Del: 27 Ottobre 2022 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 0
The Sofa Chronicles, le serie TV del momento

Ogni due mesi, il giorno 27, 5 serie TV per tutti i gusti: The Sofa Chronicles è la rubrica dove recensiamo le novità più popolari del momento, consigliandovi quali valga la pena guardare comodamente sul divano e quali no.


Non ho mai…, Stagione 3, Netflix (Mindy Kaling) – recensione di Giulia Scolari

L’incorreggibile Devi (Maitreyi Ramakrishnan) ha nella terza stagione il suo vero e proprio annus horribilis. Dopo un inizio perfetto, il suo istinto di autosabotaggio l’ha portata a perdere tutto e per rimettersi in piedi dovrà partire proprio dalla peggiore dei suoi nemici: sé stessa. Tra i corridoi della Sherman Oaks si creano e distruggono così tante coppie da perdere il conto, ma la più bella di tutte è quella che nasce dalla fiamma sempre più viva tra Fabiola (Lee Rodriguez) e Aneesa (Megan Suri). Gli scambi di consigli da amiche, l’impulsività di un momento intimo condiviso per caso e infine il timido abbandono ad un tenero amore nascente che si spera possa portare novità nella prossima, conclusiva, stagione. Paxton Hall-Yoshida (Darren Barnet) rimane il personaggio del cuore: in questa stagione mostra tutta la sua profondità ed esce dallo stereotipo del belloccio senza cervello una volta per tutte. La sua amicizia con Ben (Jaren Lewison) rende entrambi i personaggi delle versioni migliori di loro stessi e li aiuta a calibrarsi: finalmente un bell’esempio di amicizia tra maschi fondata su qualcosa di profondo, lo possiamo dire? Anche Trent (Benjamin Norris) si lascia andare a manifestazioni di affetto e di sensibilità, smette di essere solo il personaggio completamente senza testa e si impegna a dimostrare tutto il suo amore ad Eleanor (Ramona Young) e al migliore amico.

La serie ideata da Mindy Kaling è ancora una volta una bomba: una comedy che fa ridere, ma fa riflettere; offre stereotipi esagerati, ma anche esempi di rapporti e reazioni sani che poche serie adolescenziali hanno il coraggio di diffondere. Se le prime stagioni mantenevano l’interesse soprattutto perché il pubblico si chiedeva chi dei due pretendenti avrebbe scelto Devi, in questa stagione la risposta è così ovvia da far attendere la quarta stagione solo per vedere quali altre peripezie la protagonista può creare pur di impedirsi la sua meritata felicità.


Only Murders in the Building, Stagione 2, Hulu, Disney + (Steve Martin, John Hoffman) – recensione di Matilde Elisa Sala

Dopo lo scoppiettante finale che aveva chiuso la prima stagione, è tempo di tornare detective dai nostri divani, muniti di ingegno e sesto senso. L’Arconia Building è sconvolto da una nuova perdita e Charles (Steve Martin), Oliver (Martin Short) e Mabel (Selena Gomez) si ritrovano, ancora una volta, al centro della scena del crimine. Ma il trio è pronto a rimettersi in gioco per risolvere il caso e, naturalmente, a proseguire il loro podcast true crime. Un perfetto connubio tra comedy e drama, la seconda stagione di Only Murders in the Building si conferma all’altezza della prima: la trama è costruita in maniera impeccabile, fitta di colpi di scena, comicità e ironia, paralleli con il passato e tanti, nuovi segreti che emergono dalle mura stesse del palazzo. Il cliffhanger alla fine di ogni puntata lascia ogni volta il pubblico con il fiato sospeso, in trepida attesa dell’episodio della settimana successiva, con grande sofferenza degli amanti del binge-watching. Notevole il finale di stagione, che apre le porte a una nuova storia da seguire e una nuova stagione da attendere.

Nominata in diciassette categorie all’ultima edizione degli Emmy Awards, la serie è riuscita a vincere solo tre premi. Passata un po’ in sordina e, purtroppo, sconosciuta a molti, sarebbe meritevole di un successo di gran lunga maggiore: il cast è davvero strepitoso e la storia mai banale, in grado di tenere chiunque incollato allo schermo e strappare una sana risata.


The Sandman, Stagione 1, Netflix (Neil Gaiman, David S. Goyer e Allan Heinberg) – recensione di Elisa Basilico

Un cimitero e un castello incantato: sono queste le immagini in apertura della nuova serie di Neil Gaiman The Sandman, che creano un’atmosfera sospesa tra lo storytelling fiabesco e i racconti di Piccoli Brividi. Ispirata al fumetto pubblicato tra il 1989 e il 1996, la serie si apre sulla cattura di Sogno (Tom Sturridge) da parte di un mago: impossibilitato a soddisfarne le richieste e costretto in una prigione di vetro, Sogno riesce a fuggire dopo più d’un secolo e trova, in quella che è per noi la fine del prologo, il suo dominio in rovina. Noto anche come Morfeo, Oneiros, e una stringa di epiteti mitologici, il protagonista regna infatti sul mondo dei sogni come parte di una famiglia di entità antropomorfe, gli Eterni, rappresentazioni delle forze dell’universo, da Morte (Kirby Howell-Baptiste) a Desiderio (Mason Alexander Park).

I primi sei episodi sono occupati dai tentativi di Sogno per ricostruire il suo regno, in un viaggio che lo porta fino allo scontro con Lucifero (Gwendoline Christie). La trama si arresta però, concluso quest’arco narrativo, senza quella fluidità necessaria a giustificare una simile scelta; la seconda storia, incentrata sulla studentessa Rose Walker (Vanesu Samunyai) e i suoi nascosti poteri, viene conclusa altrettanto frettolosamente, nonostante la performance convincente del cast. Più convincenti sono invece gli episodi a conduzione corale, che si aprono e chiudono nel giro di un’ora. Il migliore (24 ore) vede un gruppo di sconosciuti impazzire all’interno di un diner a causa di un artefatto di Sogno stesso, arrivando a confessioni e violenze inaudite. Quel ch’era vero dei fumetti si trova anche qui: per tutto il mistero e l’onnipotenza degli Eterni, The Sandman ha al centro l’umanità e, come questa, attraverso sogni e incubi, crei un mondo in cui questa magia possa esistere.


Fate: The Winx Saga, Stagione 2, Netflix (Brian Young) – recensione di Giulia Scolari

Avevamo lasciato le nostre fate preferite spaventate, insicure e nel pieno di un dramma: le ritroviamo cresciute e agguerrite. Bloom (Abigail Cowen) aveva appena cominciato a scoprire dettagli sulla sua famiglia quando si è ribellata a tutte le sue guide e punti di riferimento per portare quella che sembrava una rivoluzione, ma si è velocemente rivelata un regime del terrore. Stella (Hannah van der Westhuysen) ritorna distaccata, ma lascia intravedere, come mai prima, la sua profondità: nella nuova amicizia con Beatrix (Sadie Soverall) mostra una parte di sé che ancora non era uscita del tutto. Interessante aggiunta è Flora (Paulina Chávez), cugina di Terra (Eliot Salt) e uno dei personaggi più amati della serie originale: molto più sfrontata del personaggio cui si ispira, si rivela una delle più coraggiose battagliere e un’abile stratega. Il personaggio chiave della serie però è Musa (Elisha Applebaum), che pur di alleggerire i pesi delle persone attorno a lei si fa carico dei loro mali ed è disposta a rinunciare a tutto pur di non causarne altri. Hanno meno spazio gli Specialisti e i loro piccoli drammi, ma comunque il risultato è una stagione in cui la coralità è valorizzata e di ogni personaggio si osserva una godibilissima evoluzione.

Forse un po’ troppo lento l’inizio, ma una volta che cominciano i colpi di scena e le rivelazioni, rende impossibile staccarsi dallo schermo. Il finale lascia con l’acquolina in bocca: tanti capitoli si chiudono e tanti personaggi dicono addio, ma si intravede l’inizio di una nuova era per Alfea. Si prospetta una terza stagione di tutto rispetto: poco male per una serie a cui nessuno dava spicci, si rivela uno dei migliori prodotti leggeri targati Netflix.  


Skam Italia, Stagione 5, Netflix (Ludovico Bessegato) – recensione di Matilde Elisa Sala

Con grande gioia degli spettatori italiani, Skam Italia, che sembrava essersi ufficialmente conclusa, torna per una quinta e inaspettata stagione. Al centro delle vicende, c’è la storia di Elia (Francesco Centorame), personaggio molto amato già dalle prime stagioni, quasi sempre identificato come il giullare del gruppo, l’amico simpatico, alla mano, sempre allegro. In questo viaggio introspettivo, puntata per puntata, si è portati invece a scoprire che Elia vive un disagio interiore non indifferente dato dalle dimensioni del suo pene che, secondo i canoni, sarebbe sotto la media. È davvero toccante il modo in cui, i creatori della serie, hanno deciso di approcciarsi a questo tema: con estrema delicatezza, viene messa in scena tutta la frustrazione e la difficoltà di Elia ad accettarsi e la grande dolcezza dei suoi amici, in particolar modo di Viola (Lea Gavino), a spingerlo invece a volersi bene.

Numerose polemiche hanno circondato la serie nel momento in cui è stato annunciato il tema principale. Sul web i leoni da tastiera si sono scatenati banalizzando la scelta e anzi schernendo il tutto. In realtà, ad oggi, se un argomento del genere fa ancora scalpore, significa proprio che c’è necessità di parlarne a fondo, per normalizzarlo e far sì che ognuno possa sentirsi a suo agio e mai in difetto, per la propria fisicità.

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Amo i gatti, il Natale e la neve, viaggiare, specialmente se la destinazione è New York, leggere e immergermi ogni volta in una storia diversa. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.
Giulia Scolari
Scienziata delle merendine, chi ha detto che la matematica non è un’opinione non mi ha mai conosciuta. Scrivo di quello che mi piace perché resti così e di quello che odio sperando che cambi.

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