Del: 3 Aprile 2022 Di: Jessica Rodenghi Commenti: 0
Femminicidio e narrazione: a che punto siamo in Italia?

È di questi giorni la notizia tragica del riconoscimento del cadavere di Carol Maltesi, donna italo-olandese, che è stata uccisa e fatta a pezzi da Davide Fontana. La donna aveva 26 anni ed un figlio, che ad oggi ne ha 7.

Un elemento che viene poco citato è il ruolo chiave di Andrea Tortelli, direttore del giornale Bsnews. Lui avrebbe tentato di mettersi in contatto con Carol, intuendo poi di avere a che fare con l’assassino, che utilizzava il profilo Whatsapp della donna. Ad ogni modo, Fontana è stato descritto dalle varie testate specificando il suo lavoro distinto in banca, la sua vita tranquilla, insomma andando a delineare il profilo di una persona qualunque.

I fatti parlano chiaro, però. L’uomo la avrebbe uccisa, fatta a pezzi e avrebbe poi tentato di eliminare il cadavere. Non riuscendoci, avrebbe deciso di occultarlo per mesi, poi lanciando i sacchi in un dirupo nella zona di Borno, in provincia di Brescia.

Ora, sembra ancora una persona qualunque? È davvero importante ricordarci che Fontana era un impiegato in banca, foodblogger e uomo tranquillo?

Facciamo qualche esempio. La testata prima Bergamo in un articolo sceglie di utilizzare come immagine una in cui Carol è truccata e sorridente, poi si parla in modo molto dettagliato di come sia avvenuto l’omicidio, specificando che sia avvenuto durante la ripresa di un video hard.

Il Corriere della sera, invece, ha deciso di porre una panoramica più ampia e, come nel suo stile, ha descritto ogni dettaglio disponibile al pubblico delineando il quadro completo della situazione. Anche qui si parla del lavoro nel mondo del sesso, lo si inserisce anche nel titolo clickbait, nonostante nel testo dell’articolo si citi ogni passaggio della sua vita (e non solo l’ultima occupazione).

La fotografia scelta per l’articolo ha sempre un richiamo al mondo dello spettacolo, in quanto Carol è mostrata truccata in uno scatto professionale.

Repubblica tratta della faccenda seguendo i passaggi legali, dunque trattando della confessione di Fontana, avvenuta il 28 marzo. Anche qui troviamo i dettagli dell’omicidio, che sono anche i dettagli della confessione. In questo caso si cita un dettaglio interessante: l’assassino sarebbe anche stato un regista di video hard.

Non è un’informazione data nei titoli, è inserita come un piccolo inciso; eppure, del lavoro di Carol se ne è parlato molto. Il Giornale di Brescia porta un articolo citando le dichiarazioni dell’avvocato Manuela Scalia, che allontana alcuni sospetti che certi titoli suscitano dicendo che «di certo so che Carol non è morta per un gioco erotico finito male».

Si parla dell’assassino, della sua folle lucidità con cui avrebbe programmato il tutto e, finalmente, si cita i video hard soltanto in funzione del rapporto fra Fontana e Maltesi.

Anche tgcom24 ha coperto la notizia, associando immediatamente l’epiteto “pornostar” al nome di Carol.

Questi sono soltanto alcuni esempi di una narrazione che tende a porre l’accento sull’attività di sex worker di Carol, mentre per quanto riguarda Fontana sottolinea l’opposizione a lei trattando della sua vita ordinaria.

Certamente ogni testata compie delle scelte editoriali importanti, per cui non esiste un’autorità in grado di verificare quale sia il modo corretto di dare certe informazioni. Ogni giorno abbiamo sempre più informazioni date dalle indagini, quindi i giornali lavorano in modo incessante per poter garantire una copertura mediatica del caso, probabilmente facendo capo al loro dovere di cronaca.

Ad ogni modo, si tratta di femminicidio e in Italia siamo sempre più abituati a media che slittano la nostra attenzione verso dettagli di poco conto. Ogni piccolo elemento può essere importante, ma non bisogna dimenticare la serietà dei fatti in questione. La parola “femminicidio” viene usata molto poco dai giornali italiani, che spesso preferiscono parlare di “raptus” dovuto al troppo amore, oppure scavano nella vita della vittima per cercare una sorta di giustificazione a ciò che le accade.

Questi avvenimenti tragici non sono una novità, dato che il Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’interno dichiara come uno dei principali problemi di criminalità in Italia sia costituito dai femminicidi. Dall’inizio del 2022 al 27 marzo sono già 23 le donne uccise in modo volontario, di cui 13 per mano dell’ex partner o del partner.

Non è un fatto da prendere alla leggera, dunque, eppure sembra che i canali d’informazione possano tralasciare la serietà dei fatti, facendo luce su aspetti totalmente irrilevanti alla narrazione.

Quando decidiamo di sottolineare certi aspetti, stiamo delineando una nostra posizione. Quando scegliamo di pubblicare tutti i dettagli di un omicidio oppure le immagini dei cadaveri, stiamo sicuramente descrivendo qualcosa di vero, ma con un atteggiamento che si allontana dal rispetto per l’accaduto.

Come lettori siamo sempre più abituati ad avere visivamente l’immagine di ciò che accade, di qualsiasi evento e non ci fermiamo più davanti ai lutti ed alle tragedie. A questo punto ci si può chiedere se nel parlare del caso Carol Maltesi si stia seguendo il dovere di cronaca o se, piuttosto, si stia spettacolarizzando un evento tragico.

Jessica Rodenghi
Jessica, attiva nel mondo e nelle società, per fare buona informazione dedicata a tutti e tutte.

Commenta