Del: 4 Marzo 2022 Di: Jessica Rodenghi Commenti: 0
L'importanza di utilizzare la dicitura Kyiv, non Kiev

L’aggressione dell’Ucraina portata avanti dall’esercito di Vladimir Putin spinge a molte riflessioni, una di queste è di tipo linguistico. Quanto è importante per i cittadini ucraini avere una corretta pronuncia nel nominare le città?

Kyiv (Київ) è la dicitura formale per riferirsi alla capitale ucraina. Secondo le leggende prenderebbe il nome da Kyi, membro di una tribù slava, che avrebbe fondato la città intorno al VI secolo d.C.: da qui la città si chiama Kyiv, e non Kiev. È dal 1991, quando il Paese divenne indipendente dall’Unione Sovietica, che il governo spinge per adottare delle traslitterazioni in alfabeto latino diverse dalle precedenti influenzate dal russo. Se per molto tempo utilizzare Kiev poteva sembrare normale, soprattutto oggi diventa una rivendicazione d’indipendenza conoscere la giusta pronuncia. Questo accade perché Kiev è la traslitterazione in alfabeto latino dalla pronuncia russa e per un Paese che vuole essere indipendente è importante partire da elementi che possono sembrare banali, ma che sono invece fondamentali per una cultura libera e unitaria.

Dopo anni di oppressioni da parte russa, gli ucraini hanno voluto adottare fieramente un linguaggio proprio, che non risentisse degli echi sovietici che li avevano omologati a tutti i territori controllati dall’Unione. In quel periodo, ma già dal XVII secolo, la lingua ufficiale era il russo, nelle scuole si insegnava soltanto il russo e l’ucraino veniva trattato come una sorta di dialetto provinciale.

Lo scrittore, musicista e poeta ucraino Yuri Andrukhovych ha dichiarato pochi giorni fa in un’intervista a Repubblica che rinunciare al bilinguismo è certamente privarsi di una ricchezza, ma anche che “oggi rinunciare al russo è un mezzo di lotta. Non solo per la pesante eredità sovietica, e zarista, quando il russo era imposto dal potere imperiale, ma pure per motivi contingenti. Il russo è un’arma nelle mani di Putin. La lingua ucraina è un’arma contro Putin”.

La lingua è parte fondante dell’identità del popolo, a maggior ragione in una situazione come quella del conflitto in Ucraina, si sente il bisogno di allontanarsi dalla dominazione dei potenti che vorrebbero omologare i territori e le società.

Sono in moltissimi a pensarla come Andrukhovych: è fondamentale che in Ucraina si utilizzi l’ucraino e non ciò che viene promosso da Putin, che sta compiendo innumerevoli crimini di guerra contro questa popolazione. Anche la giornalista Cecilia Sala, che si trova attualmente in Ucraina per documentare i fatti del conflitto, ha deciso di utilizzare la dicitura Kyiv nel suo podcast Stories, spiegando che si tratta di un passo importante per gli ucraini.

Già nel 2013 la piazza Majdan Nezaležnosti di Kyiv era occupata dall’ Euromaidan, insieme di movimenti che durarono tre mesi, nonostante le repressioni. Erano persone che protestavano per la scelta del presidente in carica, Viktor Janukovič, di intrattenere accordi con la Russia, invece di sottoscrivere il trattato di associazione politica ed economica con l’Unione Europea: le proteste erano state represse nel sangue e alla fine il presidente era stato messo sotto accusa ed aveva così avuto inizio la rivoluzione ucraina. In questo caso il governo di Vladimir Putin aveva accusato gli USA e l’Unione europea di aver fomentato la repressione nel sangue delle proteste.

Nel 2018 il governo ucraino aveva lanciato una campagna per la corretta pronuncia dei nomi di città ucraine con l’hashtag #kyivnotkiev e da qui moltissimi giornali e luoghi pubblici avevano adottato la dicitura corretta, che, però, rimane la meno famosa.

Ad esempio, a maggio 2019 l’ambasciata ucraina in Italia aveva twittato l’immagine del tabellone di un aeroporto in cui la dicitura Kyiv era stata quantomeno affiancata a quella più conosciuta.

Ad ogni modo la propaganda russa spinge ancora per utilizzare i termini derivanti dal proprio linguaggio, in un’ottica di russificazione forzata che non sembra non voler mai terminare, giustificando la scelta in un’ottica di “salvaguardia delle popolazioni russofone”.

Jessica Rodenghi
Jessica, attiva nel mondo e nelle società, per fare buona informazione dedicata a tutti e tutte.

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