Del: 12 Giugno 2022 Di: Costanza Mazzucchelli Commenti: 0
Da rileggere per la prima volta. Notti al circo

L’effervescenza della fine del XIX secolo, il mondo del circo, Margaret Thatcher e Foucault sono solo alcuni degli elementi che rendono esplosivo e unico nel suo genere Notti al circo, capolavoro postmoderno di Angela Carter, pubblicato nel 1984. Il libro è diventato un classico e ancora oggi, leggendolo, porta a riflessioni e interpretazioni attuali, che travalicano gli anni di pubblicazione del romanzo per giungere a noi in tutta la loro potenza.

Carter è un’autrice inglese, vissuta tra il 1940 e il 1992, la cui grande competenza e novità nell’ambito della scrittura è stata riconosciuta fin dal 1968 con il Somerset Maugham Award, premio letterario per scrittori emergenti. Con il denaro vinto, si trasferisce in Giappone, dove fa esperienza di alcune dinamiche di genere che la avvicinano sempre più al femminismo e le fanno sviluppare una sensibilità per tematiche di attualità. La scrittura di Angela Carter presenta una rilevante componente politica: dietro a storie finzionali il riferimento è a situazioni reali, spesso problematiche e quanto mai urgenti anche nella contemporaneità.

In particolare, si concentra sul genere, il rapporto tra i sessi e la costruzione del corpo.

Notti al circo è strutturato su tre parti principali, che prendono il titolo dai luoghi in cui ogni parte è ambientata: Londra, San Pietroburgo, Siberia. Il romanzo segue il tour del circo del Colonnello Kearney e, lungo questo itinerario, si intrecciano le vicende dei numerosi personaggi che affollano le pagine del libro: Fevvers, Walser, Lizzie, Ma Nelson sono solo alcuni dei nomi che si incontrano. Questo viaggio è interpretabile anche in senso metaforico e simbolico: ogni personaggio, quindi, compie un viaggio sia fisico sia formativo. Il romanzo si muove continuamente tra passato e presente, ricostruendo le storie pregresse e le vicende nel loro svolgimento.

Proprio dal concetto di corpo menzionato prima può partire l’analisi di Notti al circo e dei suoi personaggi. La protagonista, Fevvers, viene presentata e descritta fin da subito in relazione alla propria fisicità, a un corpo contraddittorio e ossimorico, che è anomalo, ma che viene sfruttato come strumento di risignificazione e riappropriazione di sé. Fevvers ha le ali, ma il suo corpo non è biologicamente adatto al volo; il suo corpo è spettacolarizzato e capitalizzato (prima Fevvers lavora in un bordello, poi in un freak show e, infine, in un circo), di per sé non è bello, ma costruisce la sua bellezza attraverso la performance ed enfatizzando il suo statuto ambiguo. Fevvers è una diva on stage, ma è vista come uno scherzo della natura off stage.

Si parla di statuto ambiguo di Fevvers perché il romanzo ruota intorno ad una questione cruciale, un dubbio che attanaglia il coprotagonista, Walser, un giovane giornalista californiano che segue Fevvers nel suo tour a partire da un’intervista che decide di farle a Londra: Walser crede che il corpo di Fevvers, metà donna metà uccello, non sia reale e sia, invece, un marchingegno e una frode. A fronte di questo, il giornalista (che durante il romanzo vestirà anche i panni di un clown nel circo) vive un perenne senso di spiazzamento.

L’impossibilità di collocare Fevvers in una cornice precisa viene vista come una risorsa. Se Fevvers alimenta il carattere simbolico, misterioso e molteplice della sua natura allora può costruirsi come essere complesso e può diventare produttrice di significato; se, invece, il corpo viene facilmente incasellato in definizioni rigide e univoche, lei risulta solo uno scherzo della natura.

L’intenzione di Carter è ingenerare una sensazione straniante, volta a mettere in discussione le nostre aspettative e il modo normale con cui guardiamo la realtà.

Si fa leva sull’esitazione e sul senso di spaesamento. Il personaggio di Fevvers è sempre in mutamento, la sua identità non è mai definita e oscilla sempre tra polarità opposte; questo impedisce di stabilire un punto fisso come riferimento o modello. I corpi e gli atteggiamenti non conformi a uno standard prestabilito tendenzialmente vengono marginalizzati; questa condizione liminale ha come conseguenza una dinamicità notevole, che consente di reagire in modi diversi alla discriminazione, autodefinendosi e facendosi portatori di nuovi significati per trovare un proprio posto nel mondo.

Molti dei personaggi presentati all’interno di Notti al circo occupano i margini della società di fine Ottocento e inizio Novecento: prostitute, personaggi del circo, ex carcerate. Le loro vicende vengono intessute con la storia principale e raccontate con un grado di analisi che restituisce loro grande dignità. In questo ricco mosaico di storie e personaggi trovano espressione i concetti, elaborati dal filosofo Jean-François Lyotard, di Grand Historie e Petits récits: il primo è il racconto di Fevvers e Walser relativo all’esperienza della fine del secolo da un punto di vista alternativo; il secondo sono le piccole narrazioni secondarie che prendono, per un momento, il possesso della storia.

La Grand Historie, la storia principale, è ambientata alla fine del XIX secolo.

Si tratta di un periodo di grande fermento e innovazione, ma che porterà anche a un momento di incertezza e dolore con la prima guerra mondiale. In Notti al circo si sente l’eco della fase delle grandi speranze per il secolo a venire. In questo contesto, Fevvers è l’immagine dello splendore di una nuova epoca in arrivo; inoltre, rappresenta il modello di new woman, definizione utilizzata per donne colte, intellettualmente attive, che propongono una visione della donna diversa da quella imposta dalla morale vittoriana.

Il riferimento cronologico, però, deborda dal XIX secolo e giunge addirittura agli anni Ottanta del Novecento, ossia il periodo in cui Carter redige il romanzo. I personaggi sono animati da uno spirito affine a quello degli anni Settanta in Europa e Nord America e l’essere un personaggio dalla consapevolezza storica successiva, sempre con un piede nel secolo successivo, è già racchiuso nell’essenza di Fevvers: il suo corpo ibrido non appartiene completamente né al mondo animale né al mondo umano.

In Notti al circo non sfugge il riferimento a una donna che ha dato il nome a un’epoca e proprio come Fevvers causa una fevvers mania: Margaret Thatcher.

Entrambe si servono, per costruire il proprio personaggio, di immagini, simboli, valori forti; la differenza risiede nel fatto che Thatcher utilizza modelli maschili per imporsi – senza cambiare lo stato di cose – su una scena dominata da uomini, mentre per Fevvers la femminilità, l’autodeterminazione e la solidarietà femminile sono questioni rilevanti. Inoltre, Fevvers e Thatcher sono accomunate dal materialismo e dall’attaccamento al profitto economico: Fevvers, però, usa il suo denaro anche in maniera filantropica e generosa.

Notti al circo, proprio come la sua protagonista, è un testo multiforme, ibrido e dalle difficili definizioni. A seconda di come lo si analizzi, lascia emergere questioni sempre diverse, oscillando tra il realismo magico e l’historiographic metafiction. Inoltre, è espressione delle forze storiche, sociali e politiche del tempo di Carter, che riesce qui a combinare magistralmente una serie di riferimenti, dal panopticon di Foucault al femminismo.

Costanza Mazzucchelli
Classe 2000, studentessa di Lettere. Guardo il mondo attraverso i miei occhiali spessi, ascolto e leggo, poi scrivo di ciò che ho imparato.

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