Del: 12 Luglio 2022 Di: Jessica Rodenghi Commenti: 1
Storia, attualità e importanza del Pride

Era il 1994 ed in Italia avevamo il primo pride nazionale. A Roma si sfilava come nei cortei sindacali, c’era un solo mezzo ed alcune associazioni, come Arcigay. Da quel momento l’onda del Pride ha invaso le piazze di tutto il Paese, anche se non è stato sempre facile.

L’organizzazione era stata gestita da Imma Battaglia, da anni attivista per i diritti della comunità LGBTQIA+, presidente del circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli” fino al 2000, e Vladimir Luxuria, attivista, scrittrice, personaggio televisivo, cantante, drammaturga ed ex politica. Il timore era che non ci fosse una larga partecipazione, era il primo Pride in Italia, eppure arrivarono diecimila persone.

Oggi conosciamo i Pride come giornate di rivendicazione e celebrazione, ma non sempre sono stati episodi pacifici.

Sono memorabili i moti di Stonewall, avvenuti fra il 27 ed il 29 agosto 1969, quando la polizia irruppe in un bar di New York alla ricerca di qualcuno da accusare di indecenza e si accese una rissa al motto di “Gay power”. Erano duemila persone, radunate tramite un veloce passaparola, contro quattrocento agenti. Gli arresti furono tredici fra i manifestanti e quattro gli agenti feriti; ma la lotta durò ben tre giorni, non soltanto quella notte. Era un periodo in cui chiunque non si omologasse alle espressioni di genere binarie era passabile di reato di indecenza, qualsiasi piccolo gesto poteva essere interpretato in quel senso, sia baciarsi con individui dello stesso sesso che vestire gli abiti del sesso opposto. Le irruzioni nei locali gay erano all’ordine del giorno e i membri della comunità non erano al sicuro nemmeno in quei luoghi.

Da quel momento si sono fatti moltissimi passi avanti, a dispetto di chi non crede nell’utilità di queste giornate e delle battaglie della comunità. Spesso nel nostro Paese sono ancora presenti commenti omofobi, tentativi di smontare l’organizzazione dei Pride e continui contrasti, discriminazioni, veri e propri insulti contro la comunità LGBTQIA+.

Un esempio, il senatore Pillon, a proposito dell’ultimo Umbria Pride del 9 luglio, ha espresso preoccupazione per il coinvolgimento dei minori nel trattare le tematiche rivendicate. Nello specifico, la dichiarazione era che in questa occasione si miri «in maniera affatto velata, a far passare e a normalizzare alcune idee portate avanti dal movimento LGBTI circa pratiche come l’adozione gay, l’utero in affitto o la compravendita di gameti, nonché la sostituzione di parole come mamma e papà con genitore 1 e 2».

Ad ogni modo, il Pride è un momento di rivendicazione per tutte le persone.

Inizialmente si chiamava “Gay Pride”, ma ad oggi il primo termine è stato eliminato a favore di un’inclusione maggiore. Il Pride è rivolta, rivendicazione, festa e orgoglio d’insieme. È lo spazio a chiunque sia stato discriminato o isolato, finalmente per camminare con orgoglio nelle strade, senza che qualcuno si permetta di esprimere il proprio dissenso e spesso accade in modo violento. Non c’è un limite alla partecipazione, indipendentemente dall’identità di genere o dall’orientamento sessuale. 

Secondo una raccolta di dati relativa alle motivazioni dell’odio effettuata dall’Istat nel 2021, il 29,7% degli intervistati crede che gli omosessuali debbano nascondere il loro orientamento, per favorire l’inserimento della società.

Perché queste persone dovrebbero scendere a compromessi?

La società non considera chi vive fuori dalle norme binarie, sia per quanto riguarda identità di genere che orientamento sessuale: scendere a patti con chi non rispetta gli altri in quanto persone, quindi, significa negare la propria esistenza. Secondo chi la pensa come gli intervistati, quindi, bisognerebbe essere ‘queer’, omosessuali, transgender, ma a casa propria, nelle quattro mura in cui non si urti la sensibilità pubblica. Perché, quindi, le persone etero cisgender devono avere più diritti, godere di un mondo costruito su misura per loro ed escludere tutti gli altri? E soprattutto, sarebbe interessante capire in che modo la sensibilità venga urtata da persone non eteronormate. Il tutto si basa su una serie di stereotipi e pregiudizi vecchi di secoli. Secoli in cui queste persone sono state messe all’angolo, ma ad oggi la società non può più fingere che non esistano. 

È molto noto il fenomeno del rainbow washing.

Esso nasce dal pink washing, fenomeno per cui le aziende sfruttavano il fiocchetto rosa simbolo della lotta al cancro per aumentare le proprie vendite. Accade ogni anno lo stesso fenomeno durante il Pride month, quando improvvisamente tutto si tinge dei colori dell’arcobaleno, anche per aziende che non supportano in alcun modo la comunità. Sembra esser conveniente per i prodotti in uscita in quel periodo adottare delle strategie di marketing che comprendano la bandiera arcobaleno, ma questa è una chiara dimostrazione di quanto poco importanti la società consideri le battaglie della comunità.

È fondamentale far conoscere i simboli e le parole chiave delle rivendicazioni, ma il modo adatto non è incollare un cuoricino arcobaleno sulle magliette in esposizione. E questo soprattutto da parte di imprese multinazionali che ogni giorno sfruttano i lavoratori, che non garantiscono i diritti fondamentali e che non si impegnano per l’inclusività. Il Pride non riguarda soltanto il rispetto di persone non eteronormate, ma si tratta di rispettare i diritti di tutti quanti, senza eccezioni. 

Ogni anno moltissime persone appartenenti alla comunità vengono uccise, stuprate, stigmatizzate, discriminate, soltanto per il fatto di esistere. 

I dati dell’istituto di ricerca Transgender versus Transphobia nel loro ultimo report, mostrano come nel 2021 siano state uccise 375 persone transgender e ‘queer’ nel mondo. In molti Paesi l’omosessualità è ancora un reato, come in Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Somalia, Mauritania e Yemen. In altri, i diritti fondamentali non vengono rispettati.

Un caso eclatante, che tutti conosciamo, è il rovesciamento della sentenza Roe vs Wade negli Stati Uniti, che porta verso la sempre minore garanzia del diritto all’aborto.

Non lontana è anche la notizia di affossamento del DDL ZAN, una misura che avrebbe aiutato ad agire concretamente contro le discriminazioni. Eppure, in Italia anche questa legge è stata bloccata.

Le foto inserite nell’articolo sono state scattate all’Umbria Pride del 25 giugno 2022.

Jessica Rodenghi
Jessica, attiva nel mondo e nelle società, per fare buona informazione dedicata a tutti e tutte.

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