Del: 15 Maggio 2022 Di: Laura Colombi Commenti: 1
Giradischi, gli album consigliati di maggio

Il 15 di ogni mese, 5 album per tutti i gusti: Giradischi è la rubrica dove vi consigliamo i dischi usciti nell’ultimo mese che ci sono piaciuti.


????, Nicolaj Serjotti (La Tempesta Dischi) – recensione di Costanza Mazzucchelli

Sei pezzi, usciti tra gennaio e maggio, compongono il nuovo disco di Nicolaj Serjotti, rapper classe 1998 e proveniente dalla provincia di Milano, più precisamente da Busto Garolfo. ???? è un progetto senza nome ma dall’identità visuale e sonora ben precisa, elaborata in due lunghi e densi anni. Dopo l’esordio con Milano 7, Serjotti restituisce altri frammenti di sé, tramite produzioni sempre ricercate e avvolgenti, curate qui, come nel disco precedente, da Fight Pausa. L’aspetto grafico e visuale è una parte altrettanto rilevante del disco: ogni singolo è stato accompagnato da una foto scattata appositamente da Christian Kondic; luce, ombra, buio, volti riflessi, corpi in movimento, tante piccole tessere che nel corso dei mesi hanno portato a ????.

I testi si presentano come intimistici flussi di coscienza, con rime e parole gestite con consapevolezza nella loro semplicità ed espressività. Ironica autocelebrazione, giovinezza, provincia sono tre parole chiave per capire Serjotti e la sua musica, che si inserisce nel solco del rap ma sfugge a una definizione univoca, proprio come il suo disco.

Di fronte a tante domande, più dei punti interrogativi del titolo dell’album, in un periodo storico dominato dall’incertezza, Nicolaj Serjotti però sa cosa vuole e asserisce con certezza: «Ho detto a mamma che ora è per davvero / Voglio fare il rapper a tempo pieno» (Whats Good) e «Nelle tasche è da un paio di mesi che ho un disco già pronto / I miei amici lo sanno a memoria / Nel mentre sto pensando al prossimo» (Toc x3 Freestyle).


Pornostalgia, Willie Peyote (Virgin Records) – recensione di Maria Pia Loiacono

Pornostalgia è l’ultimo album di Willie Peyote, uscito il 6 maggio scorso per Virgin Records. Tutto il progetto offre uno sguardo nostalgico verso un passato alquanto problematico, il cui lascito è altrettanto malfermo e discutibile, ma che diventa automaticamente apprezzabile dopo due anni di pandemia, fatti di chiusure e mancanza di socialità. Con i suoi 13 brani, Willie ritorna a dare spazio alle parole con strumentali piuttosto minimalistiche ma comunque travolgenti.

Parole con cui in All you can hit fa monito a un mercato musicale che offre senza dare valore all’offerta, considerando il pubblico un gruppo di consumatori accaniti senza anima e spirito critico; fa poi riferimento in Fare schifo a quanto, in un mondo di filtri e finto entusiasmo e dove l’errore non possa essere né concepito né compreso, «fare schifo è un dovere morale». In questo album non prevale più la visione nichilista di cui Willie negli anni ha fatto proprio stemma di riconoscimento, ed è proprio il brano di chiusura, Sempre lo stesso film, che permette di carpire la volontà propositiva del rapper.

Pornostalgia rispetto all’album precedente Iodegradibile, in cui si parlava di come il tempo passasse troppo velocemente e di quanto fosse difficile afferrarlo, permette di capire come l’unica via di uscita, a seguito di un periodo di pandemia lungo due anni o poco più, sia quella di avere uno sguardo nostalgico nei confronti del passato, che diventa automaticamente fondamentale nel momento in cui non si riesce a riporre speranza nel futuro.


Xenoverso, Rancore (Universal) – recensione di Francesco Pio Calabretta

15 aprile 2022: il cronosurfista Tarek Iurcich è tornato dal suo viaggio interstellare, tra universi paralleli, portando con sé il suo nuovo album, Xenoverso. Il rapper Rancore (anche se definirlo solo rapper è riduttivo) si ripresenta sulla scena a distanza di 4 anni da Musica per bambini con un progetto di 17 tracce, ambizioso e che punta a un’interazione attiva con l’ascoltatore, che non può concedersi di ascoltare l’opera mentre è impegnato a fare altro.

Xenoverso fonda infatti la propria evoluzione su un concept innovativo: la ricerca di ciò che non conosciamo, mondi ed epoche a noi lontane, che lo stesso rapper è andato a visitare per parlarne al resto del mondo. Accompagnato da grandi produttori, tra cui Dardust, e con soli due featuring, Nayt e Margherita Vicario, l’album affronta vari temi, come il monologo dello stesso Tarek verso la sua ombra nell’omonima traccia o una metaforica apocalisse zombie in cui il rapper cita una miriade di filosofi in Federico, e molti altri.

Il fulcro di Xenoverso è senza dubbio la triade LontanoX agostoArakno, introdotte da uno skit che presenta un concept con cui avrebbe potuto ricoprire un intero album. Tre tracce ambientate in momenti storici futuri, narrati dal cronosurfista Rancore, che sfrutta l’ignoto per trattare tematiche delicate in un modo speciale: amore a distanza, lutto familiare (con una recitazione rappata della poesia pascoliana) e la citazione in chiave cyber-punk del mito di Aracne.

Xenoverso è un album per cui un solo ascolto non basta (e forse nemmeno due). Ha story-telling, ironia, testi raffinati e intrinsechi di cultura, studi pregressi e ricerca maniacale per la creazione di un viaggio straordinario che lo rendono un album non solo da ascoltare, ma da comprendere per non rischiare di cadere nella confusione causata dall’enorme quantità di informazioni e parallelismi che porta con sé.


Pensieri sparsi sulla tangenziale, svegliaginevra (La Clinica Dischi) – recensione di Giulia Scolari

Pensieri sparsi sulla tangenziale è il secondo album di Svegliaginevra. Uscito lo scorso 22 aprile, è stato seguito subito da un mini-tour dell’artista. È un album decisamente più personale, specifico e si sente da subito che l’artista è più libera di esprimersi come meglio crede.

La maggior parte dei brani ruota attorno al tema della ricerca della libertà e la voglia di non essere giudicati per quello che si è. Il tema emerge sin dal primo brano, Quello che volevi, e rimarrà il topos della maggior parte delle canzoni seguenti. CALMA è il brano in cui è inserita la frase che dà il nome all’album, all’interno di un ritornello che rimane in testa senza tregua. I featuring sono molto interessanti. Gli artisti con cui Ginevra collabora sono diversi tra loro ed ognuno offre la possibilità all’artista di provare stili diversi e confrontarsi: i migliori sono Imperfetto con gli Zero Assoluto e Come ci pare con cmqmartina. Le canzoni che convincono di meno sono qualcosa! e Un pezzo mio.

Il brano più riuscito è forse Numeri dispari: un riassunto perfetto del pensiero dell’artista non solo sulla propria esperienza ma su una generazione che non sa che direzione prendere e vive alla giornata, riempendosi di ansie e aspettative e senza riuscire ad uscire dalla bolla dei propri pensieri. L’album si conclude con Vedo solo fiori: il ritornello, «Di questo inverno che ci lascia fuori vedo solo fiori, vedo solo te», parla della bellezza di trovare qualcuno che la ami nonostante, come direbbe lei, gli sbatti.


every flower in my garden, Lilien Rosarian (autoprodotto) – recensione di Gabriele Benizio

Non si trovano molte informazioni per il web su Lilien Rosarian, ma quello che ci interessa sapere è che fa musica molto interessante, e che questo è il suo secondo lavoro ufficiale. Anche in questo caso un disco ambient che fa ampio uso della tecnica di sound collage, risultando rilassante ed estremamente caotico e rumoroso allo stesso tempo.

In certi momenti sembra di sentire una versione di William Basinski meno funerea e cupa, ma bensì rielaborata in chiave bucolica e dolceamara; a volte sembra di sentire una versione caotica della proposta folktronica di Four tet.

La particolarità di questo disco è, come già accennato sopra, di passare da parti caotiche e rumorose, dove suoni elettronici, presi anche da territori come quello della glitch, vi colpiranno da ogni lato; a parti idilliache e calme, che dipingono quei paesaggi di campagna placidi e primaverili che conserviamo nella nostra memoria con quel tocco di malinconia. Basti sentire pezzi come Pathways to someplace passino da una tensione di rumori poco definiti iniziali a un dolce epilogo che stempera la pressione iniziale, con una soave melodia che sarà perfetta da usare come sottofondo per un tramonto di maggio. L’abilità di stressare e rilassare l’orecchio dell’ascoltatore rimarrà immutata dall’inizio alla fine, e rende questo prodotto peculiare e sicuramente degno di un ascolto.


Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.

Commenta