![Plastiche nei giocattoli, un pericolo taciuto](https://vulcanostatale.it/wp-content/uploads/2022/09/file-1.png)
Usato è bello e vintage ancora meglio, soprattutto per la salute del nostro pianeta che non può sopportare ancora a lungo, con le sue risorse limitate, uno stile di vita usa-e-getta. È il motivo principale che ha portato il Parlamento Europeo a incoraggiare il riutilizzo, il riciclo e la riparazione di vecchi oggetti tramite il Circular Economy Action Plan del 2021.
Ma ci sono anche i casi in cui, paradossalmente, l’economia circolare danneggia la salute.
È il caso di molti vecchi giocattoli, possibile rinnovata fonte di svago per i più piccoli e oggetti di collezionismo per i più grandi; ma anche ricettacolo di sostanze chimiche pericolose per la salute, impiegate un tempo con molta più sconsideratezza di oggi nella produzione degli oggetti di uso quotidiano, bambole e macchinine comprese.
Per comprendere meglio l’impatto sulla salute di ciò che possiamo trovare negli angoli più reconditi del garage o del solaio, l’Università di Gothenburg, in Svezia, ha condotto uno studio guidato dalla professoressa Bethanie Carney Almroth e apparso ad agosto sul Journal of Hazardous Materials Advances. In questo studio, 157 giocattoli, vecchi e nuovi, sono stati testati per la presenza di composti chimici come gli ftalati, dei plasticizzanti capaci di interferire con il normale sviluppo sessuale degli individui agendo a livello ormonale, e le paraffine clorinate a corta catena, dei ritardanti di fiamma estremamente dannosi per l’ambiente e capaci di accumularsi nei tessuti animali. Secondo lo studio, l’84% dei vecchi giocattoli analizzati eccedeva i limiti legali per la concentrazione di molte sostanze chimiche pericolose, e non è difficile capire perché, visto che nel 2010 i plasticizzanti ad alto contenuto di ftalati dominavano ancora la loro fetta di mercato.
Lo stesso riciclo del PVC è reso difficoltoso dalla notevole concentrazione di ftalati spesso presente nelle plastiche più vecchie.
La dose di assunzione giornaliera tollerabile per gli ftalati in Unione Europea è stata fissata a 50 microgrammi per kg di peso corporeo, con una media di esposizione giornaliera che nella realtà si aggira intorno ai 7 microgrammi/kg. Al momento, la Toy Safety Directive impone una soglia massima di 0,1% in peso per gli ftalati e dello 0,15% in peso per le paraffine clorinate a catena corta nei nuovi prodotti da commercializzare nell’Unione. Certo, nuovo non significa automaticamente sicuro: anche il 30% dei giocattoli di recente fabbricazione testati dallo studio svedese eccedevano i limiti legali. Ma se pure questo fatto è giustamente preoccupante, siamo ben lontani dai valori riscontrati in certi vecchi palloni, in qui gli ftalati costituivano fino al 40% del peso: 400 volte di più dell’attuale limite legale che, ricordiamo, non è un vezzo legislativo ma una soglia di sicurezza oltre cui la salute del consumatore non è più garantita.
Un problema ulteriore, come evidenziato dall’economista Daniel Slunge, deriva dal fatto che la Toy Safety Directive si applica solo ai giocattoli nuovi, non a quelli vecchi. È quindi necessario agire tempestivamente per regolamentare con precisione il mercato dell’usato e la stessa economia circolare, così da bandire per sempre sostanze che hanno comprovato effetto deleterio sulla nostra salute. Altrimenti, pensando di assicurare loro un futuro, rischiamo letteralmente di dare in mano ai nostri figli il peggio del nostro passato.