompagnate da testi in cui l’autrice mostra una sorprendente capacità narrativa: queste pagine, dallo stile crudo ma pervaso di emozioni, potrebbero essere tratte da un romanzo.

La mostra è curata da Twenty14, un duo curatoriale specializzato in arte contemporanea di cui fa parte Matilde Scaramellini, che ha arricchito la visita con i racconti che le ha fatto l’artista.

Una delle foto più simboliche del lavoro di Mohadjerin ritrae una donna in un’automobile, sul volto evidenti segni di chirurgia plastica. Matilde riferisce che si tratta della cugina dell’artista; tornata in Iran dopo una lunga assenza, Mohadjerin non la riconosceva più per via degli interventi estetici al viso, un fenomeno molto diffuso in un paese in cui per la maggioranza delle donne è la sola parte del corpo che può essere esposta.

Una delle immagini della mostra “Freedom is not free” di Mashid Mohadjerin

Il titolo di libro e mostra richiama l’espressione idiomatica usata soprattutto negli Stati Uniti come ringraziamento ai militari che difendono la libertà; Mohadjerin la usa ironicamente: l’artista ha trovato la scritta su un cartello situato fuori da un carcere femminile, monito del fatto che la libertà non sia gratuita ma debba essere guadagnata, soprattutto per una donna.

Oltre alle foto vediamo un video in bianco e nero raffigurante gruppi di donne in un momento di lutto collettivo, seguito da riprese di una manifestazione. Le due parti sono intervallate da uno schermo nero in cui, nell’assoluto silenzio, sfilano scritte concentrate su atti di ribellione e sulle loro conseguenze; incubi che non sono altro che titoli di cronaca, come “Yasaman Aryani took off her headscarf & was sentenced to 16 years in prison” – Yasaman Aryani si è tolta il velo ed è stata condannata a 16 anni di prigione.

Mashid Mohadjerin riesce, attraverso l’arte, a rendere vicina la storia di un paese lontano, trasformando la sua esperienza personale e quella delle donne della sua famiglia in una potente e necessaria testimonianza di resistenza femminile.

Beatrice Ghiringhelli Cavallo
Sono Beatrice, studio con passione Lingue e letterature straniere. Mi piace leggere, guardare serie tv e film interessanti e informarmi su quello che succede nel mondo.

Commenta