Del: 12 Marzo 2022 Di: Giulia Scolari Commenti: 0
da rileggere per la prima volta il dio di illusioni

L’aesthetic della cosiddetta Dark Academia che spopola sui social è approdato anche nelle communities di lettori. Con questo stile si vanno a far convergere tutti quei libri che trattano di vicende misteriose ambientate solitamente in college elitari.

I protagonisti sono amanti dei classici, alcuni ossessionati, le atmosfere sono tenebrose e spesso vi sono colpi di scena che possono fare avvicinare queste letture al genere horror o al fantasy.

Tra tutti i titoli riscoperti e nuovi, il più consigliato all’unanimità è sicuramente Dio d’illusioni di Donna Tartt.

Pubblicato nel 1992, il titolo originale è The Secret History. Il libro è stato un caso letterario fin dalla sua prima pubblicazione: Tartt era ancora ventenne, una studentessa al Bennington College quando ottenne un contratto con una casa editrice e vendette il manoscritto per mezzo milione di dollari. Il suo successo fu poi messo in ombra dalla seconda pubblicazione dell’autrice, Il cardellino, che ha ottenuto una rappresentazione cinematografica nel 2019.

La storia ha come protagonista Richard Papen, un ragazzo di origini modeste che si trasferisce dalla California al Vermont per frequentare l’elitario Hampden College e studiare il greco antico.

Il corso di greco antico del college è tenuto da un misterioso professore, Julian Morrow, che accetta solo un numero esiguo di studenti secondo criteri sconosciuti e pretende che gli studenti frequentino solo le sue lezioni per tutta la loro permanenza al college.

Dal momento in cui riuscirà ad entrare, la vita di Richard cambierà completamente. Conoscerà Bunny, Henry, Frances e i gemelli, ma diverrà veramente loro amico solo quando condividerà con loro un segreto terribile.

La chiave di lettura del libro è la ricerca della bellezza: nei luoghi, nelle persone e nel mondo in generale. L’abilità della scrittrice si manifesta nel rendere anche dal punto di vista della scrittura questa tendenza: il lessico utilizzato è molto difficile e non è casuale.

I personaggi si esprimono con estrema cura dei toni e del lessico, intendendo ostentare la loro superiorità intellettuale.

La scrittrice utilizza la stessa attenzione anche nelle descrizioni dei pensieri, delle attività e dei luoghi. Il libro è pieno di termini che rimandano ai classici: neologismi inventati dai ragazzi per riportare il greco antico nella loro vita quotidiana o termini inutilizzati da tempo che portano radici greche o latine.

Il microcosmo dei ragazzi, isolati rispetto al resto della scuola per volontà di Julien, diventa lo studio del professore. Questo locus amoenus in cui si ritrovano ogni giorno per le lezioni è descritto come pieno di fiori, libri e illuminato dal sole: man mano che la situazione diventerà più tesa nelle vite dei ragazzi, anche nello studio ci saranno cambiamenti che lo porteranno piano piano a svuotarsi.

In contrapposizione con esso, il principale spazio frequentato dai protagonisti all’inizio della storia, cominciano man mano ad apparire luoghi sempre più squallidi, scuri e terrificanti (la casa in campagna, l’appartamento dove Richard passerà le vacanze invernali, il bosco).

La bellezza è agognata soprattutto nei rapporti interpersonali: i personaggi sono attenti alle apparenze, ma spesso si rivelano vuoti e superficiali.

 Il personaggio più interessante da questo punto di vista è Camilla: sorella gemella di Charles, attira le attenzioni sia di Henry che di Richard. Camilla è sempre descritta con rimandi alla purezza, ma si rivela presto tutt’altro che innocente. Al contrario degli altri personaggi, reagisce al peso del segreto che li lega con un rifiuto tale da dimenticarsi la maggior parte degli avvenimenti.

Il protagonista non sarà mai in grado di rendersene conto perché accecato dall’amore, ma il lettore si rende presto conto che dietro alla sua apparente apatia nei confronti della maggioranza degli avvenimenti non si nasconde alcuna superiorità emotiva o intellettuale, ma piuttosto l’opposto.

Dio d’illusioni è un romanzo indimenticabile per la sua estetica piuttosto che non per la particolare trama: la maggior parte dei personaggi sono superficialmente descritti e monodimensionali, numerosi avvenimenti sono irrealistici e difficili da capire.

È persino complicato capire in che periodo è ambientato: le tecnologie non vengono quasi mai nominate, i termini slang risultano datati, nessun avvenimento storico viene menzionato.

L’elemento che dovrebbe elevare i personaggi ad intellettuali, superiori al lettore, ovvero lo studio del greco, è presentato in una maniera evidentemente superficiale ed irrealistica. Chiunque abbia mai aperto un libro di greco sa che tradurre a mente dall’inglese al greco dopo tre anni di studio è virtualmente impossibile, così come una lezione in cui Platone, Seneca e Pindaro vengono citati e sovrapposti senza tener conto di contesto, lingua e periodi storici è inutile.

Eppure, nonostante questi innegabili elementi che possono fare storcere il naso, questo libro lascia un vuoto nel lettore. Costringe a farsi domande sulla propria morale e sulle proprie priorità, su cosa ognuno farebbe al posto dei protagonisti.

 L’estrema attenzione della scrittrice riguardo la scelta di ogni termine mette in dubbio persino le critiche sopracitate: la superficialità nelle caratterizzazioni è voluta? L’esagerazione che sfocia nel ridicolo di determinati comportamenti è un modo per ridicolizzare il personaggio?

Insomma, Dio d’illusioni si presta a diversi tipi di lettura e ha diversi piani di interpretazione.

Sicuramente non è un romanzo leggero, ma è una lettura che regala emozioni durante tutto il tempo che richiede.

Giulia Scolari
Scienziata delle merendine, chi ha detto che la matematica non è un’opinione non mi ha mai conosciuta. Scrivo di quello che mi piace perché resti così e di quello che odio sperando che cambi.

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