
Inserito spesso nelle classifiche dei film più disturbanti di sempre, La Montagna Sacra è un film che andrebbe visto almeno una volta nella vita, nonostante non sia affatto un film per tutti e anzi serve uno stomaco forte per poterlo apprezzare del tutto, benché la violenza sia principalmente psicologica.

Ma andando con ordine, prima di parlare dell’opera non si può, e in questo caso è impossibile non farlo, conoscere il suo autore. Qui si parla di Alejandro Jodorowsky che, oltre a essere regista, è scrittore, saggista, drammaturgo, regista teatrale, compositore, poeta, psico-mago guaritore e studioso di tarocchi. Un uomo eclettico di origine cilena che, nella sua vita, ha transitato e lasciato la sua impronta nei campi più disparati, compresi vari interessi per il mondo dell’occulto e del magico che lo hanno portato a considerarsi guaritore e mistico.
Si fece notare nel cinema con El Topo, film che venne amato da molti grandi artisti, tra cui John Lennon che lo apprezzò così tanto da ritenerlo il suo film preferito, ma anche altri grandi come Peter Gabriel, David Lynch, Marilyn Manson e Battiato. Grazie a tale successo Jodorowsky riuscì a farsi produrre La Montagna Sacra da niente di meno che Allen Klein, che fu manager dei Rolling Stones e dei Beatles (ovviamente non è difficile immaginare che sia stato lo stesso Lennon a spingerlo nel farlo).
Un personaggio decisamente particolare questo regista, artista estremamente variegato che riesce, in questa pellicola del 1973, a mettere molto dei suoi riferimenti e interessi culturali.

Si nota già prendendo una breve sinossi: il film racconta di un ladro molto simile a Gesù cristo che, dopo varie situazioni, scala una torre in cui incontra un potente alchimista. Questo gli fa conoscere le sette persone più potenti della terra (ognuno rappresenta l’industria del benessere, bellica, artistica, ludica, edilizia, il potere economico e la polizia), sommati al ladro e all’alchimista che guida il gruppo rappresentano l’Ennagramma della personalità e, insieme, partono per un viaggio alla ricerca della montagna sacra, luogo in cui vi sono nove saggi che custodiscono il segreto dell’immortalità.
Decisamente originale, molto difficilmente è trovabile un film che ha premesse del genere.
Ogni scelta del regista, dai costumi ai dialoghi, dai numeri (prima si è citato il 9, il 7) ai riferimenti astrologici, tutto è una precisa scelta simbolica che rappresenta altro, che simboleggia rimandando a qualcosa, può essere una critica, un ragionamento o qualcosa di molto più complesso; temi centrali sono l’esoterismo, la critica al consumismo, alla mercificazione della religione, la violenza nello stato di cui gli ultimi sono vittime e molto altro ancora. Uno dei grandi pregi del film è proprio tutto ciò, riflette su molti argomenti senza perdersi, ben precisi sono i molteplici messaggi che vuole comunicare, si dimostra una certa capacità di alto livello di Jodorovsky nella scrittura, per niente scontata.

Ma oltre all’originalità tematica, ci sono altre caratteristiche di quest’opera che lo hanno reso un vero cult: la messa in scena e la scenografia.
Esse sono insieme, collaborano per creare fotogrammi unici surrealisti, suggestivi, dalla grande potenza estetica, espressiva e simbolica; si passa da luoghi molto aperti ma dalle tinte acid ad ambienti pieni di personalità, con carni e statue che occupano tutto. Le immagini presenti in questo articolo sono tutti ottimi esempi di questo stile cinematografico del tutto unico, volutamente vi sono tante immagini, vuole grande abilità di scrittura per descrivere la forza delle inquadrature de La Montagna Sacra, quindi meglio lasciare parlare le immagini stesse. Ciò è accresciuto da un uso della macchina da presa molto semplice, spesso standard, senza particolari virtuosismi ma atta a contemplare la magnificenza scenica e l’epicità che si trasmette ovunque. Non falso che queste scelte coprono una certa carenza registica; tuttavia, la grande idea che sta dietro il film sopperisce a sua volta suddetta mancanza.

Molto c’è da dire su un’opera così complessa e ancora oggi bella, anche se invecchiata leggermente, ma per il momento questo invito alla visione può limitarsi a questa piccola finestra in cui si è accarezzato gli aspetti più importanti de La Montagna Sacra. Forse le sue carenze registiche sono troppo pesanti, forse Jodorowsky è solo un santone che sta troppo sui tarocchi, forse questa pellicola è semplicemente uno dei migliori dei così detti stoner film, ovvero film da guardare da strafatti (e c’è da dire che probabilmente questo è certo), ma per scoprire tutto ciò non si può che recuperare quest’opera atipica in ogni aspetto, eccessiva ma mai trash e che non può piacere a tutti ma che tutti dovrebbero recuperare, amanti del cinema e non.
