Se è la classe politica a rappresentare il popolo, allora c’è un evidente problema di fondo: qualche giorno fa è terminata la campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre e, in termini di imbarazzo, le vette raggiunte sono state altissime. Tra battute, meme e tweet pubblicati spesso senza alcun pensiero di fondo che avesse anche una minima parvenza di serietà, la politica italiana ha deciso di avvicinarsi al proprio elettorato, probabilmente però, nel modo sbagliato.
Sicuramente ciò che distingue questa campagna elettorale dalle precedenti (già abbastanza anomala per essere stata la prima nella storia della Repubblica a tenersi in piena estate) è la repentinità con la quale i partiti si sono dovuti riorganizzare a seguito della caduta del governo Draghi, avvenuta il 20 luglio scorso (ricordiamo l’alleanza Letta-Calenda durata solamente cinque giorni) e la spinta che i vari partiti politici hanno dato all’aspetto comunicativo (prettamente social) la cui caratteristica fondante è stata l’essere risibile.
Oltre alle piattaforme maggiormente utilizzate, come Instagram e Twitter, la nostra classe politica ha deciso di fare un uso fortemente smodato di TikTok, con una pubblicazione quasi giornaliera di brevi video, essendo quest’ultimo considerato il social dei “giovani”.
Sicuramente l’esordio social più inaspettato e bizzarro è stato quello di Silvio Berlusconi, la cui linea comunicativa si è basata principalmente sul racconto di barzellette di cui è ovviamente protagonista, richieste di voto esclusivo al suo pubblico femminile con annesso auto elogio seguito da affermazioni del tipo: «in quanto cittadine e in quanto donne, avrete tutto l’interesse a dare il vostro voto a Forza Italia, a noi, a me, che non sono solo più bello di Letta e che per tutta la vita sono andato a caccia del vostro amore» e infine video in cui mostra il proprio cane definendolo «una via di mezzo tra angeli e bambini».
Quasi quotidianamente in piena notte, c’è stato poi un confronto diretto tra Salvini e i propri elettori, o meglio, tra lui e tutti coloro che hanno deciso di farsi beffa di lui (per la maggior parte della generazione Z, di cui molti fruitori di TikTok). Nonostante abbia spesso millantato di parlare di temi effettivamente importanti come scuola, lavoro, modi per migliorare le università e per contrastare le baby gang, sono moltissimi i video che lo ritraggono in alcuni momenti clue delle sue dirette, in cui elargisce perle della propria quotidianità, aneddoti del proprio passato, chiarimenti sui propri gusti musicali e lotte contro i cattivoni a suo dire. Il gruppo Noi Moderati, la lista unica che raggruppa i quattro partiti più piccoli del Centrodestra – UDC, Coraggio Italia, Italia al centro, Noi con l’Italia – ha invece fatto creare degli spot elettorali animati con annessa canzone dal titolo Coraggio Italia con probabile effetto Mandela che ha fatto credere loro in un abbassamento dell’età del voto.
C’è poi Carlo Calenda, leader del partito Azione, addentratosi nel mondo di TikTok con una insicurezza e inconsapevolezza tale da doversi giustificare per il mancato adempimento di alcune funzioni del social (secondo lui) preso in considerazione, quali dare consigli di make-up o fare balletti. Sono queste le parole del suo primo video: «Allora sbarchiamo su TikTok. Uno: io non so ballare, sembro un orso ubriaco. Due: non posso dare consigli di make-up perché c’ho la panza e sono brutto». Su Twitter invece risponde all’ormai ex alleato Letta, dopo che quest’ultimo ha pubblicato la foto del proprio bus elettrico (scaricatosi tra l’altro dopo pochi giorni) con le parole: «Ammazza che brutto. Ps: Secondo me ti hanno già rubato i cerchioni. Io non sono stato»
Momento topico di questa campagna elettorale è stato poi quello della durissima lotta social contro il cartone animato Peppa Pig, presieduta da Federico Mollicone, responsabile cultura del partito di Giorgia Meloni.
In una puntata (andata poi in onda pochi giorni dopo) compariva una famiglia omogenitoriale e Mollicone ha deciso di andare contro quello che è per lui il “politicamente corretto” che ha messo a dura prova i figli del pubblico italiano (e non solo). Il partito Più Europa ha poi voluto controbattere definendosi «dalla parte dei diritti, dalla parte di Peppa Pig».
L’ala più a sinistra della politica italiana, rappresentata dall’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana, denominata Alleanza Verdi Sinistra, ci ha invece proposto di diventare parte degli Jedi, organizzazione monastico-militare immaginaria facente parte dell’universo fantascientifico di Guerre Stellari, con un manifesto le cui prime parole sono queste: «Vuoi aiutare Possibile a tornare in Parlamento ma non sai come fare? La forza scorre potente in te, giovane Padawan, puoi diventare Jedi di questa campagna elettorale facendo queste semplici cose». Il partito ha stilato quindi dei punti rintracciabili sul sito possible.com/jedi per permettere al proprio elettorato di attuare una campagna di convincimento di amici, parenti e non solo per estendere il proprio consenso.
Dulcis in fundo: Giorgia Meloni, il giorno delle votazioni, ha deciso di rompere il proprio silenzio elettorale (perlomeno quello social) con un video ironico in cui ha scherzato sulla propria omonimia, mostrando dei meloni e invitando l’elettorato a votare il suo partito.
Questi sono solo alcuni dei momenti topici di questa (infinita) campagna elettorale social e, a discapito delle idee politiche che ognuno possiede, si può ben intendere come ci siano delle lacune piuttosto consolidate.
Il fattore umanizzante che la nostra classe politica tenta di fare proprio è diventato motivo di ridicolizzazione da parte dell’elettorato stesso, la cui intelligenza e sagacia sembra sia inoltre continuamente sminuita dai politici: tra tiktok, tweet e immagini semi-ironiche, è necessario si rendano conto di quanto sia indispensabile un cambiamento radicale riguardo la propria linea comunicativa, allo scopo di portare maggiore rispetto ai votanti e anche, in realtà, a sé stessi e alla propria politica.