Del: 18 Maggio 2022 Di: Federico Metri Commenti: 0
Buongiorno, notte. Ossimoro tra realtà e immaginazione

«E non ho paura di morire, in qualsiasi momento capiterà, non m’importa. Perché dovrei aver paura di morire? Non ce n’è ragione, prima o poi te ne devi andare».

Inizia con queste parole The Great Gig In The Sky dei Pink Floyd prima di lasciare spazio alle urla celesti e ancestrali della morte, parole che risuonano limpida consapevolezza, lucida e positiva rassegnazione verso la condizione finale dell’essere umano e a cui nessuno può sfuggire. Una canzone sulla morte che risuona potente in una delle scene chiave di Buongiorno, notte di Marco Bellocchio quando Aldo Moro inizia a sentire il fiato della morte sempre più vicino e la brigatista Chiara spalanca gli occhi incredula e spaventata dai suoi sogni dove la morte di Aldo Moro invece sembra svanire e allontanarsi. 

Buongiorno, notte, uscito nel 2003 e disponibile su Netflix, Sky e Rai Play è un film sul rapimento dell’allora presidente della DC e dei cinquantacinque giorni in cui è stato prigioniero delle brigate rosse, ma è anche qualcosa di più, un film che utilizza uno degli avvenimenti più tragici e influenti della storia politica italiana per entrare in una dimensione che trascende la realtà per far emergere la dualità realtà/immaginazione e i complessi concetti di bene, male, dogma e rivoluzione.

La storia di quei sospesi e angoscianti giorni viene seguita dalla prospettiva di Chiara, personaggio di finzione ispirato alle brigatiste Anna Laura Braghetti e Adriana Faranda, un’impiegata del ministero che lavora in una grande biblioteca e che fa parte di un gruppo delle Brigate Rosse che sta organizzando il rapimento dello statista Aldo Moro per innescare una lotta armata proletaria contro lo stato italiano. 

Chiara e i suoi compagni affittano una casa, si fingono altre persone e costruiscono un elaborato piano che mettono in scena il giorno in cui si sta insediando il quarto governo Andreotti.

Uccidono cinque guardie della scorta, portano dentro una cassa il presidente della Democrazia Cristiana e lo chiudono in una piccola stanza nascosta dentro quella grande casa. 

La loro idea è fargli un processo popolare, colpire lui in quanto simbolo di un’Italia corrotta e ottenere risposte concrete per innescare una rivoluzione in grado di rovesciare una società non comunista e divisa in classi. Niente però sembra succedere, le risposte che cercavano non sembrano arrivare e più i giorni passano più Chiara si rende conto di ciò a cui ha preso parte, della gravità del gesto che ha compiuto. A disorientare una condizione già confusa si intromettono dentro di lei sogni e allucinazioni che le raccontano una realtà diversa da quella che sta avvenendo e una misteriosa sceneggiatura intitolata Buongiorno, notte che sembra raccontare proprio la storia e i dubbi che lei sta vivendo. 

Buongiorno, notte è un lungometraggio che viaggia su due binari: quello della realtà e quello della finzione. Quello reale si muove sulla questione Moro, sui programmi televisivi dell’epoca, sulle agitazioni e le preoccupazioni di un’Italia debole e ferita, quello immaginario si muove dentro il personaggio di Chiara, che sogna e quasi spera di cambiare un esito già scritto. 

Due binari che però Bellocchio fa incontrare in un film che trascende la materia cinematografica, facendo così deragliare il treno della verità. 

Al regista piacentino non interessa essere fedele alla realtà, ma far emergere l’incomunicabilità ideologica e morale tra Moro e i suoi rapitori e sovrapporre l’immaginazione alla realtà, due mondi opposti ma che non sono su due piani diversi. 

Buongiorno, notte è un film piccolo, intimo, dove tutto avviene tra mura domestiche e sottovoce, dove emerge la crudeltà dell’essere umano, i danni di un’ideologia dogmatica e insensata, il ruolo fondamentale che hanno l’arte e l’immaginazione all’interno di un mondo estremamente crudo e reale, dove spesso solo ciò che non è vero riesce ad essere salvifico. Buongiorno, notte però è solo il primo tassello di qualcosa di più grande perché Bellocchio dopo quasi vent’anni è tornato sul caso Moro con un progetto complementare, che invece di indagare il dentro approfondisce il fuori della vicenda. 

Esterno notte è il controcampo del film del 2003, un lungo e complesso progetto di quasi sei ore che sarà in sala diviso in due parti dal 18 maggio 2022. Un lungometraggio imperdibile, che però necessita del suo predecessore per capire a pieno le intenzioni di Bellocchio, la scelta di tornare a raccontare una storia così sfaccettata e complessa dopo Il traditore e il documentario Marx può aspettare, semplicemente per regalarsi un’esperienza cinematografica completa firmata da uno dei registi più importanti della storia del cinema italiano

Federico Metri
Assiduo lettore, appassionato di cinema e osservatore del mondo. Comunico attraverso una scrittura personale e senza filtri.

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