Classe 1995, romano molto indie, ma per niente scontato. Stiamo parlando di Filippo Uttinacci, in arte Fulminacci, cantautore che il 24 maggio ha “fulminato” il Fabrique con uno show indimenticabile. Questa data rimarrà sicuramente impressa nella mente di tanti fan, che dopo due anni hanno avuto finalmente la possibilità di assistere alla performance di un grande cantautore.
Fulminacci riesce a portare sul palco un vero e proprio spettacolo: atmosfera retrò, smoking, coreografie, ospiti.
L’artista si esibisce per quasi due ore, aprendo il concerto con una chiamata di Lundini, showman con il quale debuttò a Sanremo nel 2020. Dopo un ingresso elegante e discreto, inizia la sua performance senza più fermarsi, accompagnato da musicisti altrettanto notevoli. Sono tutti ragazzi giovanissimi, i quali suonano con spensieratezza, intrattenendo il pubblico con una serie di coreografie e restando sorpresi dal coinvolgimento dei fan, i quali urlano a squarciagola persino le strofe impossibili da ricordare!
Fulminacci su quel palco dimostra di essere un artista a 360 gradi, passando da brani emozionanti suonati al pianoforte, a inni alla vita riarrangiati in chiave indie-rock dove si dimena con la sua chitarra. Sul palco sono presenti anche due ospiti: Mobrici e Willie Peyote, due artisti indie come lui, nei cui occhi traspare la stima per l’amico, definito da Peyote come “il futuro della musica italiana”. E questa definizione potrebbe essere piuttosto credibile a giudicare dallo spettacolo tenutosi qui a Milano qualche giorno fa.
Filippo sul palco è piuttosto silenzioso, dice giusto quel poco che basta per ringraziare il pubblico e introdurre le canzoni. Tuttavia, questo silenzio non è timidezza, a giudicare da come l’artista si muove sul palco: un vero showman, perfettamente a suo agio nell’esprimersi con la sua musica, la sua voce e i suoi movimenti. Inoltre, basta leggere i suoi testi per capire che dietro c’è un ragazzo che ha tanto da dire, un artista con una grande sensibilità e intelligenza, che scrive in maniera schietta ma ricercata ciò che sente.
Questo è il primo grande tour per il cantante, che dopo aver pubblicato i suoi primi brani su Spotify nel 2019, ed essere stato ostacolato dalla pandemia, si esibisce finalmente per l’Italia accolto dal calore dei fan, i quali per ore rimangono in fila fuori dal Fabrique, sotto il temporale che colpisce Milano proprio durante le ore antecedenti al concerto. Nonostante l’acqua, la stanchezza, il caldo e la folla, tutti i ragazzi presenti si definiscono increduli della performance a cui hanno assistito, ben oltre ogni aspettativa.
Colpisce, in modo particolare, l’unicità dei brani racchiusi negli album La vita veramente e Tante care cose.
Il cantautore racconta i sentimenti di un ragazzo insoddisfatto che cerca sé stesso, è arrabbiato verso il mondo ma ha fame di scoprire e di scoprirsi. Un ragazzo che ama, sbaglia, cade, pensa e vuole solo vivere davvero. Il suo bisogno di scrivere e cantare la sua anima è visibilmente percepibile quando si esibisce, ed è proprio questo che rende lo spettacolo così ricco di emozioni e vita.
Filippo riesce a parlare alla gente cantando ciò che provano i giovani della sua generazione: la pressione di dover correre per conformarsi dentro una forma che a volte ci sta stretta, mentre vorremmo solo «correre a cento all’ora stando bene davvero senza avere un pensiero», come scrive nel brano Giovane da un po’.
Ci auguriamo allora che questo giovane artista possa davvero conquistare l’Italia con la sua musica, regalando spensieratezza, e ricordando ai giovani di fregarsene, respirare, gettare via i telefoni e vivere come se stesse finendo il mondo.
Immagine di copertina di Fabio Izzo.