Del: 26 Aprile 2022 Di: Cristina delli Carri Commenti: 0
Cosa ci insegna la vittoria di Macron alle presidenziali francesi

A seguito del ballottaggio del 24 aprile, Emmanuel Macron è stato rieletto Presidente della Repubblica francese, dopo due settimane di forte tensione. Ancora una volta, come nel 2017, il secondo turno vedeva come sfidanti il giovane leader de La Republique En Marche, movimento fondato da Macron stesso nel 2016, e Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra Rassemblement National.

La tensione non è nata solo dalle differenze ideologiche dei due sfidanti, riassumibili per esempio nelle posizioni europeiste dell’uno ed euroscettiche dell’altra. Sono numerosi i francesi che non si sentono rappresentati da nessuno dei due volti e che oggi chiedono un cambio nella legge elettorale, dal sistema maggioritario ad un proporzionale.

Per molti infatti quello del ballottaggio non è stato un esercizio di democrazia, ma una non-scelta.

La tensione è dimostrata dai dati: la percentuale di astenuti di domenica sera è stata del 28%, un numero impressionante per gli standard francesi ed in crescita rispetto al 2017, quando era stato del 25,4%. Cresce anche il numero delle schede bianche e delle schede nulle, nonché il consenso mostrato a Marine Le Pen rispetto a cinque anni fa. Con il 41% dei voti, la leader di RN ha portato il suo partito ad una popolarità che non aveva mai visto. I crescenti consensi di Le Pen mostrano un aumento nella polarizzazione del corpo elettorale, che cerca sempre più un superamento dei blocchi politici tradizionali tendendo verso l’estremizzazione ideologica.

Questo non risulta evidente soltanto dal conteggio dei voti di Le Pen al ballottaggio. Basti pensare ai nomi degli altri candidati al primo turno: oltre al 7% di Eric Zemmour, che rappresenta una destra ancora più estrema di quella di Le Pen, troviamo soprattutto l’amatissimo Jean-Luc Mélenchon, candidato di sinistra fermatosi con il 21,95% al primo turno elettorale, subito dietro al 23,15% di Le Pen. Non c’è stata traccia dei partiti tradizionali di centro sinistra e di centro destra, che si fermano invece a percentuali irrisorie, sotto al 5%.

Tra i giovani, soprattutto tra gli studenti, il risentimento più forte è quello per la mancata partecipazione di Mélenchon al ballottaggio.

Attraverso un breve sondaggio elaborato dalla nostra redazione, nella settimana prima del secondo turno alcuni studenti dell’Université Panthéon Sorbonne di Parigi hanno espresso un forte malcontento verso i candidati del ballottaggio. Nonostante più della metà degli intervistati non fosse sorpresa dai risultati del primo turno, a pochi giorni dal ballottaggio erano in molti a non aver ancora deciso chi votare e soprattutto se recarsi alle urne. Secondo i più, la dicotomia tra Le Pen e Macron è la rappresentazione di un elettorato anziano, spesso mal informato e poco attento al futuro delle nuove generazioni.

Emblematica è anche l’occupazione, a seguito dei risultati del primo turno, delle sedi dell’Università Sorbona, la più antica al mondo insieme a quelle di Bologna ed Oxford, le cui aule sono state vandalizzate e chiuse agli studenti per più di due settimane. L’occupazione e le manifestazioni correlate sono state il modo per gli studenti – per gran parte elettori di Mélenchon – di far sentire la propria voce, di farsi notare dai riflettori della politica.

Emmanuel Macron è cosciente della tensione e del ruolo difficile che occuperà nei prossimi cinque anni.

Durante il suo discorso di insediamento infatti, tenutosi verso le 22 di domenica sera, il Presidente ha dichiarato:

Io so che numerosi compatrioti hanno votato per me oggi non per sostenere le mie idee, ma per fermare quelle dell’estrema destra. Voglio ringraziarli e fargli sapere che sono consapevole che il loro voto mi impegna per i prossimi cinque anni. Sono depositario del loro senso del dovere, del loro attaccamento alla Repubblica e del rispetto delle differenze che sono state espresse in queste ultime settimane.

Alla guerra in Ucraina e alla transizione ecologica – più volte indicata da Macron nel suo discorso come una assoluta priorità – nell’agenda del Presidente si aggiunge la necessità di ricostruire il tessuto sociale francese, ormai frammentato e diviso già da diversi anni. I francesi hanno votato memori delle lunghe settimane di tensione dei gilet gialli, dei lockdown e della crisi pandemica, con un’inflazione galoppante e con un prezzo dell’energia che continua a crescere, nonostante l’uso dell’energia nucleare.

Cristina delli Carri
Vegetariana, giramondo, studio giurisprudenza ma niente di serio. Se fossi un oggetto sarei una penna stilografica.

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