Del: 10 Marzo 2022 Di: Simone Santini Commenti: 0
L'Ucraina è a rischio catastrofe ecologica

Il giallo dei girasoli e l’azzurro del cielo. È un’immagine molto poetica dell’Ucraina, immortalata anche nella bandiera nazionale quale simbolo del Paese. Ma l’Ucraina è anche molto altro: è una distesa di impianti industriali, metallurgici, petrolchimici e minerari spesso obsoleti ed estremamente inquinanti, la cui attività sovente mal gestita ha già reso alcune regioni ucraine tra le più inquinate d’Europa. Tutto questo, insieme al pericolo legato alla presenza di centrali nucleari e ai siti di stoccaggio di materiale radioattivo, rischia di diventare una bomba pronta a far scoppiare una catastrofe ecologica, ora che l’Ucraina è vittima dell’aggressione militare russa.

Spesso non si tratta di problemi nuovi.

Nella regione del Donbass, contesa dal 2014 tra ucraini e separatisti filorussi, una silenziosa catastrofe ambientale è già in corso da circa 8 anni. In quanto regione mineraria ricca di carbone, il Donbass è sede di oltre 900 miniere sia attive che non, e senza adeguato monitoraggio anche a causa del conflitto i tunnel stanno provocando pericolosi smottamenti e rilasciando pericolosi inquinanti nel terreno, nelle falde acquifere e nel fiume Donetsk. Inoltre, negli anni ’70 per l’attività estrattiva venivano usati esplosivi nucleari, e molti siti, come la miniera di Yunkom, sono ancora fortemente irradiati.

Siamo stati tutti con il fiato sospeso quando i combattimenti si sono avvicinati alla centrale nucleare di Zaporižžja, ma se i detriti radioattivi che giacciono nel sottosuolo del Donbass venissero portati alla luce si rischierebbe una catastrofe altrettanto grave. Ora che il conflitto si è allargato all’intero Paese, a tutto questo si sono aggiunti i danni provocati dai bombardamenti su larga scala condotti dalle forze russe. Fin dalle prime fasi della guerra gli impianti industriali sono stati pesantemente colpiti rilasciando nubi di fumi tossici nell’atmosfera, come nel caso dei serbatoi di petrolio bombardati a Vasylkiv, presso Kiev, o il gasdotto fatto esplodere a Kharkiv il 26 febbraio. I bombardamenti sugli edifici civili stanno, tra l’altro, sbriciolando notevoli quantità di amianto (materiale ampiamente usato in Ucraina e solo tardivamente regolamentato) e sollevando nubi di particolato sottile, una provata concausa di cancro e malattie cardiovascolari. Senza contare le sostanze cancerogene e i metalli pesanti presenti nelle munizioni, a cui sono esposti sia soldati che civili.

Rispetto ai danni ecologici inflitti finora dalla guerra in Ucraina non è possibile fare stime precise, visto che quasi tutti i sistemi di monitoraggio del Paese ormai non sono più operativi.

Comprensibilmente, una nazione che lotta per sopravvivere non ha né il tempo né le risorse per preoccuparsi dell’inquinamento. Va tuttavia ricordato che sarà proprio la distruzione dell’ambiente che oggi la guerra provoca a continuare ad uccidere anche dopo che le bombe smetteranno di cadere: i sopravvissuti ucraini si troveranno a vivere su un suolo fortemente avvelenato e a respirare un’atmosfera inquinata da sostanze cancerogene, e nell’atto di ricostruire il proprio Paese verranno probabilmente in contatto con sostanze estremamente pericolose. Chi è scampato agli oltre 600 razzi lanciati da Putin si troverà a rischio di contrarre malattie respiratorie, a causa della polvere e della cenere inalata. Per queste ragioni, la devastazione dell’ambiente ucraino rappresenta un evidente ulteriore crimine di guerra perpetrato durante questo conflitto sporco sotto tutti gli aspetti, un crimine che graverà a lungo sul popolo ucraino, parte dell’eredità di una guerra mai voluta se non dalle brame di un tiranno.

Simone Santini
Nato nel 1999 e studente di Biotecnologia, scrivo racconti per entusiasmare e articoli quando la scienza è il racconto più entusiasmante.

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