Del: 15 Luglio 2022 Di: Tommaso Pisani Commenti: 0
Etica e futuro. Il legame tra libertà e struttura del tempo

Oceani di inchiostro sono stati versati parlando del tempo; innumerevoli opere di finzione e fantascienza hanno esplorato questo concetto di cui può sembrare di sapere intuitivamente così tanto e che, nonostante questo, non si saprebbe definire al meglio quando ci si pensa.

Il tempo ci accompagna costantemente, che lo vogliamo o meno. Siamo immersi in esso e attraverso esso percepiamo e organizziamo la realtà.

È sempre stato pensato come assoluto, fuori da noi e continuamente proteso in avanti; con Einstein il tempo è diventato, invece, una dimensione come lo sono quelle spaziali e l’universo è stato diviso in quattro: profondità, altezza, larghezza e tempo. Le moderne teorie, per quanto geniali ed estremamente affascinanti, sono troppo complicate per poterne parlare come si vorrebbe in questa sede, ma basti dire che alcune vedono il tempo come poco importante, forse quasi irrilevante nell’organizzazione della realtà (e questo basti per stimolare la curiosità di chi legge).

Tante e varie sono le domande che orbitano attorno a questo concetto così intricato, ma qui, purtroppo, non possono essere esplorate tutte e anche quelle che saranno affrontate non saranno analizzate in profondità, ma proprio questo potrebbe spingere ad approfondire questo tema abissale.

Quando prendiamo una decisione, organizziamo una vacanza con i nostri amici o anche solo pensiamo a cosa mangeremo a cena ci interroghiamo su qualcosa che ancora non è accaduto, ma che, con ogni probabilità, pensiamo accadrà. Tutto quello che non è ancora successo, tutto quello che ancora non si è verificato, fa parte del futuro, che è forse la “parte” più controversa del tempo, quella che ancora non è stata e che, magari, non sarà mai; eppure, abbiamo la fortuna (o la sfortuna come vedremo poi) di poter, in parte, determinare cosa succederà.

Il fatto di potere, e dovere, prendere in considerazione il futuro nel momento di una scelta ci suggerisce che abbiamo responsabilità morale e siamo commendabili o biasimabili per le nostre azioni in quanto quello che facciamo può cambiare la realtà. Ciò significa che possiamo definire qualsiasi principio etico in base al modo in cui possiamo modificare la realtà, ovvero in base al modo in cui possiamo modificare il corso futuro degli avvenimenti.

Adesso, però, sorge un problema: come dobbiamo intendere il tempo? E in particolare il futuro? Aperto, nel senso di indeterminato e ancora modificabile, o chiuso, nel senso di determinato e senza possibilità di agire diversamente?

Attorno a questo punto il dibattito è acceso. Il caso indeterministico sembra l’unico compatibile con la nozione di libertà e, quindi, di responsabilità morale, dato che quello deterministico non sembra lasciare spazio alla libertà dell’individuo; se, infatti, l’universo fosse deterministico allora tutto quello che è accaduto, accade e accadrà è, almeno in via teorica, determinabile.

Da qui nascono due diverse posizioni: da una parte i cosiddetti incompatibilisti sostengono che in un universo deterministico la responsabilità morale non possa esistere; dall’altra i compatibilisti che affermano, invece, la persistenza della responsabilità individuale per le nostre azioni anche in universo deterministico. Il compatibilista sostiene che la libertà non richieda di per sé la possibilità di “poter fare altrimenti” (ossia l’avere la possibilità di scegliere se buttare la cartaccia per terra oppure se camminare fino al cestino più vicino per buttarla), quanto piuttosto l’autonomia dell’agente morale, ovvero il fatto che sia lei o lui a portare a termine la decisione/azione.

Per capire meglio possiamo fare un esperimento mentale. A deve votare per due candidati politici B e C. La notte prima delle votazioni D inserisce nel cranio di A un dispositivo che lo farebbe votare per C nel caso decidesse di votare per B. La mattina A vota per B e il dispositivo non si attiva. In questo contesto non si può dire che la scelta di A non fosse libera; in fondo il dispositivo non si è attivato e la sua presenza non ha influito sulla scelta di A.

In ogni caso non importa quale concezione abbiamo di libertà, ma occorre capire se la libertà richieda o meno, in quanto condizione della responsabilità morale, forme di indeterminatezza del futuro.

In modelli lineari (ovvero modelli in cui il tempo sembra seguire una linea retta) sembra normale applicare il determinismo e, di conseguenza, per fare sì che l’individuo conservi la responsabilità morale delle proprie azioni si tende ad adottare una visione compatibilista; altrimenti non avremmo qualsivoglia responsabilità sulle nostre azioni e non avrebbe davvero senso parlare di etica. In modelli ramificati (ovvero in cui il futuro ha infiniti “rami” che potrebbero avverarsi) è naturale adottare una visione indeterministica e quindi incompatibilista.

Qualsiasi sia la posizione che si scelga di adottare, rimane in ogni caso fondamentale il rapporto che l’etica ha con il futuro. Senza il concetto di tempo, senza futuro, senza conseguenze non potremmo parlare di etica e non avrebbe neanche senso di parlare di libertà. Rimane “solo” da capire cosa sia il tempo ed il futuro in relazione ad esso

Tommaso Pisani
Studente di filosofia del 2000. Leggo, guardo film, videogioco e semplicemente mi guardo attorno lasciando correre i pensieri e accompagnando la penna sul foglio.

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