Del: 1 Aprile 2022 Di: Laura Colombi Commenti: 0
Una domenica a Lodi con “Giardini” di Francesco Diluca

A soli 20 minuti in treno da Milano, Lodi ospita fino al 24 aprile, a ingresso gratuito, la mostra diffusa Giardini dell’artista milanese Francesco Diluca.

All’interno dell’articolo troverete alcune informazioni sulla mostra, accompagnate dalle parole che l’artista ha gentilmente concesso a Vulcano. Nella sezione conclusiva è proposto un itinerario di visita della città e della mostra ad un tempo, con punto di partenza la stazione ferroviaria: una gita domenicale per tutti, anche in termini di budget, e rispettosa dell’ambiente. Una buona occasione per conoscere meglio il nostro territorio.

Francesco Diluca, Giardini (a cura di Angela Madesani)

150 opere in ferro create appositamente per gli spazi lodigiani e dislocate in cinque tra i luoghi più suggestivi della città. Attraverso esili strutture arboree antropomorfe, figure di metamorfosi, la mostra Giardini indaga il travagliato e fondamentale rapporto tra uomo e natura, o per meglio dire tra natura e uomo. Ma lasciamo parlare l’artista:

«Giardini, titolo della mostra, crea attraverso la simbologia un percorso immaginifico con la precisa volontà di trovare un dialogo e porre interrogativi. La mostra cerca di interpretare, attraverso il mio lavoro scultoreo, un giardino ideale diverso per ogni singola location. Come in un giardino si possono scorgere le fasi della vita e delle stagioni.

Il museo anatomico Paolo Gorini e il vecchio Linificio sono indispensabili per interpretare questo progetto. La biblioteca Laudense, santa Chiara Nuova, la Chiesa dell’Angelo e la facciata del teatro Alle Vigne sono luoghi carichi di storia e bellezza, è stato un privilegio interagire con questi luoghi e con la loro storia.

Il lavoro fatto e il percorso espositivo della mostra è nato molto prima della pandemia, quindi non si tratta di un lavoro sul Covid-19. Il mio lavoro si basa, da molti anni, sulla natura e sulla figura umana. La pandemia globale ha sicuramente amplificato il significato dei singoli lavori e di questa mostra. Una delle sedi della mostra è stata scelta proprio per questo motivo. Si tratta del vecchio Linificio, luogo di grande fascino storico ma di impossibile accesso.

Bellezza e orrore, possibilità e negazione, vita e morte, il mio lavoro vuole porre domande e in chiave simbolica ho trovato nella grande fabbrica dismessa e nella natura una forza. La natura si è riappropriata degli spazi riproponendo un equilibrio naturale: al suo interno piante ed animali convivono con l’architettura industriale, sono cresciuti alberi imponenti. La natura con la sua forza crea una forte connessione con il mio lavoro scultoreo. Gli spazi cittadini invece ricreano suggestioni diverse. Ho cercato un dialogo con l’architettura e la storia dei singoli luoghi.

Il giardino quindi diventa metafora ideale della vita.»

L’ex linificio canapificio nazionale, non accessibile per questioni di sicurezza, è il luogo scelto dall’artista per la parte virtuale della mostra (visitabile a questo link). Conosciuto come il fabricon, rappresenta il principale monumento di archeologia industriale di Lodi. Ed è qui che la natura si insinua tra il cemento, con interi alberi ormai cresciuti tra ferro e vetro.

Il punto di partenza ideale del percorso espositivo è la Collezione anatomica Paolo Gorini. Da non perdere per gli amanti del gotico: la Collezione è infatti dedicata allo studioso positivista che lavorò a Lodi, noto per i metodi segreti di imbalsamazione (con cui imbalsamò anche Mazzini). Un luogo che vi lascerà affascinati, dal quattrocentesco Chiostro della Farmacia alla tetra Sala delle Spezie.

La Sala delle Spezie presso la Collezione Anatomica Paolo Gorini

Qui troviamo cinque cicli di opere: Germina, Skin, Radicarsi, Papillon e Kura Halos. Cinque installazioni a rappresentare le stagioni della vita: dalla nascita alla maturità, dalla morte alla rinascita, il cui unico punto fermo è il continuo mutamento. E ancora, scheletri arborei che si tramutano in foglie (d’oro), farfalle o coralli, simboli del cambiamento.

All’ex Chiesa dell’Angelo è poi collocata Giardini, una grande installazione composta da circa trenta sculture antropomorfe a grandezza naturale. Ancora una volta creature in bilico tra l’umano, l’animale e il vegetale in cui il rapporto tra uomo e natura si fa evidente.

Chiesa dell’Angelo

Un itinerario

La mostra diffusa Giardini è, come si notava in apertura all’articolo, un’occasione perfetta per visitare il centro storico di Lodi.

Un luogo di notevole interesse: sorta in epoca medievale (fondata da Federico Barbarossa) sul Colle Eghezzone, Lodi fu nel Rinascimento città d’arte.

Dopo 20 minuti di treno (partenza dalla stazione di Milano Rogoredo), vi troverete nel piazzale della stazione, dal quale basteranno 10 minuti a piedi per raggiungere la caratteristica piazza quadrangolare della città, un tempo sede del mercato agricolo. Dal piazzale della stazione è visibile anche il Centro Bpl progettato da Renzo Piano, attraversando il quale è possibile raggiungere il centro città con soli 5 minuti in più di camminata.

(fonte pinterest.co.uk)

Raggiunta la piazza della città (facilmente dalla stazione, basta proseguire dritto) vi consigliamo di recarvi in piazza Ospitale, dove troverete uno dei gioielli di Lodi, la chiesa di San Francesco, la cui peculiarità principale è rappresentata dalle due bifore “a cielo aperto” della facciata, primo esempio di un modello che tra Trecento e Quattrocento si diffuse in tutta l’Italia settentrionale.

La Chiesa di San Francesco con le bifore “a cielo aperto” (fonte flickr.com)

Dalla piazza principale (piazza della Vittoria), passate per il Broletto e per Piazza mercato e prendete il corso per il fiume (Corso Adda). Alla prima svolta in corso Adda, girate a destra: sarete in piazza Ospitale in non più di 10 minuti. Una volta arrivati qui, vi basterà proseguire sulla destra e sarete in breve alla Collezione Anatomica Paolo Gorini.

Se volete dirigervi all’ex Chiesa dell’Angelo, vi consigliamo di rifare la strada all’indietro fino all’inizio di Corso Adda: qui noterete la sede della Biblioteca cittadina. Girate a sinistra per via Fanfulla, e in pochi minuti la troverete davanti a voi.

Infine, se la camminata è stata lunga e volete riposarvi, segnaliamo le zone verdi della città, dal suggestivo Lungo Adda al Parco Isola Carolina (quest’ultimo si trova piuttosto vicino alla stazione, ottimo se dovete attendere), dove vivono numerosi esemplari ultracentenari.

Natura e cultura. Con la mostra Giardini la piccola provincia Lodi è ora pronta a ripartire.

Una città che ancora oggi ha tanto da dire – citiamo qui per ultimo il vero tesoro di Lodi: il tempio dell’Incoronata, che si trova di fianco alla piazza principale, interamente dorato, al quale lavorarono anche i Piazza nel Quattrocento.

La speranza è che l’arte diffusa di Diluca possa fare da volano per Lodi, con ricadute in termini di turismo e servizi annessi, analogamente a quanto già avvenuto in molte altre città. Negli ultimi tempi, dopo gli investimenti in occasione di Expo 2015, l’amministrazione pubblica sembrava infatti aver rinunciato alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico cittadino.

Trovate tutte le info sui luoghi della mostra a questo link.

Ringraziamo Francesco Diluca Studio e Nora Comunicazione per l’intervista e le fotografie

Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.

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