Del: 10 Ottobre 2022 Di: Erica Turturro Commenti: 0
nobel

Alfred Nobel nasce nel 1833 a Stoccolma e sin dai primi anni di vita si dimostra un bambino fragile e cagionevole di salute ma, al contempo, estremamente brillante nello studio. Suo padre, Immanuel Nobel, ingegnere e inventore, dopo il fallimento della sua attività in patria, decide di trasferirsi con l’intera famiglia in Russia, dove si inserisce con successo nel mercato dell’industria pesante aprendo una propria fabbrica. Ritrovata la prosperità economica, la famiglia può provvedere all’istruzione superiore dei figli: Alfred è particolarmente appassionato di lingue straniere e soprattutto di chimica; assimila molto osservando il padre al lavoro, tanto che finirà per seguire le sue orme di inventore.

Nel 1850 si trasferisce a Parigi, dove ha la possibilità di entrare in contatto con famosi scienziati dell’epoca e, in tal modo, continuare a sviluppare il suo interesse per la materia.

La nitroglicerina, all’epoca recentemente inventata dal professore italiano Ascanio Sobrero, lo affascina particolarmente. Nei due anni successivi si trasferisce negli Stati Uniti per proseguire nei suoi studi e infine rientra a San Pietroburgo, dove ancora risiedeva la famiglia. Il suo obiettivo principale è diventato quello di trasformare la nitroglicerina in un prodotto commercialmente spendibile sia per la costruzione di tunnel nelle miniere, sia per l’ideazione di armi da guerra così temibili da indurre gli avversari a prevenire a tutti i costi lo scoppio di un conflitto.

Di fatto però, negli anni della guerra di Crimea (1853-1856), saranno proprio le armi costruite nel fiorente stabilimento del padre a essere utilizzate sul campo. Tuttavia, una volta concluso il conflitto, Immanuel Nobel è costretto a dichiarare bancarotta nonostante la riconversione della fabbrica a produzione industriale civile, così parte della famiglia abbandona San Pietroburgo per fare ritorno in Svezia. Alfred decide di rimanere in Russia con il fratello Ludwig, che aveva preso in mano l’attività del padre, dedicando ancora una volta la maggior parte del suo tempo allo studio di un possibile metodo sicuro per far detonare la nitroglicerina, impresa che non era riuscita nemmeno a suo padre, pur con tutta la sua esperienza.

Per Alfred il primo passo è imparare a sintetizzare lui stesso la nitroglicerina: ci riesce nel 1861, e ben presto scopre anche un metodo sicuro per trasportarla, ovvero immergendola nella polvere di carbone.

La morte del fratello minore Emil, in una tragica esplosione accidentale, lo convince sempre di più della necessità di rendere l’utilizzo della nitroglicerina meno rischioso. La soluzione arriva nel 1865, quando Alfred si trova in fabbrica ad Amburgo e scopre che attraverso l’utilizzo di una polvere inerte nella forma di farina fossile (kieselguhr) – ovvero una sabbia silicea fine caratterizzata da un’elevata porosità ma da una bassa reattività – è possibile assorbire la nitroglicerina senza provocare esplosioni. Inoltre, la malleabilità di questo composto permette la sua modellazione in quelli che poi diventeranno i famosi candelotti rossi, al cui interno si trovano quindi la segatura intrisa di nitroglicerina dormiente, polvere da sparo, che provoca l’azione detonatrice risvegliando l’esplosività della nitroglicerina, e una miccia per l’accensione a combustione oppure un cavo elettrico.

Nasce così la dinamite. Brevettata ufficialmente nel 1867, suscita subito l’interesse di molti ingegneri e imprenditori in tutto il mondo.

Alfred pensava ancora a una sua possibile applicazione in campo edilizio, minerario e scientifico, insomma, per una buona causa. In realtà anche l’industria bellica si interessa della nuova invenzione e finirà per applicarla massivamente nella costruzione di nuove armi, più efficaci e letali. Nel 1888, alla morte del fratello Ludwig, per un errore involontario, viene diffusa la notizia del decesso del più famoso Alfred: in poco tempo le testate giornalistiche internazionali gli dedicano titoli in prima pagina del calibro di «È morto il mercante della morte», come si poteva leggere su un quotidiano francese.

La questione lo farà riflettere tanto da portarlo a devolvere gran parte della sua fortuna all’istituzione di premi annuali divisi in cinque categorie: ovvero quelli che noi ancora oggi conosciamo come il premio Nobel per la fisica, per la chimica, per la medicina, per la letteratura e per la pace (il premio Nobel per l’economia è stato aggiunto solo successivamente). Si è trattato di un investimento enorme – si dice che Alfred abbia votato il 94% del patrimonio di una vita a questo progetto – che aveva come ultimo fine quello di trasformare la ricchezza derivata dal successo della dinamite (e non solo) in un riconoscimento esemplare per chiunque si fosse distinto a beneficio dell’umanità, scostando il nome dei Nobel dall’eredità infame che gli sarebbe spettata.

Erica Turturro
Classe 98, alle prese con la magistrale di lingue. Abitudinaria ma curiosa, un po’ nerd, sognatrice di notte e razionale di giorno, colleziono ricordi.

Commenta