Del: 13 Aprile 2022 Di: Redazione Commenti: 1
In Francia l’unico vincitore è Macron

Domenica 10 aprile, con il livello di affluenza più basso dal 2002, i cittadini francesi hanno votato per il primo turno delle elezioni presidenziali. L’esito di questo voto è in linea con quanto mostrato dai sondaggi nelle scorse settimane: Macron ha ottenuto la maggioranza dei voti, e si troverà di fronte Marine Le Pen per la seconda volta in occasione del ballottaggio (si vota il 24 aprile) a cui accedono i due candidati più votati al primo turno. L’esito di questo primo turno, consistente con i sondaggi, è però l’unico aspetto non sorprendente in un’elezione che finora ha dell’incredibile.

Emmanuel Macron, candidato “centrista” definito dai cittadini francesi il “presidente dei ricchi”, ha alle sue spalle due candidati di estrema destra (Eric Zemmour e Marine Le Pen) ed un candidato di estrema sinistra (Jean-Luc Mélenchon). Il Partito Socialista, rappresentato dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo, ha ottenuto meno del 2% dei voti, un tracollo che ha dell’incredibile per un partito che solo sei anni fa era al potere con François Hollande.

Le elezioni di domenica sono il ritratto di un paese in cui la sinistra moderata non è rappresentata da nessuno, mentre la destra è eccessivamente rappresentata.

Questo è sintomo di una nazione estremamente conservatrice, elitaria e xenofoba. In questo miscuglio ideologico caratterizzato da estremismi e alienazione, il vero vincitore è l’unico candidato che, in queste elezioni, non rappresenta che una piccola fetta di cittadini francesi, fatta di cittadini urbani benestanti, principalmente in età pensionabile: Emmanuel Macron. I numeri dicono che Macron il 24 aprile sarà confermato Presidente della Repubblica francese.

Se al 27,85% ottenuto al primo turno andiamo a sommare il 21,95% di Jean-Luc Mèlenchon e il 4,79% di Valérie Pécresse, i quali hanno già comunicato ai propri elettori di votare Macron al secondo turno (Eric Zemmour, con il suo 7,05%, ha comunicato ai propri elettori di votare Le Pen), l’attuale presidente si trova ben al di sopra del 50% dei voti, anche se i sondaggi indicano Macron in testa di soli due punti percentuali su Marine Le Pen.

È evidente come la destra in Francia sia padrona: Mèlenchon (estrema sinistra) è l’unico candidato di sinistra ad aver ottenuto più del 5% dei voti, spinto anche e soprattutto da una sostanziale fetta di popolazione, principalmente rappresentata da giovani e classe media urbana di sinistra, che non si identifica con alcun partito e ripudia una destra che richiama l’estremismo in ogni suo candidato. Eric Zemmour è stato la conferma di questa tendenza, riuscendo ad ottenere oltre il 7% dei voti (nonostante fino a pochi mesi fa i sondaggi lo considerassero il più probabile avversario di Macron al ballottaggio) con una campagna elettorale basata interamente sulla discriminazione di cittadini francesi di origini africane e di religione musulmana. La sua candidatura, nonostante un primo effetto destabilizzante, è stato, insieme all’inflazione e all’aumento dei prezzi dell’energia causati anche dall’invasione russa dell’Ucraina, il fattore principale dietro il forte aumento dei consensi per Marine Le Pen delle ultime settimane.

La presidente del Rassemblement National, ruolo ereditato dal padre e fondatore del partito Jean-Marie Le Pen, ha largamente evitato immigrazione e società nella sua campagna elettorale, temi su cui assume da sempre posizioni estremamente conservatrici.

In questo modo ha fatto confluire tutti i suoi elettori più estremisti verso Eric Zemmour, che ha assunto la posizione più estrema in una destra molto affollata. Le Pen ha infatti concentrato la propria campagna elettorale su temi concreti, principalmente l’aumento del costo della vita dovuto ad inflazione e aumento dei prezzi dell’energia, riuscendo così a piazzarsi in una posizione più moderata che le ha permesso di ottenere la stragrande maggioranza dei voti nelle zone rurali, unendo tutti quegli elettori che considerano Macron responsabile per questo aumento dei prezzi, in quanto il presidente ha finora fatto ben poco per contrastarne gli effetti, sentiti principalmente dalla popolazione rurale. Tutto ciò mette in evidenza il fallimento dei partiti moderati, che non sono riusciti ad accumulare i voti di un elettorato (che costituisce la maggioranza) che non si identifica con nessuno dei candidati, generando un forte senso di alienazione tra i cittadini francesi.

Proprio grazie a questo senso di alienazione generale, Emmanuel Macron è riuscito ad ottenere la maggioranza dei voti.

Quando nel 2016 l’attuale presidente annunciò la creazione del partito ‘En Marche!’, abbandonando il partito socialista, il popolo francese riconobbe in lui un’alternativa ad una destra sempre più estremista e ad una sinistra poco efficiente ed estremamente frammentata, reduce dalla fallimentare esperienza presidenziale di Hollande. Macron, infatti, si presentò come l’incarnazione della terza via, riuscendo a diventare presidente con ampio vantaggio su Marine Le Pen, sua avversaria al secondo turno nel 2017. Ad oggi le cose sono completamente diverse, in quanto le proposte elettorali di Macron sono decisamente più liberali e conservatrici che centriste, e questa tendenza è confermata dall’operato del presidente nel corso del suo mandato.

Macron guida in Europa un gruppo di leader a favore dell’energia nucleare, annunciando l’intenzione di costruire più reattori nucleari allo scopo di rendere la Francia più indipendente dal punto di vista energetico. L’attuale presidente vuole inoltre portare l’età pensionabile a 65 anni (attualmente l’età pensionabile in Francia è di 62 anni), ridurre le tasse sulle eredità ed aumentare la spesa per la difesa. Durante la propria presidenza Macron ha inoltre ridotto la spesa pubblica e tagliato le tasse per Ia popolazione più abbiente, stabilizzandosi definitivamente sulla destra dello spettro ideologico, politico e soprattutto economico. Partendo da queste proposte, è semplice capire come Emmanuel Macron sia riuscito a conquistare la porzione di elettorato sopracitata. Se Macron dovesse vincere, sarebbe perché è il candidato più vicino alla maggioranza, con cui in pochi si identificano.

Il popolo francese ha confermato in questo primo turno di essere in prevalenza liberale e conservatore, e Macron è stato astuto nel capire la necessità di spostarsi a destra al fine di ottenere una tanto sperata rielezione.

Il presidente si trova in una posizione perfetta in quanto è il più moderato tra i candidati: in una sfida con Marine Le Pen, la quale appartiene comunque all’estrema destra (nonostante la sua apparente moderazione), è Macron quello che riesce ad ottenere la maggioranza dei voti. Nonostante la sua vicinanza alla destra moderata, Macron assume posizioni molto liberiste che lo alienano parzialmente dalla destra; la sinistra, invece, lo considera il “presidente dei ricchi” (è proprio dalla sinistra che proviene questa definizione) a causa dell’eccessivo riguardo avuto nei confronti della popolazione più benestante durante la sua presidenza. Nessuno di questi elettori si identifica nel programma di Macron; nonostante ciò l’attuale presidente è il candidato favorito, per colpa di un’eccessiva polarizzazione politica, una grande frammentazione e una tendenza verso l’estremismo che pare accentuarsi piuttosto che placarsi, rendendo il futuro della Francia e dell’Europa intera più incerto che mai.

Articolo di Fabrizio La Rocca

Redazione on FacebookRedazione on InstagramRedazione on TwitterRedazione on Youtube

Commenta