Del: 30 Maggio 2022 Di: Tommaso Pisani Commenti: 0
Elden Ring, nell'Olimpo dei videogiochi

L’anno è il 2011: è appena uscito un gioco di nicchia, nonostante il discreto successo del suo predecessore, Demon’s Souls. Questo videogioco è Dark Souls, un action RPG (role-playing-game) sviluppato da quella che sarebbe diventata una delle più conosciute e stimate case di sviluppo, FromSoftware. Adesso, vedendo e potendo tastare con mano quello che seguì alla sua pubblicazione, non si avrebbero problemi a descrivere Dark Souls come uno dei videogiochi più influenti della storia, tanto da dare un nome ad un sottogenere videoludico (il cosiddetto “souls-like”); ma nel 2011 non si poteva dire lo stesso.

Quindi, cosa ha reso Dark Souls così importante? Quali caratteristiche lo hanno portato ad un successo globale e ad avere un’influenza immensa sul mondo videoludico, tanto da creare un proprio sottogenere?

Prima caratteristica di un souls-like è la gestione del combattimento. Tipico dei souls sono i combattimenti all’arma bianca (con l’eccezione di Bloodborne in cui possiamo usare anche armi da fuoco) che richiedono gestione non solo dei dintorni, ma soprattutto della propria stamina (chiamata anche “resistenza”, è una barra che, una volta esaurita, preclude al personaggio di compiere ulteriori azioni), della propria vita e del proprio equipaggiamento.

Secondo elemento definitorio è l’interconnessione della mappa, ovvero la sensazione che si ha, nel momento dell’esplorazione, di trovarsi immersi in una superficie interconnessa (e non costretti a percorrere un unico “corridoio” come, per esempio, in Call of Duty) la cui conoscenza diventa fondamentale per la sopravvivenza e la cui perlustrazione è imprescindibile sia per il proseguimento del gioco che per una maggiore immersione narrativa.

Un terzo elemento caratteristico consiste nella tanto sia declamata che criticata difficoltà di portare a termine il videogioco. Nella loro storia, i souls sono sempre stati conosciuti (per fortuna o per sfortuna) per essere complicati da portare a termine, e sono addirittura divenuti sinonimo di “difficoltà” nel vocabolario videoludico.

Ultima caratteristica è la narrativa, la cosiddetta lore. Per chi conosce la lore, per chi la sta scoprendo e per chi la scoprirà non si vogliono fare spoiler, ma per chiarirci: essa è la “storia del mondo di gioco” raccontata sia attraverso la descrizione degli oggetti trovabili durante l’esplorazione, sia semplicemente guardandosi intorno e lasciandosi trasportare dallo sguardo (anche se forse, a volte, si trascura questa parte).

Ora che abbiamo visto in generale le caratteristiche di un soulslike possiamo finalmente rivolgere la nostra attenzione all’ultimo capolavoro di FromSoftware: Elden Ring.

Per gli appassionati, ma anche per chi abbia solo giocato a Super Mario, il nome Elden Ring non suona estraneo. L’influenza mediatica di quest’opera videoludica è stata enorme dalla sua data di pubblicazione (il 25 febbraio 2022) fino al momento presente e continuerà ad esserlo.

Adesso è giusto chiedersi quali siano le caratteristiche che rendono unico Elden Ring. Come detto, è un soulslike, quindi condivide le stesse caratteristiche di Dark Souls e dei suoi successori (Dark Souls 2, Dark Souls 3, Bloodborne e, in parte minore, Sekiro). La componente di novità rispetto ai predecessori, per chi li abbia giocati, è però palese: l’open world (prima di proseguire è giusto dare una breve definizione di cosa questo significhi; con “open world” ci riferiamo ad un mondo videoludico in cui il giocatore possa muoversi in totale libertà e decidere da sé cosa fare, se e quando farlo, come se adesso usciste di casa e voleste andare al supermercato, ma per farlo prima passaste in università, poi andaste a visitare Parigi e solo alla fine arrivaste al mercato).

Il mondo di gioco di Elden Ring è, e chi l’ha giocato sa che non si esagera, tremendamente vasto. Ora, una paura comune tra i videogiocatori potrebbe essere che un mondo così vasto possa comportare “spazi vuoti”, ovvero estese porzioni di gioco in cui non ci sia effettivamente nulla da fare se non trotterellare in giro; ma non è questo il caso.

FromSoftware è riuscita a creare un mondo pregno di contenuto, artisticamente sublime e con un level design superbo.

Non esiste un centimetro della mappa in cui girando la visuale non si rimanga intrappolati nella bellezza visiva del mondo di gioco, sembra di essere costantemente immersi in un quadro di Albert Rieger. Un’altra novità importante di Elden Ring rispetto ai suoi predecessori è la possibilità di saltare (opzione mancante nei precedenti souls, ma non in Sekiro che però è un caso a sé). Con questa possibilità il mondo di gioco si apre non più solo orizzontalmente, ma anche verticalmente; le strade percorribili, grazie anche al brillante level design, diventano innumerevoli (senza considerare poi che in Elden Ring, sempre a differenza degli altri souls, si ha la possibilità di usufruire di una cavalcatura). Infine, anche il sistema di combattimento gode di nuove meccaniche come la possibilità di contrattaccare, attaccare saltando e lo stealth (presente prima solo in Sekiro).

Prima di concludere occorre però sottolineare anche alcune criticità dell’opera. Data la vastità del mondo di gioco è possibile che si perdano enormi fette di contenuto visto che si potrebbero non trovare dei dungeon oppure si potrebbe, senza volerlo, perdere una strada nascosta. Inoltre, il bilanciamento di alcuni nemici e della sfida in generale potrebbe essere migliorato dato il danno che anche solo i nemici base sono in grado di fare (per non parlare di alcuni boss).

Arrivati alla fine possiamo velocemente tirare le fila del discorso. Elden Ring è senza dubbio uno tra i migliori videogiochi, per alcuni il migliore, del suo genere: mondo di gioco enorme, design eccelso, variabilità di nemici impressionante, visivamente spettacolare e con una cura per i dettagli (in alcuni casi) al limite dell’ossessione. Nonostante questo, rimangono delle più o meno piccole pecche che però possono nondimeno essere superate con un po’ di caparbietà; ed è forse questo che FromSoftware da sempre cerca, sia esplicitamente che implicitamente, di farci capire: non importa quante volte si possa fallire, bisogna sempre continuare a provare.

Tommaso Pisani
Studente di filosofia del 2000. Leggo, guardo film, videogioco e semplicemente mi guardo attorno lasciando correre i pensieri e accompagnando la penna sul foglio.

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