Del: 29 Settembre 2022 Di: Rachele Latina Commenti: 0
Intervista Luciano Linzi, direttore artistico di JazzMi

“Energia e speranza. Nei teatri e nei club, nelle strade e nei quartieri, è sempre tempo di JazzMi.”

È questo lo slogan di JazzMi, il festival milanese dedicato al jazz, che porterà in giro per Milano più di 200 eventi, dal 29 settembre al 9 ottobre. In occasione della settima edizione del festival, siamo riusciti ad intervistare Luciano Linzi, direttore artistico di JazzMi, con il quale abbiamo fatto una bella chiacchierata, per saperne di più ed avere un insight, direttamente dalla mente che sta dietro a questo enorme progetto.


Iniziamo! Da dove nasce l’idea di JazzMi, quando, e cosa ha fatto scattare l’idea vincente? Con quale obiettivo nasce il progetto?

L’idea mia e di Titti Santini nasce nel 2015, con l’obiettivo di organizzare a Milano un grande festival Jazz di livello internazionale, perché una realtà del genere mancava inspiegabilmente alla città da troppi anni. Il modello per noi è sempre stato il London Jazz Festival, festival jazz contemporaneo ideale: inclusivo, trasversale, diffuso in modo ampio sul territorio. Queste sono alcune delle caratteristiche di JazzMi che hanno decretato il suo successo sin dalla prima edizione.

Se dovesse descrivere il jazz a chi non lo conosce, come lo definirebbe?

Direi semplicemente: la musica più bella del mondo: libera, multiculturale, innovativa. Una forma artistica aperta al dialogo con tutte le altre musiche, con tutte le altre arti, ricca di valori sociali e culturali.

È sicuramente una risposta che prova il suo amore per il jazz, e gli ideali dietro al progetto. Qual è il concerto che aspetta con più ansia?

Con ansia nessuno. Con trepidazione, quello degli Ill Considered, giovane formidabile band britannica o il duo Uri Caine/Theo Bleckmann. Inoltre, sicuramente il concerto di Enrico Intra al Teatro Puntozero all’Istituto penale Beccaria.

Sembrano decisamente eventi che vale la pena non perdere! Quale ospite vorrebbe al JazzMi nei suoi sogni?

Pat Metheny con un progetto speciale, o magari Sting con una rivisitazione del suo primo album solista con Branford Marsalis & c.

Ha mai pensato di espandere il progetto e di creare ad esempio HipHopMi, FunkyMi, insomma creare vari festival per vari generi?

No, JazzMi già rappresenta al suo interno il dialogo con queste musiche.

E per quanto riguarda le location? Ci spiega meglio quale sia il nesso tra il festival e la scelta dei palchi?

C’è un lavoro importante e accurato nella selezione dei luoghi fatto dalla produzione di Ponderosa di concerto con il Comune di Milano, con i nostri sponsor e le istituzioni nostre partner. JazzMi è nato anche per sottolineare come la città metropolitana cresca, si rinnovi, si evolva anno dopo anno, portando i nostri concerti in luoghi da far conoscere al pubblico o nuove realtà.

Come immaginate il festival nel futuro? Avete progetti in mente? Vorreste farlo evolvere o avete un’ottica più tradizionalista?

Assolutamente, sentiamo l’esigenza di farlo crescere. Usciamo da 2 anni assai difficili, ora affrontiamo un momento molto complicato, data la situazione che stiamo vivendo sul fronte Russia-Ucraina, e considerando l’incertezza economica. Crediamo però che JazzMi sia diventato un punto fermo per la vita culturale di Milano. Crediamo che abbia saputo creare un popolo di JazzMi che ci segue con entusiasmo e fiducia. Vogliamo dar loro sempre qualcosa di nuovo, ogni anno. Ad esempio quest’anno abbiamo ideato l’attività “JazzMi Green” nelle cascine, o quella presso “Magnete”. Il nostro obiettivo più sincero è far sì che sappia sempre sorprendere, come continua a fare la musica Jazz che ne è il suo cuore.

Infine, quale consiglio darebbe agli studenti appassionati del mondo degli eventi, dello spettacolo o della musica? Quali sono le caratteristiche fondamentali che deve avere un organizzatore?

Coltivare la curiosità, orecchie ed occhi sempre aperti, mostrarsi disponibili al nuovo. Frequentare eventi internazionali. Andare a verificare cosa accade nei luoghi più creativi all’estero.


Musica, condivisione, armonia, creatività, divenire sono quindi solo alcuni dei valori che stanno dietro a JazzMi, e di fronte ad un’iniziativa così stimolante, noi giovani universitari non vediamo l’ora di prenderne parte, sottolineando la magia e l’importanza della diffusione della cultura nella nostra città.

Rachele Latina
Musicista, cantante, o almeno ci si prova. Vivo di playlist, studio comunicazione e mi piace fotografare ciò che mi sembra arte, probabilmente perché amo romantizzare la vita. Tra le tante robe che adoro fare, mi piace scrivere di musica e intervistare la gente che vorrebbe vivere di questo. Mi piace diffondere arte per un mondo più sincero.

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