Del: 27 Marzo 2022 Di: Laura Colombi Commenti: 1
L’energia rinnovabile e la transizione possibile

Il seguente articolo è frutto di una triplice collaborazione e sarà disponibile anche sul blog Climalteranti. Ringraziamo Stefano Caserini e Diego Tavazzi per la collaborazione.


Da più di un mese ormai è in corso l’invasione russa dell’Ucraina, con il suo portato di atrocità e vittime, sempre più spesso civili. Una guerra che è stata e continua a essere finanziata dai combustibili fossili, gas e petrolio in primis: secondo una ricerca pubblicata recentemente, solo dal 2014, cioè dall’annessione della Crimea, nove compagnie legate ai combustibili fossili hanno versato alla Russia quasi 16 miliardi di dollari tra tasse e canoni. Il 60% delle esportazioni russe è costituito da combustibili fossili (gas, petrolio e anche carbone), che generano un flusso di entrate imponente, quantificabile nell’ordine dei 250/300 miliardi di dollari all’anno. Soldi che arrivano in larga parte dai paesi europei, che quindi hanno finanziato e finanziano la corsa al riarmo e le operazioni militari. Se la Georgia importa dalla Russia solo il 6% del gas che consuma, Moldavia, Macedonia del Nord e Bosnia Erzegovina dipendono al 100%. Nel mezzo, paesi come la Germania, che supera di poco il 45%, e l’Italia, che è appena dietro a circa il 41%.

In questo contesto, acquista ancora più importanza Che cosa è l’energia rinnovabile oggi (Edizioni Ambiente, 19 euro), l’ultimo libro di Gianni Silvestrini con quattro capitoli di altri autori. Silvestrini da oltre quarant’anni si occupa di rinnovabili ed efficienza energetica e nelle circa 200 pagine di questo libro ha condensato la sua esperienza e capacità di visione per raccontare le trasformazioni del settore energetico, in Italia e nel resto del mondo. E indicare un percorso per quella decarbonizzazione sempre più indispensabile, grazie alla quale il nostro paese potrebbe liberarsi quasi completamente dalla dipendenza dai combustibili fossili.

In apertura al volume si spiega come fondamentale sia il contenimento della domanda di energia, reso possibile anche dal progressivo miglioramento delle tecnologie.

La Germania, per esempio, intende dimezzare i propri consumi entro il 2050. È discussa quindi la strategia dell’elettrificazione, che giocherà un ruolo fondamentale nel determinare risparmi di energia primaria.

Oltre alla rassegna dei diversi tipi di energie rinnovabili sono presentati anche i casi in cui queste energie riescono a soddisfare la domanda elettrica di interi paesi. È il caso di piccole realtà come Islanda, Costarica, Norvegia, Paraguay e Albania, ma anche di Brasile e Austria, dove due terzi dei kWh prodotti sono verdi. Ecco che nel volume allora un intero capitolo è dedicato alla transizione possibile nel nostro paese, anche partendo da casi di studio interessanti come quello riguardante la Sardegna. Il caso è a dir poco paradigmatico: mentre si parla di metanizzare l’isola, Silvestrini ricorda il recente studio del Politecnico di Milano e Università di Padova (Una valutazione socio-economica dello scenario rinnovabili per la Sardegna, 2021), in cui si spiega che per questa isola è possibile e conveniente (in termini di posti di lavoro e crescita economica) uscire dal carbone entro il 2025 e arrivare a una produzione elettrica completamente garantita dalle rinnovabili a metà secolo.

Uno degli assi portanti del volume è che la transizione energetica richiede la trasformazione di un intero sistema produttivo, a partire dal settore estrattivo.

Lo vediamo nel percorso intrapreso nell’ultimo decennio (con una decisa accelerata negli ultimi cinque anni) dal gigante economico cinese, di cui Silvestrini rende conto dati alla mano. È la Cina a rappresentare la potenza solare più elevata sulla scena internazionale, così come, sul versante delle materie prime, è sempre la Cina ad aver rappresentato nel 2020 il 77% della produzione mondiale di polisilicio, materiale di base per i moduli solari di silicio che dominano il mercato.

Il gigantesco impianto fotovoltaico a forma di panda dello Shanxi, nel nord della Cina

La brevità del volume non inganni: con chiarezza e spirito critico, illustra vantaggi, limiti e sostenibilità non solo ambientale o economica ma anche culturale (come nel capitolo Paesaggio e rinnovabili: una necessaria alleanza di Giuseppe Barbera) di ogni tecnologia disponibile oggi e di quelle annunciate da decenni. Si comincia da quelle più consolidate, il fotovoltaico in primis, che nel 2021 ha fatto registrare a livello mondiale una crescita record di 183 GW di nuove installazioni, e per cui si prevedono numeri ancora più importanti nei prossimi anni.

Spazio anche al solare termico, a quello a concentrazione, e all’agrovoltaico, che combina alcune colture agricole con la produzione di energia da fonte solare, contribuendo a risolvere i problemi di consumo di suolo a volte associati al fotovoltaico. Silvestrini non nasconde le criticità, ad esempio relative alla disponibilità dei materiali (si veda la figura presente  nel libro, qui sotto riportata), ma sottolinea come l’innovazione nel settore del riciclo (sia delle batterie sia degli impianti, in particolare di quelli eolici) e le pratiche di economia circolare possano alleviare le carenze dei minerali.

Figura 1 Utilizzo di minerali per veicoli e per tecnologie per la generazione elettrica (fonte: IEA, 2021)

Bacini delle dighe, canali e tratti di mare protetti da barriere possono poi diventare una delle nuove frontiere per l’espansione del fotovoltaico: il potenziale è enorme, al punto che secondo una ricerca del National Renewable Energy Laboratory del Department of Energy degli Stati Uniti, utilizzando il 20% della superficie idrica di questi invasi si potrebbe, cautelativamente, generare una quantità di elettricità pari al 14% del consumo elettrico mondiale.

Interessanti anche le prospettive per l’eolico, sia onshore che soprattutto offshore, grazie anche alle nuove tecnologie di installazione flottanti, che permettono di costruire parchi eolici anche in acque profonde e lontano dalle coste.

Un capitolo a parte è dedicato alle biomasse (scritto da David Chiaramonti e Giacomo Talluri), un settore in cui, secondo la definizione della Direttiva europea sulle fonti rinnovabili, rientrano “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura, comprendente sostanze vegetali e animali, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti, compresi i rifiuti industriali e urbani di origine biologica” e che può contribuire a decarbonizzare settori “difficili” come quello del trasporto pesante, l’aviazione e il marittimo, e aprire prospettive molto interessanti anche per la produzione dell’idrogeno.

Le potenzialità dell’idrogeno vengono approfondite nel capitolo dedicato agli accumuli, fondamentali per gestire l’intermittenza delle fonti rinnovabili.

Servono, chiarisce Silvestrini, batterie (la cui curva dei costi assomiglia a quella del fotovoltaico, in picchiata) e accumuli di lunga durata, e le tecnologie di pompaggio possono avere un ruolo rilevante.

Un alto tema cruciale affrontato è quello sul governo della domanda di energia: gli interventi di Demand Response, attraverso cui le società elettriche modulano incentivi finanziari o di altro tipo per modificare i consumi degli utenti, e l’utilizzo dei veicoli elettrici come accumuli distribuiti (Vehicle to Grid e Vehicle to Home) per bilanciare le fluttuazioni, sono due degli sviluppi più promettenti in un settore che sta cambiando molto rapidamente.

Numero (in migliaia) di occupati nel settore delle rinnovabili nel mondo nel 2020 (Fonte: www.irena.org)

Riguardo ad un altro punto cruciale, la just transition e i posti di lavoro, Silvestrini evidenzia come secondo la stragrande maggioranza delle analisi la transizione ecologica avrà comunque un saldo positivo sull’occupazione. Se dal punto di vista tecnologico la transizione è senz’altro possibile, deve essere gestita con equità, per evitare che le fasce più povere della popolazione debbano sopportare costi eccessivi, anche perché così si minerebbe quel sostegno di cui ha assolutamente bisogno.

Infine, un ultimo motivo per cui si consiglia questo libro è che, come raccontato in passato, a Gianni Silvestrini va riconosciuto il merito di aver coniato il termine “climalteranti”.

Testo di Diego Tavazzi, Laura Colombi e Stefano Caserini.

Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.

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