Del: 26 Maggio 2022 Di: Eleonora Giulia Lucia Pagano Commenti: 1
La meravigliosa storia del circo fino alla contemporaneità

Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, da adulto o magari da bambino, ha avuto la straordinaria opportunità di andare al circo; di vivere la magica esperienza dello stupore, di vedere gli acrobati volare, di ridere giocosamente per il pagliaccio nascosto tra il pubblico

Tuttavia, pochi di noi conoscono l’origine di questa meravigliosa arte che ancora oggi riesce a lasciarci a bocca aperta.  

La storia del circo trova le sue radici nell’antico Egitto, in particolare nei festeggiamenti organizzati in onore di Osiride. In tale occasione, si intratteneva il popolo con sfarzose danze acrobatiche e canti, che noi oggi possiamo ricordare grazie ai dipinti rimasti a Tebe e a Menfi.

Furono successivamente i Cretesi a introdurre, per allietare il pubblico, le gare sportive, nel quale i giovani acrobati si esibivano saltando sui tori. Gli animali erano già, infatti, parte integrante degli spettacoli e questo è ancora oggi un tema presente e discusso negli spettacoli circensi. Un apporto importante per le esibizioni attuali viene riconosciuto agli Ateniesi, i quali introdussero i famosi “giochi di equilibrio”, che al tempo si svolgevano al termine della vendemmia su otri di vino unti di olio. 

Il circo, come si può notare, ha subito diversi sviluppi culturali e ha assunto diverse connotazioni a seconda del tempo.

Un chiaro esempio lo possiamo osservare con i Romani, dove il circo ha adottato una sfumatura più legata alla violenza, rinvenibile nelle lotte dei gladiatori nel Colosseo o nel Circo Massimo. Con l’avvento del Cristianesimo i circensi non vissero tempi felici e la stragrande maggioranza fu condannata al rogo dagli inquisitori, poiché considerati lesivi per lo spirito. Tuttavia, giocolieri e musicisti continuarono a esibirsi nelle case private e, paradossalmente, nei monasteri. 

A partire dalla fine del XVIII secolo, il circo iniziò a svilupparsi in Europa nell’accezione moderna. Un progresso reso possibile grazie alla scuola di cavalleria inglese; si tratta di ufficiali e cavalieri che, rimasti senza occupazione, cercavano un modo per sopravvivere e lo trovarono nella creazione di esercizi acrobatici e giochi a cavallo.

I nuovi circensi non si esibivano più in luoghi fissi, ma si spostavano di fiera in fiera, apprendendo gli uni dagli altri nuove arti, come quella di camminare lungo un filo sospeso ad altezze elevate; e iniziarono a comparire figure a noi oggi familiari, come i clown e i ventriloqui.

Il primo ad introdurre negli spettacoli i cavalli ammaestrati fu il militare Philips Astley. Le esibizioni avvenivamo in anfiteatri “trasportabili” e il pubblico era composto sia da aristocratici, sia da proletari. Astley, considerato il padre del circo, si reinventò con la prima scuola di equitazione e solo nel 1779 decise di aggiungere una copertura alla struttura e ribattezzarla “Astley’s Royal Amphitheatre of Arts“. A partire dal 1780, Astley portò la sua compagnia in Francia, dove costruì a Parigi l’”Amphitheatre Anglais du Faubourg du Temple”, considerato il primo circo equestre stabile del continente. 

Nel medesimo periodo, il circo prese piede negli Stati Uniti, prima a Philadelphia e a New York, poi rapidamente lungo tutto il territorio americano. Nel 1832 venne fondato il primo circo In Italia, grazie all’acrobata Alessandro Guerra. Il circo Orfei, a noi molto noto, vedrà la luce solo a metà Ottocento. 

L’introduzione alla tenda e ai mezzi locomotori portò il circo ad abbandonare la staticità e gli artisti circensi iniziarono a essere identificati come girovaghi.

Nel 1842, aprì il “Barnum’s American Museum”, una grande mostra dedicata ai cosiddetti “fenomeni da baraccone”, ovvero esseri umani o animali con particolari deformità, come i giganti o le donne barbute. Da questa esposizione discenderà il “freak show”, ovvero un’esibizione a pagamento di persone uniche per caratteristiche: uomini e donne molto alti o molto bassi, persone affette da malattie rare o individui con abilità strabilianti, come i mangiatori di spade. L’esibizione della deformità, sebbene viva lucrando sui cosiddetti “fenomeni”, ai tempi ha offerto una possibilità per chi probabilmente sarebbe stato emarginato o escluso dalla società.

Nel Novecento la comunità circense iniziò a essere sempre più apprezzata, compresa e valorizzata. Più precisamente, in Italia nel 1948 venne fondato l’Ente Nazionale Circhi, ovvero un’associazione di categoria volta a riconoscere il valore del circo, il quale iniziò a essere visto non solo come un luogo di divertimento e svago, ma come forma di espressione artistica. Nel 1968, inoltre, venne legittimata la funzione sociale del circo tramite la legge n. 337 del 18 marzo 1968. La legge vede le “Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante” attraverso finanziamenti statali.

Sebbene il circo nella sua interezza, e dunque con la presenza degli animali, sia oggi riconosciuto come un’arte, è iniziata una grande battaglia di sensibilizzazione sulla questione animalista.

Una lotta che vede la partecipazione dalla Lega Anti Vivisezione (LAV) e dall’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA). Nel 2022 ci si chiede se sia davvero etico e giusto sradicare dal loro habitat naturale gli animali, al fine di ammaestrarli e farli esibire per il piacere degli esseri umani.

Un recente avvenimento ci porta a riflettere ulteriormente sul tema. A febbraio 2022, il comune di Fiumicino ha vietato al circo di Stefano Orfei, ospite del circo Rony Roller, di utilizzare gli animali nello spettacolo. Il programma del circo in questione è, infatti, solitamente organizzato su due ore di esibizione, con la presenza di clown, acrobati, contorsionisti e, appunto, di animali. Tra questi ultimi ritroviamo cammelli, dromedari, cavalli, lama, elefanti, tigli e leoni africani.

Il comune di Fiumicino ha deciso di vietare l’esibizione degli animali, in quanto si reputa che essi siano stati strappati dalla loro terra d’origine per essere “strumentalizzati” per intrattenere il pubblico. L’assessora ai diritti degli animali Alessandra Colonna ha invitato il circo Orfei non solo a non esibirsi, ma anche a non presentarsi con gli animali, in quanto questi, anche senza la loro presenza nello spettacolo, sarebbero stati costretti a rimanere in gabbia.

Inoltre, la conferenza dei servizi a Fiumicino ritiene che la presenza degli animali sia una forma di sfruttamento, al quale la stessa amministrazione si oppone e si ritiene contraria; il comune di Fiumicino, poi, considera lo spettacolo diseducativo nei confronti del pubblico, soprattutto verso la sensibilità dei più piccoli.

Al contrario della decisione presa dal comune, tuttavia, il 22 febbraio 2022 il Tar del Lazio ha concesso al Circo Rony Roller di esibire i propri animali nello spettacolo a Fiumicino. Se per alcuni questo è stato interpretato come un riconoscimento alla famiglia storica dei Vassallo, i quali con il Circo Rony Roller hanno portato il circo italiano in giro per il mondo, dalla Francia, agli Stati Uniti e  passando perfino per la Russia; per altri la decisione del Tar non è affatto una vittoria.

Non è però una novità che i ricorsi mossi dai circhi al Tar arrivino sempre alla stessa conclusione; ovvero che gli animali siano ammessi allo spettacolo. Questa risposta purtroppo quasi “scontata” da parte della giustizia amministrativa è dettata dal quadro normativo presente nel nostro ordinamento.

È proprio la nostra giurisprudenza consolidata in materia di spettacoli con animali sotto a un tendone che stabilisce cosa sia giusto e cosa no.

I circhi equestri sono, infatti, così definiti: «attrezzature mobili costituite principalmente da un tendone di misure diverse, sostenuto da pali centrali, sotto il quale è collocata una pista su cui si esibiscono artisti, clown, ginnasti, acrobati, animali» e «l’esercizio dell’attività circense non può essere soggetto a divieti laddove ricorra la presenza degli animali nelle proprie attività spettacolari».

Il comune di Fiumicino, a conoscenza della vigente normativa, ha cercato di fare appello all’ASL quantomeno riguardo la detenzione degli animali nelle gabbie, ma la sentenza dei Tar hanno ribadito nuovamente che i Comuni non possono vietare ciò che lo Stato consente. In ogni caso la risposta da parte dell’ASL è risultata positiva, confermando l’esito del Tar.

L’unica vittoria che si possa effettivamente riscontrare da questo ricorso, nonostante l’esito negativo, al Tar è l’appello alla sensibilità delle persone che è stato mosso dalla perseveranza del comune di Fiumicino. Il comune ha chiaramente evidenziato un difetto sempre più rilevante della nostra società, ovvero l’essere basata spesso su delle normative che non rispettano più i nostri tempi, le nostre idee e la nostra etica. Gli animali sono esseri viventi e dovrebbero essere considerati degni e meritevoli di poter condurre una vita in libertà e secondo le regole di madre natura, non obbligati a essere rinchiusi in gabbie e addomesticati per divertire il pubblico.

Il circo e la sua arte rimangono sacri per l’espressione delle straordinarie doti e abilità degli esseri umani, ma dovrebbero aprire le porte al cambiamento e iniziare ad ascoltare il grido delle battaglie animaliste sempre più presenti nella nostra società.

La comunità circense, con la sola presenza dei suoi acrobati e professionisti, continua a essere una meravigliosa arte da vivere e assaporare, riconosciuta ed ammirata a tal punto che l’Università Statale di Milano dedica un corso volto a conoscere i segreti e le capacità di questo mondo tutto da scoprire. Attraverso il laboratorio “Giornate di Studio sull’Arte Circense”, presso il dipartimento di Beni culturali e ambientali di via Noto, i giovani possono affacciarsi all’arte Circense e conoscere artisti, compagnie e professionisti dello spettacolo dal vivo provenienti da tutto il mondo. Un corso che rappresenta un’occasione unica per scoprire e immergersi nella magia del circo e, naturalmente, una splendida opportunità per interfacciarsi di persona con il pensiero degli artisti in merito alla questione della presenza degli animali nello spettacolo.

Eleonora Giulia Lucia Pagano
Studentessa di Giurisprudenza, con la passione per la scrittura. Credo fermamente nel cambiamento e nelle differenze che ci caratterizzano. Sono fatta di dipinti, di profumi, di libri letti e di viaggi intrapresi.

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