
Ogni anno, nel nostro Paese, centinaia di migliaia di maturandi si fanno una domanda, la cui risposta segnerà il loro futuro professionale: ”Che Università voglio frequentare?”.
L’Italia è un Paese che vanta la presenza di Università storiche e di prestigio, e l’Università degli Studi di Milano è indubbiamente una di esse. La Statale viene subito notata grazie alla sua posizione centrale, a due passi dal Duomo, e grazie alla sua appartenenza a una metropoli conosciuta a livello globale e che ha rapporti frenetici e costanti con l’estero, Milano. La Statale da questo punto di vista si presenta come l’alter ego della città in cui è collocata, siccome ha una rete di accordi internazionali: gli studenti possono studiare, fare ricerca e preparare la loro tesi di laurea in Università straniere partner, sia in Europa sia nel resto del mondo.
L’Università milanese è anche l’unico membro italiano della LERU, un network internazionale di Università che si occupa di promuovere la propria visione della ricerca, dell’innovazione e dell’educazione, con lo scopo di influenzare le decisione politiche del Governo europeo. Oltre a ciò, la Statale ha posizioni di rilievo nelle più importanti classifiche internazionali ed è la beneficiaria di finanziamenti importanti, come i grant dell’European Research Council alla qualità e multidisciplinarietà della sua ricerca.
Nonostante sia così famosa, pochi sanno che la Statale era in origine un ospedale.
Tutto ebbe inizio grazie a Francesco Sforza, che nel 1451 promise ai milanese la costruzione di un “solenne ospedale”. La promessa venne mantenuta e nacque così l’edificio che fu soprannominato «Ca’ Granda de’ Milanesi» per due motivi. Il primo è che l’ospedale si prendeva cura di qualsiasi persona, senza discriminazione di classe o di provenienza; il secondo perché la struttura attirava molti volontari e donazioni di benefattori.
Il progetto iniziale fu una planimetria ispirata dal potente simbolo della croce, con divisione di una parte maschile da una femminile. Era presente anche una chiesa.
Un problema che rallentò la progettazione fu l’adattare l’architettura del Filarete, che aveva il compito di gestire la pianta iniziale, alle rigide temperature lombarde. La continuazione dei lavori fu rallentata, invece, dalla mancanza di fondi che si risolse, nel 1624, dopo la morte di un ricco banchiere che lasciò metà del suo patrimonio annuo al cantiere della Ca’ Granda.
La Statale fu uno dei tanti edifici colpiti dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, che causarono il crollo di una parte della facciata che dà su via Festa del Perdono, gravi danneggiamenti dei chiostri laterali e la distruzione del Cortile d’Onore, che ebbe come conseguenza la perdita dei portici.
Qui entrò in scena l’abilità di un’architetta esperta, Liliana Grassi, che si occupò di restaurare la parte che poté essere recuperata e di reinventare ciò che era andato perduto.

La sede principale dell’Università degli Studi di Milano si trova in via Festa del Perdono, e indubbiamente la sua facciata e il cortile d’onore all’ingresso sono elementi di spicco.
Tuttavia, ci sono altri luoghi della sede principale che sono degni di nota. Uno fra questi è il cortile della farmacia, il primo a essere costruito sotto la direzione del suo progettatore, il Filarete, negli anni Sessanta del Quattrocento. Questa area era destinata a contenere gli uffici amministrativi dell’ospedale e per questo fu abbellito con eleganti decorazioni sui pilastri, le cui tracce rimangono ancora oggi. Nella seconda metà del Seicento gli uffici vennero spostati e il cortile fu utilizzato per scopi farmaceutici insieme all’area verde centrale, destinata a piccolo orto botanico.
Un’altra area interessante è il cortile dei bagni, che è stata destinato a usi diversi col passare degli secoli. All’inizio fu il posto dei pazienti nobili, che venivano ricoverati tramite pagamento, per poi diventare il reparto maternità. Qui erano presenti anche i malati di scabbia; i “deliranti” erano collocati verso il porticato, per poter garantire loro la lontananza.
Nel Seicento questo spazio fu soprannominato “cortile per la servitù”, assegnato a infermieri e inservienti. Erano presenti il guardaroba e la lavanderia e a partire dal XVIII secolo fu eretto il complesso dei bagni, con vasche separate per genere. All’inizio del 1800 si aggiunse l’uso di semicupi (corte vasche per un’immersione parziale), destinati all’idroterapia e situati nelle infermerie.
Uno sbaglio che si fa frequentemente è quello di fermarsi ad ammirare la grande sede dell’Università, senza dare la giusta importanza al resto delle sedi della Statale.
Un esempio di tutto rispetto è la sede di Lodi, dove è situato il dipartimento di Medicina Veterinaria. Un’altra sede è nata recentemente, nel 2011, a Edolo ed è diventata un centro di ricerca e formazione che ha come obiettivo la conservazione e lo sviluppo delle zone montane, infatti è nota come “Università della Montagna”. Gli studenti di questo dipartimento possono essere immersi in ciò che stanno studiando, la montagna, con tutte le comodità di cui uno studente ha bisogno.
L’Università degli Studi di Milano dimostra di guardare al futuro per il bene dei propri studenti, attraverso una ricca rete di contatti internazionali e a una prestigiosa ricerca a livello globale. Un esempio riguarda il virus che ha causato la recente pandemia: la Statale si è classificata quarta a livello mondiale e prima a livello europeo per le attività di ricerca su di esso.
Essa dà anche uno sguardo al passato, non dimenticando le sue origini e portando con sé molti ricordi del passato, dai nomi dei cortili a delle tracce artistiche di epoca quattrocentesca-seicentesca.