Ricorre oggi la 52esima Giornata della Terra, celebrata dal 1970 in tutto il mondo. Si tratta di un momento importante che apre alla riflessione sui principali problemi ambientali, primo fra tutti il cambiamento climatico e la sua preoccupante accelerazione negli ultimi anni. Non è raro ormai sentir parlare di «punto di non ritorno» e della conseguente necessità di agire sul presente prima che sia troppo tardi. In effetti, uno dei punti fondamentali su cui insistono i gruppi ecologisti e non solo è la salvaguardia dei diversi ecosistemi presenti sul nostro pianeta, attraverso politiche rivolte a soluzioni green che riducano effettivamente l’impatto delle attività antropiche sull’ambiente.
Se ne parlava già dai tempi dell’Agenda 21, documento approvato a Rio de Janeiro nel 1992 al termine di una conferenza ONU. Questo prescrive uno sviluppo sostenibile perseguito a ogni scala geografica, compresa quella regionale.
A questo vertice internazionale ne sono seguiti molti altri tra cui la Conferenza di Kyoto e il relativo Protocollo di Kyoto nel 1997; Rio +10 a Johannesburg nel 2002 – tenutasi esattamente dieci anni dopo la prima e dalla quale emerse che le aspettative di Rio 92 erano state troppo ottimistiche rispetto ai risultati, che vennero quindi ridisegnati e le tempistiche ricalibrate –; ancora dieci anni dopo, la conferenza Rio +20 (2012): The future we want; la Conferenza sul clima di Parigi nel 2015; e infine la più recente COP26 del 2021.
Gli obiettivi prefissati nella UN Climate Change Conference UK 2021sono molto chiari: azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C. Per farlo sono necessarie la mobilitazione sempre più massiccia di finanziamenti e la collaborazione fra le parti, ovvero sia tra governi, imprese e società civile.
Benché negli ultimi tempi abbia avuto anche grande presa sulla società e in particolare sui giovani, mobilitati a manifestare da figure nuove come quella della giovane attivista svedese Greta Thunberg, è innegabile che la questione ambientale sia innanzitutto un fatto politico. Sviluppo come crescita e sviluppo sostenibile sono due concetti che poggiano su obiettivi politici che implicano visioni differenti sul rapporto tra ambiente e comportamento sociale, tra umanità e uso delle risorse. Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso sono state elaborate delle riflessioni che hanno portato al convincimento che tra crescita e sviluppo esiste una differenza sostanziale: lo sviluppo deve implicare sempre l’idea del miglioramento della qualità della vita mentre la stessa cosa non accade per la crescita.
Esistono quindi due modi diversi di intendere lo sviluppo e di perseguirlo a livello politico: possiamo parlare di una posizione convenzionale e di una innovativa.
La prima afferma che lo sviluppo coincide con la crescita economica e il rapporto tra comportamento sociale e ambiente costituisce un’esternalità. La seconda invece sostiene che lo sviluppo non si identifica necessariamente nella crescita, anche se non la esclude, e deve incorporare l’ambiente fra le proprie internalità. Questa seconda posizione in particolare ha preso corpo attraverso la messa a punto dei concetti di sviluppo umano e sviluppo sostenibile a partire dagli anni ’80.
Alla luce dei recenti danni ambientali del 2019-2021, si rende sempre più necessaria una politica realmente planetaria dell’ambiente, che dovrebbe essere il risultato di tutte le conferenze che si sono tenute e si tengono tutt’ora. La preservazione del pianeta non è soltanto una questione che tocca i Paesi del cosiddetto primo mondo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i Paesi poveri o in via di sviluppo non sono meno inquinati degli altri proprio perché anche l’assenza di uno sviluppo inteso come crescita può equivalere a degrado ambientale.
Un dato positivo circa la self-awareness ambientale riguarda la crescita esponenziale di persone che nel corso degli anni hanno partecipato alla Giornata del Terra. È l’affermazione della Green Generation, che vuole guardare al futuro con rinnovata responsabilizzazione.