Del: 6 Settembre 2022 Di: Giulia Tribunale Commenti: 0
Liz Truss. Una nuova lady di ferro a Downing Street

«Voglio che sappiate quanto sono dispiaciuto nel lasciare il più bel lavoro del mondo». Con queste parole, il 7 luglio scorso, dopo le dimissioni di massa di vari ministri e messo all’angolo dall’ennesimo scandalo, Boris Johnson annunciava pubblicamente le sue dimissioni da leader del partito conservatore, dando il via alla corsa per la nomina del suo successore. E, secondo il sistema elettorale britannico, lui o lei sarebbe diventato anche il nuovo primo ministro, dal momento che i Tories sono stati il partito che alle ultime elezioni ha ottenuto il maggior numero di seggi alla Camera dei Comuni.

Dopo una serie di turni di votazioni all’interno del partito per restringere la rosa dei candidati, i protagonisti del round finale per la leadership sono stati Rishi Sunak, ex cancelliere dello Scacchiere, e Liz Truss, ministro degli Esteri e Segretario di Stato per il commercio internazionale nell’attuale governo Johnson. L’ultima votazione si è svolta il 5 settembre e ha decretato Liz Truss terza premier donna nella storia politica britannica, superando Sunak – il favorito – con uno scarto di circa 21,000 voti.

«Metterò a punto un piano audace per tagliare le tasse e far crescere la nostra economia, e risponderò alla crisi energetica, occupandomi delle bollette della gente ma anche delle questioni a lungo termine», ha precisato nel suo breve discorso di vittoria. La nuova PM dovrà infatti far fronte al lungo periodo di recessione che attende il Paese a causa di un aumento vertiginoso dell’inflazione che, nel mese di luglio, ha superato il 10% per la prima volta in quarant’anni.

Definire Liz Truss una conservatrice convenzionale sarebbe un eufemismo. Anzi, testate giornalistiche e oppositori la definiscono una shapeshifter, un camaleonte politico.

Nata nel nord dell’Inghilterra – zona tendenzialmente pro-Labour – da attivisti di sinistra, da giovane spesso si unisce ai suoi genitori alle manifestazioni contro il nucleare e il governo Thatcher. All’Università di Oxford entra a far parte della sezione studentesca dei Liberaldemocratici, diventandone presto presidente. Nel settembre del 1994, a una conferenza del partito, pronuncia un discorso appassionato a favore dell’abolizione della monarchia. Due anni dopo, nel 1996, la conversione a Tory, e in futuro ricorderà l’esperienza con i liberaldemocratici come «un errore, una disavventura adolescenziale».

Nel 2014 diventa la donna più giovane a ricoprire una carica ministeriale nel governo di David Cameron – è segretario di Stato per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali –, mantenendo la posizione anche nei governi successivi di May e di Johnson, seppur con incarichi diversi. Nel 2016 si schiera contro la Brexit – «un voto per restare è un voto per gli affari», scrive in un editoriale sul The Sun –, per poi adattarsi alla nuova realtà e diventare una convinta euroscettica; nella corsa per la leadership dei Tories ha dichiarato che uno dei punti prioritari nella sua agenda sarà eliminare le ‘leggi obsolete’ dell’UE.

Durante le settimane di campagna elettorale, in molti hanno avanzato un paragone con la prima ministra conservatrice nella storia britannica, Margaret Thatcher.

Un paragone che Truss stessa pare suggerire non solo dall’estetica, replicando gli iconici outfit della Lady di Ferro, ma anche dall’agenda ultraliberista: tagli alle tasse a favore dei più ricchi, dietro-front sull’aumento dell’assicurazione nazionale e sospensione del cosiddetto “Green levy”, una tassa sulle bollette destinata al finanziamento di progetti sostenibili.

Se da un lato, tuttavia, seguire le orme di una leader Tory carismatica come Thatcher potrebbe essere una strategia vincente sul breve periodo per restituire coesione a un partito travolto da scandali e polemiche, dall’altro il rischio, in un periodo storico come quello che attende la Gran Bretagna, è la replica delle dure contestazioni sociali che hanno caratterizzato il governo dell’Iron Lady.

Giulia Tribunale
Femminista per necessità, polemica per natura. Scrivo di politica e temi sociali e ho un debole per le mappe geografiche e le letture in riva al mare. Il mio peggior nemico? Le fake news. Sogno un mondo che onori la diversità e abbandoni l’individualismo.

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