
Ogni giorno è la giornata internazionale di qualcosa, anzi più di una. Forse è legittimo chiedersi se sia proprio necessaria una data per celebrare il backup, una per i cani in ufficio e un’altra ancora per gli UFO. Ci sono invece ricorrenze sicuramente importanti: la gioventù, l’abolizione della tratta degli schiavi, la solidarietà, la risata, le malattie rare, l’autismo.
Che sia una data importante o un festeggiamento futile, il 13 aprile tocca alla Giornata Internazionale del Bacio.
Di baci è pieno il mondo e ce n’è di tantissimi tipi diversi, ancora più del numero delle facoltà di ingegneria, dei giorni che mancano alle prossime vacanze, del numero di puntate di Doctor Who. Ci sono i baci rubati, dati di nascosto, di fretta ma intensamente. I baci muti ma pieni di passione, Amore e Psiche scolpiti da Canova che si baciano senza sfiorarsi le labbra. I primi baci, quelli che non sai come si fa, umidi e imbarazzanti, ma che rimarranno un ricordo indelebile. I baci da cartolina, su un ponte di Firenze, davanti alla Torre Eiffel, sul lungotevere di Roma. I baci timidi, che durano un attimo ma restano per sempre, e quelli all’improvviso, il marinaio e l’infermiera immortalati da Eisenstaedt a Times Square dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Quei baci contagiosi, che uno tira l’altro, “la bocca tremante” di Paolo aizzata dal bacio di Ginevra e Lancillotto.
Ci sono i baci destinati a rimanere in sospeso, gli amanti di Magritte apparentemente vicini ma divisi da un telo che si fa muro. I baci impossibili, irraggiungibili, che si darebbero ai gomiti se solo… I baci in punta di piedi di chi non ci arriva, quelli con la schiena piegata di chi è troppo alto. I baci sotto la pioggia, ma senza percepire le gocce che scendono. Ci sono i baci delle nonne sulle fronti dei bambini. I baci consegnati al vento, accompagnati con le dita, come a volerli proteggere prima di lasciarli volare via. I baci che abbiamo imparato a dare con gli occhi, quelli che riescono a superare anche la barriera delle mascherine.
Emozioni a parte, i baci hanno un’importante funzione biologica.
Il bacio è un meccanismo di scambio di informazioni, e non solo olfattive e tattili. Ci si scambia milioni di batteri e questo serve a costruire un microbioma simile all’interno della coppia. Il bacio è anche uno sforzo di coordinazione: richiede il movimento e l’attivazione di trentaquattro muscoli facciali e centododici muscoli posturali. Anche gli animali si baciano, ma pochissimi per amore, come invece si dedurrebbe fin da piccoli guardando Lilly e il Vagabondo mentre mangiano gli spaghetti con le polpette.
Il bacio romantico esiste quasi esclusivamente nella società umana, ad eccezione di scimpanzé e bonobo, con cui però condividiamo il 98,7% del DNA.
Per tutti gli altri, il bacio ha una funzione sociale diversa. Helostoma temminckii è un pesciolino grigio e verde che vive nell’Asia Tropicale; per lui il bacio è un gesto che sancisce la formazione di gerarchie all’interno del gruppo. Per i pinguini, un modo per condividere calore e aumentare le probabilità di sopravvivenza. Per le marmotte è invece un metodo di riconoscimento. Un po’ come per Giuda, che sfruttò il bacio come metodo per consentire alle guardie di riconoscere Gesù. Ma questa è un’altra storia.
Di baci è pieno il mondo e meno male. Anzi forse non sono neanche abbastanza. Ce ne vorrebbero migliaia, ventiquattromila baci, per far correre felici le ore!