Qualcuno ha detto Hallyu wave? Con questo termine ci si riferisce all’interesse mostrato nei confronti della cultura coreana al di fuori dei confini nazionali. Indubbiamente un veicolo molto potente di diffusione è proprio il Kpop: molto spesso i Gen Z, che costituiscono una fetta abbondante del fandom, si sono prima appassionati a questo genere musicale e solo successivamente hanno sviluppato un ulteriore interesse per altri aspetti della cultura del paese, dal cibo alla skincare, dalla lingua al cinema, come testimoniano la pluripremiata serie Netflix Squid Game (consacrata di recente anche agli Emmy Awards) e il film premio Oscar Parasite.
Il Kpop è un genere strettamente legato a una figura artistica specifica, l’idol.
Esistono ormai decine di gruppi maschili (boy groups) e femminili (girl groups), ma anche altrettanti solisti (solo artists), che contano più o meno anni di attività. Sulla linea del tempo, infatti, si contano già cinque generazioni di idol groups. Per convenzione le prime due coprono gli idol attivi tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000; la terza generazione risale agli anni 2010-2017 e segna il primo boom del genere a livello internazionale con nomi importanti come BTS e Blackpink; la quarta generazione consacra il Kpop come fenomeno globale, i tour mondiali diventano d’obbligo per la maggior parte di questi gruppi e, al pari di tanti cantanti e band occidentali, sono sold out in pochi minuti. Per via della costante e rapida evoluzione del sound musicale, c’è chi parla già di una quinta generazione in riferimento a tutti i gruppi che hanno debuttato a partire dal 2022.
Eccezion fatta per i solisti, all’interno di quasi tutti i gruppi ogni idol ricopre una o più posizioni ben precise. È normale sentir parlare di rap line e vocal line, per distinguere chiaramente i rapper dai vocalist, e di dance line, di cui fanno parte i migliori ballerini del gruppo.
Entrando più nello specifico, con le posizioni di main rapper, main vocalist e main dancer ci si riferisce al rapper, al cantante e al ballerino principali, ovvero i migliori che un gruppo può offrire in queste tre categorie. Altre posizioni sono visual, center e face of the group. Nel primo caso di tratta dell’idol (o degli idol se si ha una visual line) che più ricalca gli standard di bellezza coreani; nel secondo caso invece ci si riferisce al componente che di norma ricopre la posizione centrale nelle coreografie o nelle formazioni di gruppo; infine, con il terzo termine si identifica il membro del gruppo più facilmente riconoscibile, e che di solito è anche il più popolare tra i fan.
Esiste quasi sempre un leader e un maknae, ovvero il componente più giovane. La differenza d’età è qualcosa di molto sentito in Corea del Sud, all’interno del linguaggio ci sono vocaboli specifici che differenziano i gruppi con meno esperienza alle spalle (hoobae o rookie group) dai gruppi più rodati (sunbae) – per altro questa differenza è valida anche in ambiti diversi rispetto a quello musicale. Sembra quindi evidente che il Kpop si presenta con un proprio gergo specifico che, volente o nolente, è impossibile ignorare. Termini come bias, bias wrecker, stan (da cui il calco “stannare”), selca, finger heart, comeback, fanchant, solo stan, multistan, sono noti nel vocabolario di qualsiasi Kpopper.
Considerando l’influenza delle norme, spesso rigide, che regolano la società coreana, gli idol sono attenti a mantenere un’immagine quanto più pulita e positiva possibile agli occhi dei propri fan.
La sola eventualità di uno scandalo di droga, fumo, bullismo o, più in generale, di ‘bad attitude’ può costare la carriera prima ancora che il fatto venga effettivamente provato. In effetti, un’altra peculiarità decisiva riguarda proprio il rapporto con le fanbase: oltre alle interazioni tramite i classici social, esistono app ad hoc come V Live, principalmente dedicata ai live streaming (in molti casi mukbang), Universe, Weverse e Bubble, che offrono la possibilità di chattare o accedere a contenuti esclusivi. Allo stesso modo i fan dimostrano il proprio apprezzamento portando in classifica le canzoni, votando per i loro artisti preferiti ai music show e agli awards show e illuminando le venue dei concerti con i lightstick.
In generale, l’aspetto performativo dei concerti è più elevato rispetto alla norma dato che la danza è fondamentale. Soprattutto a partire dalla terza generazione, e ancor di più nella quarta, lo standard richiesto si è alzato sempre di più: le coreografie sono diventate sempre più impegnative, le formazioni più articolate e dinamiche, la difficoltà dei passi sempre più elevata. I dance practice e le performance ver dei video musicali sono contenuti che ormai quasi tutti i gruppi pubblicano sugli account YouTube ufficiali. Molti main dancer hanno costruito la propria immagine sulla base delle loro qualità di ballerini, così come esistono gruppi interi conosciuti nella community per essere il modello di riferimento in termini di performance, sincronizzazione e presenza sul palco.
Le big 4, ovvero le quattro agenzie principali che formano nuovi idol, sono le protagoniste di un mondo sempre più competitivo in cui c’è bisogno di proporre al pubblico qualcosa di nuovo, che sia dal punto di vista del concept estetico, del sound musicale o del messaggio che si vuol passare.