Il 10 di ogni mese, la prima rubrica di racconti che suggerisce musica per ogni situazione. Oggi cinque consigli per giri e vagabondaggi notturni.
Sei in camera che non riesci a dormire, è notte, ma a un certo punto senti l’impellente bisogno di evadere e uscire. Sei ad una festa, ma il tuo amico se ne è andato senza aspettarti e quindi niente passaggio in macchina, è notte e dovrai farti la strada a piedi da solo. Sei di ritorno dal turno serale lavorativo, è notte e ti aspetta un lungo tragitto verso casa e sei solo in macchina.
Ci sono tante eventualità per le quali potrai trovarti da solo in giro di notte, e in mancanza di compagnia ognuna di esse va accompagnata con la giusta colonna sonora, per sentirvi meno soli o chissà, forse anche di più. Eccovi quindi gli album perfetti da ascoltare di notte nei vostri giri solitari.
Cristoph De Babalon, If you’re into it, i’m out of it
Generi: Breakcore, Dark Ambient
La notte è figlia di caos secondo Esiodo, per cui proviamo a eliminare per un attimo la classica idea placida e ristoratrice che abbiamo della notte. Poniamo il caso che ci stiamo addentrando nelle zone più oscure e remote della città, accompagnanti dalla straniante e inquietante Opium. La tensione sale, sale, sale, sale… ed ecco che tutto a un tratto stai correndo, te ne vuoi andare, Nostep rimbomba nelle tue orecchie, sei in preda all’angoscia, ma la ripetitività e l’atmosfera alienante di Expressure e What you call a life ti fanno capire che sei in un’oscurità senza fine, la città è solo un labirinto dai contorni indefiniti dal quale non puoi uscire. E allora lo capisci, ti rassegni e fai tutt’uno col caos, con la foga, diventi tu stesso l’angoscia e arrivato a Dead(too) non hai più paura, ma attraversi le vie più minacciose e diroccate della città senza alcun problema, come se fosse lì che sei nato, ormai sei di casa. Finita My confession sei libero, la città ritorna normale e puoi tornare a casa, questa esperienza di certo non ti passerà di mente molto in fretta. Consigliato a chi cerca esperienze forti nei suoi pellegrinaggi notturni.
Harold Budd, The pavilion of dreams
Generi: Ambient, Minimalism
Così come Notte è figlia di Caos, così Ipno, dio del sonno, è figlio di Notte. Egli vi sta scortando a braccetto, siete assonnati, è notte fonda e siete appena usciti dal lavoro, cosa possiamo usare come colonna sonora? Roba movimentata non se ne parla; no, volete assecondare questo torpore, questa dolce stanchezza che vi trascina con la sua inerzia fino a casa. Che c’è di meglio di Harold Budd in queste situazioni? Ed ecco che la bellissima Bismillahi ‘Rrahmani ‘ Rahim vi culla nel nero più nero della notte. Quel sassofono celestiale fa sembrare dolci persino le spigolose forme cubiche dei palazzoni residenziali della vostra provincia, tutto intorno è pace con una punta di tenerissima malinconia. Ed ecco che la musica va avanti, senti dei cori celestiali: che tu stia sognando? Per Aristotele il sognatore può accorgersi di star sognando attraverso le sensazioni corporee, tu sei conscio ma tutto sembra così finto e irreale. Gli arpeggi all’inizio di Rosetti Noise sembrano una colonna sonora che potresti tranquillamente sentire quando ti appare dinnanzi San Pietro pronto ad aprirti il paradiso con le sue chiavi. E quando arriva Juno sei ormai calato in un’altra dimensione, in un mondo celestiale, un mondo placido e in più totale armonia. Quando finisce Juno ti svegli, in una panchina nei giardinetti comunali, forse sarebbe stato meglio qualcosa di più movimentato. Tuttavia, per ascoltare quella musica trascendentale convieni che ne è valsa la pena, e così torni a casa contento. Consigliato a chi ama il lato più rilassante e spirituale della notte.
Sonny Rollins, Saxophone Colossus
Generi: Hard bop
Ok ma la notte non è solo angoscia o tranquillità, la notte è anche viva e dinamica. È anche quando sei in giro col tuo miglior vestito e ti sei appena congedato dai tuoi amici, ma la notte è come te, giovane e forte, e quindi vai in direzione della movida in cerca di avventure. Che c’è di meglio di fare questo con St. Thomas nelle cuffie. Con fare baldanzoso ti aggiri per le vie del centro, sei cool e lo sai, tutti e tutte ti mangiano con gli occhi e lo sai. Poi un flash, ti viene in mente lei o lui, avete appena rotto, e la notte diventa la sede di ricordi spiacevoli, You don’t know what love is parte nelle tue orecchie: sei ad un tavolino di un bar, giri il tuo drink con fare distaccato e guardi la strada con uno sguardo perso e annoiato, ma questa serata è fatta per brillare non per rimuginare. Parte Strode Rode e ti rialzi con passo svelto e nervoso, la tua ricerca parossistica di divertimenti per compensare quello spiacevole ricordo, ti porta ad un’odissea di locali della tua città, molti dei quali inesplorati, e tra incontri surreali, partite di freccette e bevute solitarie siamo arrivati a Moritat, ora finalmente sei come nuovo, adesso sì che sei genuinamente sereno, ti sei ricordato di quanto sei cool e non c’è più problema alcuno. Però la notte sta per finire ed è il momento di tornare a casa, sei a pezzi ma non perdi il tuo fascino e la tua freschezza, le strade notturne conservano la tua scia luminosa quando passi con Blue 7 come sottofondo. Adesso sei sotto casa, il tuo vicino ti saluta e tu ricambi, è l’alba, tu stai andando a letto e lui al lavoro. Prima di dormire ti guardi allo specchio, manca qualcosa, e ti rendi conto che la notte e Sonny Rollins aggiungevano quel qualcosa. Consigliato a chi ama il lato più affascinante della notte.
Bark Psychosis, Hex
Generi: Post-rock/Ambient
Ma se una sera di primavera vi sentiste in balia dei ricordi, e voleste prendere la vostra bicicletta e farvi un giro in città accompagnati dalla dolce brezza notturna, abbandonandovi sulle ali della malinconia, ma non quella malinconia notturna raffigurata in Taxi Driver, tetra e senza via di scampo, ma pura e ristoratrice, inseguendo memorie di un tempo che non c’è più, ma con uno spirito dolceamaro, ecco che, se le cose stanno così, Hex vi offrirà pane per i vostri denti. Iniziate la vostra scampagnata in una notte ostile, i bassi minacciosi di The loom vi faranno venire subito voglia di ritirarvi in casa, ma ecco che i ricordi inizieranno con calma a fluire, l’aria tiepida vi avvolgerà il volto e ricordate e ricordate. Ricordi dolci che vi fanno sorridere: una palla, un campo, un amico che non vedete più, il salotto e il giardino della vostra vecchia casa, il vostro oratorio e altre mille cose, nel mentre A street Scene accarezza le vostre orecchie. La notte si fa ancora più calda e accogliente, non vorreste più tornare a casa, ora la nostalgia vi bagna il volto di lacrime mentre sorridete, è quel ricordo fortissimo, ancora vivido, che vi rende tristi per il fatto che appartiene a un tempo ormai andato, ma felice per il fatto che quel tempo l’avete vissuto, Abesent Friend sta facendo il suo effetto. Ecco che però questo eccesso di malinconia vi incupisce un pochino e vi fermate, vi sedete su una panchina, è ora di porvi qualche domanda, passate al vaglio la vostra intera esistenza, Fingerspit è perfetta per questo scopo. Dopo aver capito, esaminato e analizzato avete realizzato il perché di ogni singola cosa e lo avete accettato serenamente, e la vostra malinconia è ritornata quella tenera malinconia di prima, avete passato molte ore su quella panchina: è l’alba. Una nuova versione di voi è nata, questa notte primaverile all’insegna del ricordo è stata catartica e ristoratrice, Epicuro sarebbe fiero di voi, ora ve ne tornate a casa con Pendulum Man nelle cuffie e siete felici. Consigliato a chi ama il lato nostalgico della notte.
Germs, Gi
Generi: Punk Rock
Ehi! Ma se io fossi arrabbiato che cosa dovrei ascoltarmi? In effetti non siamo stati molto inclusivi, allora rimediamo subito. Il caro Gi ci dà una risposta più che soddisfacente, con quei bassi cupi e massicci dà un’atmosfera notturna che si adatta benissimo alle nostre esigenze. C’è chi la notte esce semplicemente per sfogarsi: un litigio, un brutto voto all’esame da 12 cfu, una pessima giornata al lavoro; insomma, tutto. Ecco che esci dalla porta come una furia, tua madre ti chiede cosa stai andando a fare, e il titolo del primo pezzo è perfetto per risponderle, What we do is secret, beh sì dovresti dirle “What i do”, ma si capiva lo stesso, un po’ di ingegno… beh lasciamo perdere, continuiamo. Per le strade cammini imbronciato e a spasso svelto e nevrotico. La voce di Derby Crash rende la notte dinamica e piena di risentimento, vorresti correre per le strade, spaccare tutto ciò che vedi coperto dalla notte che diventerebbe una complice perfetta, però ti trattieni, lasci la parte distruttiva alla musica. Adrenalina pura, ecco cosa senti, mentre sfrecci nella notte e Land of treason martella le tue orecchie con Derby che si sgola e i tuoi tic nervosi che seguono la stessa intensità della sua voce. Un fuoco dentro di te va ad intermittenza come le luci dei lampioni malandati della via che hai appena imboccato, il nervoso cresce e Lexicon devil ti dà la carica per scagliare una pietra contro la luce lampeggiante che ti stava recando così tanto fastidio. Ora è tutto buio: molto meglio così. We must bleed, ecco cosa urli dentro di te, quel ritornello sì che sfoga la tua rabbia, ecco il potere della musica: la tua rabbia, il tuo nichilismo e la tua misantropia toccano il culmine fino ad annichilirti dentro, vedi rosso, il mondo vorresti vederlo esplodere, Shut down impazza nelle tue orecchie, un incubo di 9 minuti in cui il tuo corpo è quasi immobilizzato e posseduto da una arrabbiatura angosciante. Ma tutto un tratto la musica finisce, la notte si rischiara, ti accorgi che è tutto finito, quel picco ti ha fatto tirare fuori tutto ciò che avevi. Benedici i Germs (non so quanto ne sarebbero stati contenti), anche questa volta hanno funzionato. Io però un controllino da uno specialista per contenere la rabbia me lo farei.