Del: 21 Marzo 2022 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 0
“Edipo Re. Una favola nera” al Teatro Elfo Puccini

La storia di Edipo è forse una delle tragedie greche più note ancora oggi: partendo dal capolavoro di Sofocle, passando poi per Seneca, Dryden e Lee, Thomas Mann, Hoffmansthal, Cocteau, Berkoff, giunge alla nostra contemporaneità, arrivando a Milano sul palco del Teatro Elfo Puccini.

Frutto del lavoro dei grandi registi, e colonne portanti dell’Elfo, Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, Edipo Re. Una favola nera, è un vero e proprio viaggio visionario, sciamanico, nel mondo della civiltà greca, così lontana, eppure vicinissima a noi. Con una rilettura in chiave contemporanea, dalle tinte anche leggermente dark, gli autori cercano di reinventare il rito della tragedia, provando a farci capire quanto in realtà la dimensione tragica, del mito e del sacro siano ancora fortemente attuali.

Sarebbe superfluo soffermarsi a raccontare nei dettagli la storia di Edipo, così risaputa e rianalizzata da molteplici intellettuali. Per poter capire invece a fondo il significato di questo spettacolo è necessario focalizzarsi sul contenuto intrinseco del sottotitolo: Una favola nera.

La vicenda di Edipo, inizialmente, non è altro che una favola.

Un principe bambino viene abbandonato sui monti da un pastore che lo aveva ricevuto dai suoi genitori con l’ordine di ucciderlo, a causa di una maledizione che incombeva sulla famiglia. Cresciuto, il principe diventa un uomo impavido e coraggioso, in grado addirittura di sconfiggere la temibile Sfinge, con il premio della bella regina di Tebe in sposa e la corona di re.

Edipo (Valentino Mannias) e la Sfinge (Ferdinando Bruni), © Lorenzo Palmieri

Dal momento del matrimonio, la favola in cui viveva immerso Edipo diventa non altro che una “macchina infernale”, come l’aveva definita Cocteau, una favola nera, cupa, buia, destinata a trasformarsi in tragedia. Edipo è costretto a conoscere e affrontare il proprio destino, quello da cui tanto era fuggito e che aveva, inutilmente, cercato di cambiare: uccidere il proprio padre e accoppiarsi con la propria madre. Una volta scoperta la verità, la pena che Edipo si autoinfligge è un contrappasso piuttosto cruento. Per non aver saputo vedere, ma forse anche per aver preteso di vedere troppo, Edipo si caverà gli occhi.

A un’analisi più attenta forse ci renderemmo conto che la storia di Edipo, propostaci da Bruni e Frongia, non è così lontana dalla nostra realtà.

Edipo altri non è che l’uomo moderno, contemporaneo, razionale, alle prese con l’inconscio, il non governabile e il non prevedibile. Edipo è un personaggio che ci spinge a interrogarci e in parte anche a lasciarci trascinare dallo scorrere degli eventi. E questo è, in generale, il grande potere della tragedia; ci permette di confrontarci con il sacro e rivalutare il nostro rapporto con il mistero, perso nello scorrere della modernità, troppo immersa nella razionalità. Il recupero del sacro ci permette di tornare a una condizione primordiale, altra, per staccarci dalla nostra quotidianità e andare più in profondità.

Una volta usciti dalla sala, tante domande frullano nella mente, le stesse che chiudono lo spettacolo, tratte da La morte della Pizia di Dürrenmatt: «Fu la colpa o il destino, fu l’uomo o furono gli Dei?». È questo il grande valore di Edipo e il motivo per cui questa storia continua a essere raccontata, perché risuona in chi la vede, spinge il pubblico a interrogarsi, cercare delle risposte e sentirsi più sollevato una volta trovate.

Il Coro (da sinistra: Mauro Lamantia, Edoardo Barbone, Ferdinando Bruni), © Lorenzo Palmieri

Nelle note di regia Bruni e Frongia sottolineano che «Ogni cosa del mondo è metafora. Non tutti uccidono realmente il proprio padre o si accoppiano con la propria madre. Ma attraverso questo dispositivo chiamato metafora, diventiamo partecipi dell’ironia della sorte e, grazie a questo, la nostra comprensione del tragico si fa più profonda e più grande».

In scena dal 15 marzo al 14 aprile 2022 al Teatro Elfo Puccini, composto da un cast tutto maschile (Ferdinando Bruni, Valentino Mannias, Mauro Lamantia, Edoardo Barbone), Edipo Re. Una favola nera omaggia la tradizione e porta lo spettatore verso una dimensione meno realistica e più sciamanica, accompagnato da musiche suggestive, dalle maschere preziose di Elena Rossi e dai meravigliosi costumi materici di Antonio Marras.

Edipo Re. Una favola nera è un’occasione unica per riscoprire sé stessi, nel proprio rapporto con il destino e con la propria realtà.

Agli studenti della nostra Università, giovedì 10 marzo, è stata data addirittura l’opportunità da parte dei registi, degli attori e del Teatro Elfo Puccini, di assistere a una lezione di prove aperte. Qui hanno avuto la possibilità di dialogare direttamente con i registi e gli attori, per scoprire qualcosa di più sulla realizzazione dello spettacolo e i suoi significati più profondi.

In copertina: Edipo (Valentino Mannias) e Giocasta (Mauro Lamantia), © Lorenzo Palmieri

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Amo i gatti, il Natale e la neve, viaggiare, specialmente se la destinazione è New York, leggere e immergermi ogni volta in una storia diversa. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.

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