«Dirò una cosa che forse qualcuno si scandalizza [sic], ma è dire la verità: essere perdonati è un diritto umano». Così risponde Bergoglio domenica 6 febbraio a Fabio Fazio. Sicuramente l’intervista è stata discussa in precedenza e domande relative a temi scottanti non sarebbero mai state permesse. Eppure, solo due giorni dopo questo riferimento al perdono comincia a dimostrarsi tutt’altro che casuale.
Il 20 gennaio 2022 lo studio legale Westpfahl Spilker Wastl ha pubblicato il rapporto di un’inchiesta riguardante i casi di pedofilia che si sono verificati tra il primo dopoguerra e il 2019 nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga.
La maggioranza dei crimini sarebbe stata commessa negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Il report riferiva di 235 persone responsabili di abusi e 497 vittime (nel 60% dei casi si tratta di minori). Fra i 235 abusatori, 173 erano sacerdoti. Fra le quasi cinquecento vittime, 247 erano di sesso maschile, nel 60% dei casi bambini e adolescenti tra gli 8 e i 14 anni, e 182 di sesso femminile. Un simile dossier era già stato pubblicato nel 2010, ma diversi casi si sono aggiunti nel corso degli anni.
Alcune vittime non sono state identificate, altri erano casi noti. Uno su tutti è Wilfried Fesselmann, che dal 2006 sporge denuncia per l’abuso subito nel 1980 a soli 11 anni. Durante il periodo strettamente seguente la denuncia, l’unica cosa che Fesselmann ha ottenuto è stata una visita dalla procura di Traunsten e il trasferimento di Peter H., il prete che per anni ha continuato ad abusare bambini senza essere fermato. Dal dossier traspare che le sue vittime siano in tutto 23.
Il trasferimento è stato gestito, tra gli altri, dal cardinale Reinhard Marx. Il nome di Marx è apparso più volte nel dossier di Monaco, con accusa sia di aver taciuto su diversi abusi, sia di averne commessi in prima persona. Negli ultimi anni è stato una figura influente nella campagna contro gli abusi all’interno della Chiesa tedesca, spingendosi addirittura a presentare le dimissioni come segno di protesta. Egli ha più volte dichiarato di essersi messo in contatto con le vittime e di aver provato così tanto dolore e senso di colpa da essersi allontanato dall’istituzione. Eppure, alla conferenza che si è tenuta per discutere del dossier non si è presentato e non ha fornito spiegazioni ulteriori.
Il nome che ha suscitato maggiori attenzioni è però quello di Joseph Ratzinger, il Papa emerito, che è stato vescovo di Monaco dal 1977 al 1982.
Proprio qui era stato trasferito Peter H., solo uno dei quattro casi in cui Ratzinger ha coperto ogni cosa e ignorato le vittime. Egli ha più volte dichiarato di non sapere nulla di questa vicenda a causa di un’assenza nella riunione in cui se ne discusse. Questa motivazione, che già nel 2006 doveva essere sembrata poco credibile, oggi è completamente inverosimile.
All’indomani della pubblicazione, la Santa Sede si è espressa con l’obiettivo di ricordare quanto Benedetto XVI ha fatto per combattere il fenomeno degli abusi interno alla Chiesa. Su diverse testate sono state riportate le opere di Ratzinger in difesa delle vittime e a favore dell’aumento di severità nel punire i clerici abusanti.
Terminato il tempo richiesto per “esaminare con attenzione” le oltre 1000 pagine, Ratzinger ha inviato una lettera contente delle scuse storiche al Papa. In essa si legge: «Ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile». Le scuse terminano con una considerazione sull’imminente fine della sua vita e come ciò lo porti a sentirsi più vicino a Dio, in attesa del giudizio.
Se è vero che il perdono è un diritto umano, secondo Bergoglio, lo sono anche il diritto delle vittime ad essere protette dalla legge (art. 8) e il diritto alla sicurezza sociale (art. 22).
Quindi è violazione dei diritti umani non permettere alle vittime del Vaticano di essere protette da tribunali statali e negare loro il diritto di denunciare. È violazione privare i bambini di uno spazio sicuro come quello di una parrocchia, un campeggio, una Chiesa, rendendoli oggetto di piacere e privandoli di una dignità che ancora non sanno di meritare. Chiedere a chi è stato violato e riceve giustizia oggi, alcuni dei quali dopo oltre 80 anni, di perdonare in nome dei diritti umani è a dir poco oltraggioso.
Nonostante l’inchiesta tedesca sia quella che ha suscitato più attenzioni, diversi stati negli ultimi mesi hanno aperto dossier per indagare attentamente la vicenda. La più grande inchiesta è quella francese, che è partita nel 2018 e fino alla sua pubblicazione, nell’ottobre 2021, ha contato oltre 10mila vittime dal 1950. I cardinali francesi si erano resi disponibili a consultare i loro archivi storici, esortati dal papa che ha definito la vicenda “una croce che servirà a fare luce”.
Anche la Chiesa del Portogallo ha autorizzato una maxi-inchiesta, ma ancora non ha saputo definire le date di pubblicazione dei risultati. Più restia alla collaborazione è la conferenza episcopale spagnola. A dicembre, il quotidiano El Pais aveva consegnato al papa un dossier di oltre 300 pagine contenente informazioni su 250 casi nel corso degli ultimi 80 anni. Il papa si era mosso rapidamente inviandone i risultati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ma i vescovi non sembrano voler rendere pubblici gli archivi e sembra che il governo debba intervenire con la forza.
Anche in Italia negli ultimi giorni è stata avanzata la proposta di aprire un’inchiesta, ma vi sono diverse voci contrarie. Come ha sottolineato più volte Jean-Marc Sauve, direttore dell’inchiesta francese, la maggior parte delle vittime che sono state interrogate non avevano mai seriamente denunciato quanto avvenuto perché non lo avevano mai processato o non erano stati ascoltati. I dati che abbiamo sono solo la punta di un iceberg le cui dimensioni probabilmente non conosceremo mai a fondo e ciò è la più grande vergogna di cui la Chiesa deve pentirsi.