Del: 28 Settembre 2022 Di: Luca Pacchiarini Commenti: 0
Da rivedere per la prima volta. Il Delitto Matteotti.

Camera dei deputati, 30 maggio 1924, l’onorevole Matteotti pronuncia un discorso di forte critica alla validità delle elezioni politiche appena svoltesi e che hanno portato il partito fascista alla maggioranza. Dei presenti in aula molti lo contestano, in silenzio ma osservando con attenzione vi è anche Benito Mussolini. Tale temerario, forte, pericoloso e consapevole discorso porta molte riflessioni in tutti i principali partiti della nazione, soprattutto nel partito fascista in cui si decide di assassinare Giacomo Matteotti; tale azione verrà presto commessa, non si comprende bene con quanta consapevolezza dei vertici del partito, da Amerigo Dumini. Questo delitto scatena una serie di eventi che coinvolgeranno tutta l’Italia, dai vari partiti che devono ragionare sul da farsi, come il PCI di Gramsci e il PSU di Turati (di cui Matteotti era segretario), dalla magistratura in cui Mauro Del Giudice è l’uomo a cui è stata affidata l’istruttoria del processo per omicidio, a intellettuali come Piero Gobetti che si rendono conto dell’importanza del momento storico e fino allo stesso Re Vittorio Emanuele III che deve capire come muoversi.

Tutto ciò è l’inizio de Il Delitto Matteotti, film drammatico storico del 1973 diretto da Florestano Vancini.

Un film storico di grande e solida qualità, che riesce a immergere completamente lo spettatore nel periodo che racconta, nel suo clima, nell’energia di un momento fondamentale della nostra storia nazionale: quando dalla democrazia nasce la dittatura fascista. La pellicola si potrebbe riassumere in un’ottima lezione di storia, riesce a incollare lo spettatore allo schermo raccontando quello che è realmente successo senza romanzarlo o esaltarlo, ma con il rispetto e la sicurezza propria di un saggio storico, diretto con fermezza e grande capacità. Il racconto narra di come i vari personaggi prima nominati, ed altri fondamentali del periodo storico, si sono mossi in quei mesi, consapevoli o meno dell’importanza del periodo che stavano vivendo. Proprio i personaggi sono la punta di diamante della pellicola: ben scritti, credibili, interessanti, umani ma immensi, figure prese dai libri di storia e messe davanti alla macchina da presa. Questo è l’aspetto che più allibisce del film: i personaggi sono incredibilmente simili agli uomini reali realmente vissuti, non solo per i comportamenti, i modi e le frasi dette, ma soprattutto per l’aspetto. Impressiona spesso l’accuratezza dei volti, la storia si fa viva nella pellicola.

Si ricorda una magia propria del cinema: sembra che veramente questi uomini siano stati ripresi e ancora vivi nel film.

Qui alcuni esempi:

Come si può notare dai nomi degli attori, il film conta un cast veramente eccezionale. Oltre a questi si può nominare grandi nomi come Vittorio De Sica che interpreta il magistrato Mauro del Giudice, Umberto Orsini che interpreta Amerigo Dumini e Gastone Moschin che interpreta Turati, probabilmente quello di Mario Adorf è il miglior Mussolini mai visto al cinema. Vi sono molti dei più grandi nomi del cinema italiano del periodo. Il film stesso si inserisce in un grande momento del cinema italiano, si è in un’esplosione di cinema politicamente impegnato, coraggioso e dalla grande qualità (un esempio è il capolavoro Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto uscito 3 anni prima). Tuttavia, Il delitto Matteotti prende molto dei modi di girare dei film di critica suoi contemporanei, ma non ha il loro stesso peso di impegno politico, questo perché prevale il lato storico della narrazione, si accusano aspramente i fascisti ma evita di criticare le mosse dei partiti o preferire qualche posizione, mostrando anzi la complicatezza delle varie posizioni, siano essi di politici, giudici o intellettuali (tutto questo ammesso che criticare il fascismo sia un qualcosa di necessario e non fazioso, che il fascismo è qualcosa di antidemocratico per natura perché, citando Pertini: “il fascismo è l’antitesi delle fedi politiche, il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche perché il fascismo opprimeva chi non la pensava come lui”).

Il Delitto Matteotti è grande cinema, regia e sceneggiatura funzionano magistralmente riuscendo a raccontare in modo avvincente fatti storici che rischiavano di risultare noiosi, con tensione perenne che incolla alla narrazione; ciononostante vi sono anche altri motivi per cui questa pellicola andrebbe recuperata: il ripasso di conoscenze storiche che non andrebbero mai dimenticate, come il coraggio di Matteotti, la scaltrezza di un Mussolini non ancora duce, la spavalderia antifascista di Gobetti ed in generale cosa volesse dire essere antifascisti in quel periodo. Soprattutto questo film è un monito su cosa fosse il fascismo, su come operasse, su come si basasse sulla violenza e su soprusi ben 10 anni prima dell’arrivo di Hitler e soprattutto su come sia riuscito a prendere in mano la nazione distruggendo la democrazia.

Voi volete ricacciarci indietro, aveva detto Matteotti. E il popolo italiano sarà ricacciato indietro; l’avventura fascista, che durerà vent’anni, porterà la nazione allo sfacelo.

Ultima frase del film, detta da una voce fuori campo che conclude l’opera.
Qui i primi minuti della prima scena del film, il discorso di Matteotti.
Luca Pacchiarini
Sono appassionato di cinema e videogiochi, sempre di più anche di teatro e letteratura. Mi piace scoprire musica nuova e in particolare adoro il post rock, ma esploro tanti generi. Cerco sempre di trovare il lato interessante in ogni cosa e bevo succo all’ace.

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