Del: 14 Aprile 2022 Di: Gaia Martinelli Commenti: 0
MEET Milano, il primo centro internazionale per la cultura digitale

Il MEET è una realtà internazionale situata nel cuore di Milano che si occupa di Cultura Digitale, un punto nevralgico dove comprendere e immergersi in quella che sempre più rappresenta la contemporanea cultura popolare, dove incontrarsi fisicamente e virtualmente; dove cogliere proficue occasioni di confronto e scambio; dove esperire e toccare con mano tale cultura attraverso workshop, digital experiences, masterclass, servizi creativi ed attività formative.

La sua missione cardine è quella di ridurre il digital divide italiano disseminando la cultura digitale proprio attraverso tali attività che non sono meramente mostre, bensì esperienze.

Il MEET nasce nel 2018 dalla trasformazione di Meet the Media Guru, una piattaforma di incontri e rassegne che coinvolgevano esperti internazionali in comunicazione, arte e marketing, incentrata sempre sulla tecnologia digitale. L’ideatrice e Presidente è Maria Grazia Mattei, umanista, giornalista e critica d’arte che sin dagli anni Ottanta si occupa di cultura digitale.

La Presidente del MEET Maria Grazia Mattei.

L’attuale sede del MEET, inaugurata nel 2020, è situata presso Viale Vittorio Veneto, 2, in una zona tipicamente relegata alla cultura dove, difatti, precedentemente era collocato lo Spazio Oberdan, anch’esso dedicato all’ambito culturale ed espositivo. L’acquisizione dell’immobile e il supporto del MEET sono stati portati avanti da Fondazione Cariplo, la quale possiede una trentennale esperienza di attività filantropica volta al contrasto delle disuguaglianze, al rafforzamento dell’inclusività all’interno delle comunità e al sostegno delle fasce più fragili della popolazione, attraverso progetti che mirino all’interesse collettivo e alla crescita economico-sociale del territorio.

La Presidente ha ideato una narrazione che si sviluppa lungo il corso delle pareti della struttura, composta da manifesti, oggetti e proiezioni che raccontano la storia della cultura digitale: una sorta di rassegna chiamata “le radici del nuovo”.

L’edificio di tre piani in cui il MEET sorge risale al Novecento, tuttavia è stato riprogettato dall’architetto Carlo Ratti con lo scopo di costruire una “casa per il digitale”. A collegare i piani vi è la Living Staircase, una scala che si trasforma in teatro o in spazio di lavoro a dimostrazione dell’importanza dell’interconnessione e della partecipazione. Inoltre, la “scala abitata” non può essere inquadrata in maniera fissa, ma cambia a seconda della prospettiva dalla quale la si osserva. La scala rappresenta un valore che sta a cuore alla Presidente, ossia quello di agire fuori dagli schemi, di interpretare diversamente la realtà cambiando talvolta la prospettiva dalla quale la si guarda.

Living Staircase

Il piano terra, oltre che da uno spazio lounge e cafè, è occupato dal Theater, sala di 200 posti frutto della riqualificazione del Cinema Oberdan; la programmazione è divisa tra gli spettacoli della Cineteca di Milano e gli eventi di MEET. In più, al primo piano vi è una Sala Immersiva, composta da 15 proiettori, i quali — come viene spiegato nel sito web del centro culturale — consentono di «esplorare le potenzialità della tecnologia creativa attraverso il corpo e i sensi». Ancora al primo piano si può visitare una Gallery formata da varie sale espositive e uno Studio Creativo utile all’editing sia di audio che di video. Infine, l’ultimo piano è caratterizzato dalla Team Area, una zona di formazione, e dalla Lab Area, uno spazio di lavoro.

Sul sito del MEET si legge: «MEET co-crea e dissemina cultura digitale in Italia attraverso progetti e iniziative realizzate con partner nazionali ed internazionali per ridurre il digital divide e accrescere le competenze nell’uso espressivo e creativo delle tecnologie». Ponendo peculiarmente l’accento sulle discipline umanistiche, sulla cultura e le tecnologie digitali, il MEET promuove la maturazione di un modo di intendere la tecnologia digitale come risorsa per la creatività personale e il benessere sociale. Inoltre, incoraggia l’ideazione di progetti innovativi e lo scambio di idee internazionale attraverso il suo ricco palinsesto di iniziative in grado di coinvolgere sia partner italiani che esteri come il George Brown College di Toronto.

Attraverso il network di centri per la cultura digitale internazionali ed altri partner esteri, il MEET consente all’Italia di apportare il proprio contributo ed a sua volta di recuperare le attività e le innovazioni altrui.

Il claim del centro milanese è “Humans MEET Digital”, a dimostrazione della volontà dell’istituzione di porsi come un laboratorio attivo e innovativo utile a esplorare e la tecnologia digitale al servizio delle persone in maniera creativa, di modo che tutti possano non soltanto comprenderla ma anche appropriarsene in modo unico. La Presidente incita chiunque a entrare in questo processo inarrestabile della cultura digitale dotato però di una certa apertura mentale e di una ferma consapevolezza, poiché soltanto attraverso queste è permesso abbracciare tale cultura in maniera propositiva e creativa.

Mattei, infatti, in un’intervista con Unbreakable Companies ammonisce il problematico utilizzo passivo della tecnologia siccome è «una dimensione che schiaccia la capacità umana». Inoltre, la Presidente spiega che attraverso l’approccio esperienziale e immersivo del MEET si intende dare voce «alla Cultura Digitale come un nuovo Umanesimo che tiene insieme gli elementi della travolgente trasformazione, senza lasciare nessuno fuori, in una logica di incontro e di inclusione».

A conferma di ciò, Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo, ribadisce l’importanza di interpretare tale iniziativa proprio come una spinta verso un nuovo Umanesimo. Attraverso questo l’uomo non si limiterebbe più a guardare e rincorrere la tecnologia digitale, ma comprenderebbe che questa può rappresentare un essenziale contributo o un potenziale strumento per la risoluzione di determinati questioni sociali che oggi riguardano la nostra comunità, dalla povertà alla senilità.

Innocult Fest è l’ultimo di una lunga lista di eventi proposti dal MEET, tenutosi tra l’8 e il 10 aprile 2022 nella sede del quartiere di Porta Venezia.

Quella milanese rappresentava l’ultima tappa del progetto europeo Innocult, co-finanziato dalla Commissione Europea e rivolto alle Media and Content Industries (come aziende e liberi professionisti di videogiochi, imprese culturali, cinema, tv…), finalizzato a testare ed esplorare tecnologie e linguaggi innovativi. L’Innocult Fest è stato organizzato da MEET in collaborazione con Etopia Center For Art and Technology di Zaragoza, Inova+ Innovation For Growth di Porto e altre industrie creative ed operatori.

Si è trattato di un’esibizione internazionale comprendente installazioni, live performances e progetti in grado di esplorare modi attraverso cui l’industria artistica e creativa può potenzialmente abbracciare l’innovazione digitale. I visitatori hanno anche potuto partecipare a talk, provare vari VR, confrontarsi con gli artisti, scambiarsi idee durante i cocktail organizzati il venerdì e il sabato, godere di diversi punti di vista di incontro tra arte e digitale.

Esemplificativa è l’esibizione tenutasi di sabato sera Human / Machine – A mutual Interpretation, della compagnia italiana Esplorazioni Contemporanee.

Durante la performance «il codice umano viene interpretato da una macchina che lo traduce in suono che prende forma attraverso i corpi dei danzatori». È stata proposta una metafora uomo\macchina attraverso la contaminazione dei linguaggi della danza e della musica al fine non di dar risposte, ma di porre quesiti inerenti all’intelligenza artificiale e al nostro rapporto con essa.

Probabilmente l’Italia necessitava di un centro di cultura digitale che tentasse di diffondere determinati valori, promuovere l’interesse o quantomeno la curiosità verso certi argomenti, di proporre spunti di riflessione, di avvicinarci al futuro in maniera creativa; e probabilmente il cuore di Milano rappresentava il luogo perfetto per una tale iniziativa.

Gaia Martinelli
Gaia di nome e di fatto – ma non sempre. 22 anni di tramonti, viaggi e poesie. A tratti studio anche corporate communication presso la Statale di Milano. Scrivo di cose belle perché amo l'idea di diffondere bellezza.

Commenta