Il Rocky Horror Show nella versione originale di Richard O’Brien è tornato in Italia: è in scena al Teatro degli Arcimboldi a Milano dall’11 al 23 ottobre ed è un’esperienza da non perdere.
Allestito per la prima volta nel 1973, il Rocky Horror Show è il punto d’incrocio tra musical, fantascienza, horror e comedy.
Viene ideato da O’Brien mentre è intento a cercare un impiego come attore e viene messo in scena per la prima volta in un teatro con soli sessanta posti a Londra: fin dall’inizio riscuote un successo travolgente e inaspettato e viene immediatamente spostato nel più grande e conosciuto King’s Road Theatre. È sicuramente uno dei musical più trasgressivi e audaci che siano mai stati concepiti.
La storia comincia con il fidanzamento di Brad e Janet (interpretati nel cast originale da Toby Prentice e Lynne Erskine), due giovani noiosi e comuni, subito seguita dalla decisione di fare visita al professore di scienze, il dottor Scott, che li ha fatti incontrare. Durante il viaggio verso la casa del professore, vengono sorpresi da un temporale e si trovano costretti ad entrare in una casa – castello per chiedere in prestito un telefono: qui abita il dottor Frank-N-Furter (Terry O’Connell), che sta dando vita a una creatura simile a Frankenstein (Les Winspear) con fini decisamente meno etici rispetto a quelli dell’opera di Shelley. Brad e Janet si troveranno a passare la notte nella casa di Frank, scoprendo la trasgressione e l’abbandono ai desideri: si ritroveranno per sempre cambiati e, come loro, anche tutti gli spettatori.
Solo due anni dopo è stata realizzata la pellicola ispirata al musical, con Tim Curry, Richard O’Brien e Susan Sarandon, inizialmente proiettata solo in alcuni cinema e poi diffusa (ma solo dopo la mezzanotte). Rimane ad oggi il film più proiettato di sempre: immediatamente iconico, già prima che venisse prodotto diverse celebrità (tra cui John Travolta e Richard Gere) se ne interessarono e tentarono invano un’audizione. Nonostante, si sa, negli anni Settanta le occasioni di partecipare ad eventi scandalosi non mancassero, il successo del Rocky Horror Show è legato soprattutto alla comunità che guarda il film centinaia di volte e attorno alla storia ha creato una serie di tradizioni. Sin dalle prime proiezioni teatrali, infatti, i fan hanno cominciato a presentarsi in gruppi e interagire, urlando battute più o meno rigide (per esempio alcune scene richiedono che si ironizzi su una morte recente di qualche celebrità), indossando outfit ispirati al cast (calze a rete, body di pizzo, boa…).
Oggi l’audience participation è ancora parte integrante dell’esperienza: tra una scena e l’altra, in inglese, un narratore esterno (Stefano Guerriero – l’unico italiano, ma londinese d’adozione) spiega in italiano cosa è appena avvenuto e cosa avverrà con un’attenzione particolare a nominare personaggi e frasi celebri che immancabilmente scatenano la reazione del pubblico, che si anima sempre di più. Ogni volta che viene nominata Janet, per esempio, si deve urlare “slut!”, ogni volta che si nomina Brad la reazione è “asshole!”. Questi momenti di partecipazione sono così tanto affermati che su internet è facilissimo trovare vere e proprie guide al Rocky Horror, dette “guide per vergini”. Anche a Milano insieme col biglietto è possibile acquistare un fan pack (del costo di 5 euro) munito di guida che spiega come usare ogni oggetto, quali non sono presenti e perché.
Sebbene lo script originale non sia stato rivalutato, questa nuova produzione è straordinaria: il costo del biglietto vale l’esperienza e forse anche di più. La tradizionale canzone d’apertura è cantata da una donna invece che da un uomo (nell’originale era cantata proprio da O’Brien), ma è assolutamente coerente con il Rocky Horror Show questa ridefinizione dei ruoli di genere. In un’ottica di minore spreco e confusione, tradizionali oggetti come le pistole ad acqua e il riso da lanciare durante la scena del matrimonio sono stati eliminati: al posto del riso, sono stati preferiti coriandoli (più facili da pulire probabilmente).
A proposito del cast, le somiglianze con i personaggi del film sono quasi impressionanti: Richard Meek e Haley Flaherty sono ottimi Brad e Janet, le occasionali stonature di lei la rendono ancora più credibile come perfettina insopportabile e risultano quasi parte dello script. Stephen Webb è un perfetto Frank, in grado di mostrare egregiamente le sfaccettature del personaggio più complesso ed amato della storia:
la star di Sweet Transvestite, infatti, è sicuramente il simbolo della sregolatezza e dell’ambizione umana a violare le regole e i suoi limiti intriseci, ma è un personaggio molto più tragico di quanto sembri.
Né uomo né donna, la sua alterità spaventa inizialmente Brad e Janet, ma successivamente sarà ciò che gli permette di far elevare entrambi. È questa sua alterità che lo rende acerrimo nemico dello scienziato Scott, ma che lui mette in uso per mostrare all’intera razza umana come superare le leggi della vita e della morte: Rocky – sua creazione – nasce con qualche difetto rispetto a quanto sperato, ma è la dimostrazione che anche le regole della natura sono fatte per essere infrante dai più virtuosi. La conclusione di Frank però non è gloriosa: egli si rivela provenire effettivamente da un altro mondo, al quale viene costretto a fare ritorno, e quando si rifiuta viene ucciso. Nonostante egli sia superiore agli esseri umani, vi si è affezionato e non vuole lasciarli: Frank è un genio incompreso, un pioniere che ha trovato nei suoi seguaci una sorta di famiglia, ma rimane – nel profondo – solo. È una delle figure che meglio rappresentano la realtà che molti membri della comunità LGBT+ si ritrovavano a vivere soprattutto in anni in cui la loro ghettizzazione e strumentalizzazione a fini d’intrattenimento era ancora all’ordine del giorno. Il suo motto “Don’t dream it, be it”è il cuore pulsante del Rocky Horror Show: è bello pensare che ci sia un po’ di Frank in Mama Ru quando chiede “if you can’t love yourself, how the hell you gonna love somebody else?”.
Menzione d’onore è d’obbligo anche per le due affascinanti seguaci di Frank, interpretate nel cast italiano da Magenta (Suzie McAdam) e Columbia (Darcy Finden). McAdam ruba la scena in ogni scena corale, con acuti straordinari e coreografie tra le più complesse e coinvolgenti. Il suo personaggio è uno dei più iconici e la sua espressività la rende protagonista anche delle scene in cui dovrebbe essere in secondo piano. Finden, una voce molto più debole della prima, ma altrettanta energia, è la perfetta compagna: insieme mostrano una chimica evidentissima, gemelle diverse e facce opposte di una stessa medaglia, offrono al pubblico l’esempio della vita di chi ha accettato di abbandonarsi (e donarsi) al genio di Frank. Columbia, in particolare, è completamente soggiogata dal fascino del leader: innamorata, lo segue ovunque vada e fatica ad accettare di essere messa in secondo piano prima a causa di Rocky e poi a causa degli ospiti con cui Frank si diverte.
Lo spirito del Rocky Horror Show viene reso vivo come non mai da questo nuovo cast, il musical diventa una vera e propria festa che promette di far emozionare e partecipare anche chi non è un grande fan. Non capita tutti i giorni di poter osservare una platea di uno dei più illustri teatri milanesi ballare il Time Warp senza sbagliare un passo, con coriandoli in aria e vestiti decisamente inusuali: mancano pochi giorni alla conclusione della produzione, non possiamo che consigliarvi di correre ad accaparrarvi un biglietto.